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    WindRunner, l’aereo più grande del mondo per trasportare gigantesche pale eoliche

    Le notizie sono due. Pale per turbine eoliche lunghe 104 metri per produrre maggiore quantità di energia elettrica trasportate su un aereo cargo più grande al mondo, in grado non solo di caricare le pale per tutta la loro lunghezza, ma sopportare un peso di oltre 72 tonnellate. Si chiama WindRunner, il veivolo progettato e realizzato dall’azienda energetica americana Radia, che entrerà in funzione nel 2027 per trasportare questo volume eccezionale, nelle dimensioni e nel peso, e permettere di spingere sulla produzione di energia rinnovabile. Alle due notizie, ne aggiungiamo una terza: l’Italia costruirà alcune parti del velivolo da Guinness.

    Le dimensioni

    Questo maxi aereo avrà una lunghezza di 108 metri, permetterà il caricamento frontale delle pale giganti, circa 30 metri più lunghe delle attuali, avrà un’apertura delle ali di 80 metri, ed un’autonomia di volo di 2.000 km. Riguardo al carico massimo, anche qui le misure sono extra-large: 105 metri lo spazio interno per il payload, 7,3 metri di altezza e oltre 72mila chilogrammi. Trasportarle su gomma, tramite tir, è pressoché impossibile, visto che le strade attuali, almeno quelle americane, non superano i 70 metri di larghezza, si legge sul sito dell’azienda, per cui non si potrebbero portare pale di oltre 100 metri in giro per gli States. Chiaro è che non saranno disponibili aeroporti dovunque, per cui per completare l’intero processo logistico, Radia prevede di atterrare su piste di 1.800 metri di lunghezza, realizzata ad hoc nei pressi di siti di installazione. Insomma, anche lo sforzo economico è gigantesco quanto le pale e il cargo.

    Le pale eoliche che dovranno essere trasportate  LEGGI TUTTO

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    Da Microsoft a Sam Altman: Helion Energy promette energia da fusione nucleare entro il 2028

    “Siamo sul punto di fornire una soluzione energetica che possa soddisfare la crescente domanda mondiale di elettricità a basso costo, sto parlando della realizzazione del primo impianto di fusione nucleare commerciale al mondo”, lo sostiene David Kirtley, co-fondatore e amministratore delegato di Helion Energy, startup americana specializzata in tecnologia di fusione nucleare e che a fine gennaio 2024 ha ottenuto un finanziamento da 425 milioni di dollari da noti investitori tra cui Sam Altman (CEO di OpenAI), per accelerare lo sviluppo del suo ambizioso progetto: costruire il primo impianto di fusione nucleare commerciale al mondo.

    La fusione nucleare sta vivendo un momento cruciale, attirando investimenti pubblici e privati in tutto il mondo. A livello privato, il sostegno alle tecnologie di fusione oggi supera i 7,3 miliardi di dollari a livello globale, si legge nel World Fusion Outlook 2024 della IAEA (International Atomic Energy Agency).

    “Se possiamo avere energia in abbondanza e a basso costo e se possiamo rendere l’intelligenza artificiale disponibile per tutti il mondo progredirà”, ha dichiarato Altman in un’intervista. Altman non è l’unico, tra gli altri investitori figurano Dustin Moskovitz, cofondatore di Facebook e Reid Hoffman co-founder di Linkedin. L’obiettivo della startup Helion è fornire energia pulita, infinita e a basso costo.

    La corsa verso l’energia da fusione nucleare
    L’intelligenza artificiale sta accelerando lo sviluppo dell’energia da fusione in aree chiave, tra cui la selezione dei materiali e i superconduttori ad alta temperatura. Helion Energy è tra le startup in gara nella corsa verso la fusione nucleare, puntando a ridurre drasticamente le emissioni di gas serra del settore energetico. La sua tecnologia innovativa, che si distingue dalle metodologie convenzionali nel campo della fusione nucleare, è racchiusa in un reattore basato su una configurazione particolare chiamata field-reversed configuration, che utilizza una serie di campi magnetici per controllare e comprimere il plasma all’interno di una camera appositamente progettata.

    “La fusione è il modo in cui il Sole, che è composto principalmente da idrogeno, produce energia. A differenza della fissione nucleare, la fusione non genera scorie di lungo periodo, come quelle delle centrali nucleari attuali, che restano radioattive anche per migliaia di anni. Pertanto, pur comprendendo che la fusione è effettivamente un processo nucleare dal punto di vista fisico, i preconcetti più diffusi sull’energia nucleare semplicemente non si applicano all’energia di fusione commerciale. Se vogliamo davvero produrre energia pulita, affidabile e abbondante che, in questo caso la fusione può fornire, dobbiamo tutti fare la nostra parte per garantire che le nostre comunità e i decisori politici affrontino la fusione con mente aperta e la valutino in base ai suoi reali meriti”, ha aggiunto il Ceo di Helion, David Kirtley.

    “La nostra missione è sempre stata incentrata sullo sviluppo e l’implementazione rapida di generatori a fusione sicuri e affidabili che forniscano elettricità abbondante e conveniente. Helion sfrutta il concetto di fusione per produrre energia, proprio come il processo che usano stelle e sole. Con l’impegno che inizierà a produrre e vendere elettricità entro il 2028 ad un prezzo che si aggirerebbe intorno ai 0,01 dollari per kWh. Il tutto senza produrre rifiuti radioattivi di lunga durata, a differenza dei reattori a fissione di oggi”.

    Il patto con Microsoft: 5 anni elettricità entro il 2028
    In attesa che il primo impianto inizi a produrre, Helion fornirà in circa cinque anni elettricità a Microsoft. Nel dettaglio, Helion Energy ha firmato con Microsoft il primo corporate PPA (Power Purchase Agreement) da fusione nucleare al mondo, in cui si impegna a fornire alla stessa energia pulita e a basso costo entro il 2028. Si tratta di un contratto di acquisto dell’energia elettrica vincolante e a lungo termine, un tipo di accordo che sta spopolando nel settore delle rinnovabili. I PPA permettono infatti agli acquirenti di garantirsi una certa fornitura energetica, solitamente ad un importo fisso per chilowattora, su periodi di tempo molto lunghi.

    Il PPA sulla fusione nucleare coinvolge quello che a regime dovrebbe essere il primo impianto commerciale a fusione collegato alla rete elettrica: una centrale da 50 MW operativa entro il 2028 a Washington. Con la possibilità di aumentare ulteriormente la potenza dopo il primo anno. La startup punta a produrre (e vendere) elettricità ad un prezzo che si aggirerebbe intorno ai 0,01 dollari per kWh, il tutto senza produrre rifiuti radioattivi di lunga durata.

    Helion Energy avrà sicuramente un impatto positivo nella lotta al cambiamento climatico qualora la sua produzione di energia pulita diventasse realtà e al contempo smuoverà il mercato dell’energia visto il basso prezzo per kWh promesso. LEGGI TUTTO

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    L’Italia è prima in Europa per morti e danni da eventi meteo estremi

    L’Italia è il primo Paese in Europa per morti e danni causati dagli eventi meteo estremi, quelli intensificati dalla crisi del clima. La nostra Penisola è talmente fragile e sottoposta costantemente agli effetti del surriscaldamento globale che l’Italia si colloca addirittura al quinto posto a livello mondiale per impatti -sulla vita delle persone e a livello di danni ad abitazioni e infrastrutture – legati ai fenomeni metereologici. Ad affermarlo sono i ricercatori di Germanwatch attraverso il nuovo report del del Climate Risk Index, uno strumento affidabile che dal 2006, basandosi sui dati relativi agli eventi meteorologici estremi dell’International Disaster Database (Em-dat) e quelli socio-economici del Fondo Monetario Internazionale (FMI), traccia il triste bilancio dei Paesi più colpiti dagli impatti della crisi climatica.

    Allo stesso tempo, prima di interpretare le classifiche, gli stessi esperti ricordano come sia difficile però ottenere ed elaborare i dati sugli eventi estremi nei Paesi del Sud globale e in quelli meno sviluppati, proprio a causa della difficoltà di copertura e di carenza di dati qualitativamente validi: per questo le statistiche, seppur utili a comprendere gli impatti del global warming, non possono restituire una fotografia completa. Detto ciò è allarmante, ma anche fonte di conoscenza per sviluppare politiche di adattamento, quanto emerge dal rapporto: dal 1993 al 2022 si stima che oltre 765mila persone abbiano perso la vita nel mondo a causa di 9.400 eventi meteo estremi, tali da causare danni economici per 4,2 trilioni di dollari (al netto dell’inflazione). In un contesto di rischi climatici in aumento e dopo che anche l’ultimo gennaio ha mostrato temperature record nonostante l’influenza del fenomeno naturale de La Niña (che tende a raffreddare), il rapporto di Germanwatch non può dunque che essere valutato come un segnale di allarme, soprattutto per il nostro Paese.

    Analizzando i dati di trent’anni (1993-2022) l’Italia risulta essere infatti il quinto Paese più colpito al mondo: davanti a noi solo Dominica (al primo posto) e poi Cina, Honduras e Myanmar e dietro di noi India, Grecia, Spagna, Vanuatu e Filippine. Se invece osserviamo i Paesi più impattati di tutto il 2022, ultimo anno di cui si hanno statistiche complete, l’Italia è prima in Europa e terza nel mondo (davanti a noi solo Pakistan e Belize) ed è seguita da Grecia, Spagna, Puerto Rico, Usa, Nigeria, Portogallo e Bulgaria. Fra gli aspetti più impattanti per le vite e i beni del nostro Paese c’è soprattutto l’intensificarsi di ondate di calore, siccità e inondazioni. Come si legge nel rapporto “l’Italia si colloca al quinto posto negli ultimi 30 anni soprattutto a causa dell’elevato numero assoluto e relativo di vittime. Negli ultimi due decenni il Paese ha sperimentato numerose ondate di calore estremo, che hanno causato un numero eccezionalmente alto di vittime e gravi conseguenze economiche. Le temperature torride, la siccità, gli incendi, la riduzione della produttività agricola, i danni alle infrastrutture e la pressione sui servizi sanitari e sulle reti energetiche hanno contribuito a queste perdite”.

    Riscaldamento globale

    Cupola di calore: cos’è e perché sta diventando un fenomeno preoccupante

    di Paola Arosio

    25 Luglio 2024

    Vanno poi considerati anche altri fattori come “le forti inondazioni, soprattutto lungo il fiume Po, come quelle del 1994 e del 2000 in Piemonte, che hanno causato vaste distruzioni. Complessivamente, l’Italia ha subito perdite economiche per circa 60 miliardi di dollari e più di 38.000 vittime” ricorda Lina Adil, co-autrice del Climate Risk Index 2025. Va ricordato che il rapporto non si basa su previsioni, ma su fatti, certificando come gli eventi estremi stiano “gradualmente diventando la nuova normalità in alcune regioni del mondo”, soprattutto nel Sud globale, portando a danni economici, a decessi, ma anche a feriti e all’aumento delle persone senza casa. “La crisi climatica sta diventando sempre più un rischio per la sicurezza globale e deve essere affrontata con azioni multilaterali coraggiose. I leader della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco non possono discutere delle sfide alla sicurezza senza affrontare il cambiamento climatico. Gli ultimi tre decenni mostrano che i paesi del Sud Globale sono particolarmente colpiti dagli eventi meteorologici estremi. Se i dati di questi paesi fossero completi quanto quelli di molti paesi del Nord Globale, potrebbe emergere un impatto economico e umano ancora maggiore. Ci sono segnali crescenti che stiamo entrando in una fase critica e imprevedibile della crisi climatica, che aggraverà ulteriormente i conflitti, destabilizzerà le società e influenzerà negativamente la sicurezza umana in tutto il mondo” ha sottolineato Laura Schaefer, colei che guida la divisione per la Politica Climatica Internazionale di Germanwatch.

    Politica e clima

    Piani climatici: solo 10 paesi su 195 rispettano la data prevista dall’Accordo di Parigi

    di  Fiammetta Cupellaro

    10 Febbraio 2025

    In base ai dati analizzati inoltre gli esperti ci ricordano come siano ancora insufficienti le ambizioni e le azioni sia nella mitigazione, sia nell’adattamento climatico. Un promemoria che arriva proprio mentre decine di Paesi, che in questo febbraio avrebbero dovuto consegnare i loro contributi e piani climatici in vista della Cop30 in Brasile di novembre, sono in ritardo nella stesura delle loro decisioni per il futuro. Nel frattempo però purtroppo la crisi climatica corre sempre più velocemente ma “meno investiamo oggi nella mitigazione e adattamento, più saranno elevati i costi umani ed economici in futuro” spiega David Eckstein, altro co-autore del report. “I risultati dell’Index – spiegano da Germanwatch – mostrano chiaramente che tutti i Paesi devono migliorare la gestione del rischio climatico per essere meglio preparati agli estremi e minimizzare i danni umani ed economici. Le nazioni più vulnerabili devono essere supportate in questo sforzo”. Anche il nostro Paese, fra i più impattati, dovrà dunque fare la sua parte per proteggere i cittadini italiani e i loro beni dai rischi attuali e futuri della crisi del clima. LEGGI TUTTO

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    Bonus casa 2025, incentivi per il risparmio energetico: come isolare tetto e pareti

    Migliorare il comfort domestico e ridurre gli sprechi di energia con interventi a basso impatto che possono portare però a risparmi significativi. Per chi realizza interventi di questo genere anche per il 2025 è possibile ottenere il bonus del 50% quando si tratta di interventi sulla prima casa, o del 36% per gli altri appartamenti. Sono incentivati in particolare tutti gli interventi di coibentazione necessari per isolare pareti, soffitti e pavimenti con la posa di pannelli interni, a patto che i materiali siano certificati e l’intervento comprenda anche la posa in opera da parte di personale qualificato.

    Fisco verde

    Energia rinnovabile, al via gli incentivi per i Gruppi di autoconsumo

    di  Antonella Donati

    14 Gennaio 2025

    Climatizzazione e risparmi
    La coibentazione è una tipologia di intervento che può essere realizzato non solo all’esterno, ma anche all’interno dell’edificio e che a determinate condizioni può assicurare un risparmio della climatizzazione invernale ed estiva di tutto rispetto specialmente in due situazioni: quando si tratta di appartamenti al piano terra e nel caso di ultimo piano, vale a dire situazioni nelle quali il consumo energetico per combattere il freddo è particolarmente elevato, e anche, nel caso dell’ultimo piano, per contrastare il caldo eccessivo.

    Fisco verde

    Con il conto termico finanziamenti per sostituire caldaie, boiler e pannelli solari

    di  Antonella Donati

    21 Gennaio 2025

    Tecniche e materiali
    Per la coibentazione si possono utilizzare pannelli isolanti costituti da diversi materiali, che garantiscono performance diverse a seconda del materiale e dello spessore del pannello, un dato particolarmente rilevante per quel che riguarda le mura. È possibile utilizzare anche materiali green per questo, e ormai sul mercato c’è una scelta molto vasta.

    Se la casa è piccola e l’isolamento interno con i pannelli può risultare troppo invasivo per raggiungere un risultato ottimale, possono essere utilizzate anche tecniche di insufflaggio, ossia il riempimento dei muri dotati di intercapedine (detti anche muri a cassa vuota), tipici degli edifici costruiti dagli anni ’60 agli anni ’90 del secolo scorso, con una particolare schiuma in grado di isolare dagli agenti esterni e quindi mantenere una temperatura più stabile all’interno.

    Bonus casa per il risparmio energetico
    La detrazione per gli interventi di coibentazione interna rientra nell’ambito del bonus casa. Tutti gli interventi finalizzati al risparmio energetico, senza eccezione alcuna, godono infatti dell’agevolazione come categoria a sé. In sostanza, per avere la detrazione non serve che l’intervento di coibentazione faccia parte di un più ampio lavoro di ristrutturazione, ma è comunque necessario poter dimostrare che l’intervento ha consentito di ottenere risultati in termini di risparmio energetico per poter avere la detrazione. In caso contrario, la detrazione non è ammessa perché la posa di semplici pannelli non certificati come isolanti rientra nell’ambito degli interventi di manutenzione ordinaria.

    Fisco verde

    Bonus e contributi per cambiare caldaia solo se si prendono modelli ibridi

    di  Antonella Donati

    28 Gennaio 2025

    Lo stesso nel caso in cui si volesse procedere con un intervento fai da te. Per poter avere l’agevolazione fiscale sulla spesa serve dunque una fattura con acquisto e posa in opera, con debita certificazione dei materiali, per quali sono disponibili specifiche indicazioni dell’Enea. Occorre anche la dichiarazione della realizzazione dell’intervento a norma. A di là di questa documentazione, non è dovuta nessuna comunicazione all’Enea e non è richiesto un nuovo attestato di prestazione energetica (Ape).

    Coibentazione e bonus mobili
    Infine non va dimenticato che se si effettua un intervento di coibentazione ammesso al bonus casa è possibile usufruire anche del bonus mobili del 50%. Anche per quest’anno il bonus è confermato su una spesa massima di 5.000 euro con l’aliquota che non cambia in riferimento al fatto che l’intervento edilizio sia stato fatto sulla prima o sulla seconda casa. LEGGI TUTTO

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    Tyler Prize 2025 a Sandra Díaz ed Eduardo Brondízio. “Il legame uomo-natura è imprescindibile”

    L’ecologista argentina Sandra Díaz-Fellow, dal 2010 all’Accademia mondiale delle scienze (Twas) che fa capo all’Unesco, ha ricevuto il “Tyler Prize 2025 per i risultati ambientali” per il lavoro su collegamenti fra biodiversità e genere umano. Lo ha annunciato il Comitato Esecutivo del Premio Tyler, l’equivalente di un Premio Nobel per l’ambiente. Sandra Díaz ha condiviso […] LEGGI TUTTO

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    Abbracciata a un albero per 48 ore, il record per ricordarci di “connettersi alla natura”

    In un mondo che ha perso la bussola, meglio aggrapparsi alle certezze: gli alberi. Viviamo in un Pianeta dove la natura che ci circonda passa costantemente in secondo piano – basti pensare alla costante perdita di biodiversità – rispetto agli interessi economici dell’umanità. Per questo a volte piccoli, curiosi e straordinari gesti possono aiutarci a ricordare ciò che conta per la nostra salute, ovvero l’ambiente che ci circonda. Lo sa bene Truphena Muthoni, una ragazza kenyota, che è talmente convinta dell’importanza di riconnetterci con la natura che nei giorni scorsi ha tentato di battere un curioso record, ora al vaglio dei giudici del Guinness World Record: il più lungo abbraccio di sempre ad un albero.

    La giovane afferma di averlo battuto: in una maratona di abbracci si è infatti stretta a un singolo albero di un parco cittadino di Nairobi, il Michuki Park in Kenya, per quasi 48 ore. Due giorni fedelmente stretta a una tronco senza mai mollarlo. Il suo gesto potrebbe sembrare un banale tentativo di trovare un posto fra le pagine del Guinness, ma in realtà Muthoni ha raccontato di aver tentato la piccola impresa per un altro motivo: sensibilizzare le persone, soprattutto i suoi concittadini, sull’importanza degli alberi, fondamentali anche “per la nostra salute mentale” dice. Il potere curativo di una corteccia va ritrovato soprattutto in quei luoghi, proprio come nella sua Nairobi, dove “lo sviluppo urbano sta distruggendo le risorse naturali, per questo voglio che le persone si riconnettano con la natura, perché ha un vero potere curativo” sostiene la giovane musicista africana. Abbracciare gli alberi è una pratica che, in questo caso si può proprio dirlo, affonda le sue radici nel passato. Da oltre tre secoli è infatti una forma di protesta, per esempio, nel campo delle battaglie ambientaliste, quelle per evitare tagli e deforestazione. Ma è anche una pratica meditativa, come in Giappone con il “shinrin yoku”, quei “bagni nella foresta” diventati noti soprattutto negli anni Ottanta. E ha persino un valore scientifico, dato che alcuni studi anche recenti raccontano come l’abbraccio delle piante possa migliorare l’umore, le funzioni cognitive, il benessere mentale o anche la pressione sanguigna.

    Ambiente

    Un “bagno di foresta” per aiutare la salute (e il territorio)

    di Alessandra Viola

    13 Maggio 2022

    In certi casi poi in questo gesto c’ è anche una sorta di “sfida”, dato che esistono campionati mondiali dell’abbraccio, suddivisi persino in categorie come la durata, la creatività o la passione. L’ultima edizione del TreeHugging World Championships lo scorso anno si è tenuta a Levi, in Finlandia, dove la silvoterapia diventa un evento che nei Paesi nordici attira tantissime persone, sempre con il messaggio di fondo dell’importanza di preservare le foreste. Prendendo spunto dalle durate dei record precedenti, di oltre un giorno intero di abbracci, Muthoni si è così recata nel suo parco cittadino preferito e sotto le stelle, intorno alle 18 di sera, ha iniziato ad abbracciare un albero: è rimasta in quella posizione, sotto gli occhi di amici e sostenitori, per quasi due giorni interi. Dopo il conto alla rovescia scandito dagli amici, quando la giovane ragazza ha lasciato il suo albero di “fiducia”, ha raccontato nuovamente ai media e ai curiosi il motivo del suo gesto: “Voglio incoraggiare le persone ad abbracciare gli alberi perché aiuta a migliorare la salute mentale e ci consente di ricaricarci”.

    Congratulations Muthoni for your incredible tree hugging WORLD RECORD achievement this evening at Michuki Park in Nairobi. Your historic feet has drawn global attention to the phenomenal power of the youth to be consequential champions for climate action, sustainability and… pic.twitter.com/HUm76zRuXV— Hon Ababu-Namwamba, EGH (@AbabuNamwamba) February 1, 2025

    A sostenerla, con tanto di messaggio rilanciato sui social, anche il keniota Ababu Namwamba, rappresentante permanente del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), che ha voluto ringraziare la 21enne sottolineando come la sua storica impresa “ha attirato l’attenzione mondiale sul fenomenale potere dei giovani di essere campioni di azione per il clima” e, parlando della ragazza dalle lunghe trecce verdi che per ore non ha mai smesso di stringere la corteccia, l’ha definita come una donna che che aveva “lo spirito di Wangar? Maathai”, ovvero della prima africana a vincere il premio Nobel per la pace nel 2004 per il suo Green Belt Movement, quello nato per piantare alberi in Africa, combattere la povertà e preservare i diritti delle donne. Nel frattempo in Kenya Muthoni è diventata una piccola star, capace di ispirare soprattutto le giovani generazioni: il suo abbraccio è stato un gesto in grado di “ricordarci di proteggere la natura ogni giorno” ha detto per esempio il Kenya Forest Service e la sua impresa è stata persino trasmessa in diretta streaming da alcune emittenti locali. In attesa di sapere se il suo record sarà accettato o meno dal Guinness e se l’ambientalista di Nairobi sarà riuscita a battere quello precedente detenuto dal ghanese Abdul Hakim Awal che lo scorso maggio ha abbracciato un albero per 24 ore e 21 minuti sempre per promuovere la conservazione della natura, Muthoni ha infine ricordato a tutti che questa pratica può sembrare qualcosa di semplice ma in realtà, proprio come nella lotta per la preservazione dell’ambiente, implica un costante impegno. C’è infatti da considerare la privazione di sonno e bisogni (la pratica del record concede due ore di pausa ma la ragazza non le ha sfruttate) e bisogna rimanere in posizione eretta, fra zanzare e caldo, sia di giorno che di notte. “Mi sono allenata a stare in piedi per lunghe ore, a non mangiare e persino a digiunare per lunghi periodi. A volte, facevo solo un pasto al giorno. Ho anche allenato il mio corpo a non usare il bagno per 48 ore. So che è tutto nella mente” ha concluso l’ecologista africana sperando, con il suo gesto, di aver ispirato più persone possibile a lottare con lei per “riconnettersi con la natura”. LEGGI TUTTO

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    Biennale Architettura, così il clima cambierà le nostre case

    Le temperature globali aumentano, mentre la popolazione mondiale diminuisce. È questa la realtà che gli architetti devono affrontare nell’età dell’adattamento al clima che cambia. Ma cosa può fare concretamente l’architettura per il pianeta, se non unire intelligenze diverse, per rispondere alle sfide poste dalla crisi climatica? Ruota intorno a questi concetti il tema della prossima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia da cui parte un invito a lavorare insieme per ripensare gli spazi dove vivere. “Intelligens. Natural. Artificial. Collective” , non a caso è il titolo scelto per la 19esima edizione (dal 10 maggio al 23 novembre 2025) curata dall’architetto Carlo Ratti. Torinese, classe 1971 docente al Massachusetts Institute of Technology di Boston e dirige il MIT Senseable City. Immagina scenari urbani, Ratti dove sono le scelte dei cittadini a determinare lo spazio e le infrastrutture. Questa la sua filosofia che ha riportato anche in laguna: “Mettere le persone al centro dell’innovazione usando la tecnologia non come fine, ma come mezzo”.

    Lo studio

    Siccità, esondazioni, alluvioni: in Italia oltre 350 eventi estremi nel 2024

    di  Luca Fraioli

    30 Dicembre 2024

    “Attingere a tutte le forme di intelligenza”
    L’idea, ha spiegato Ratti nel corso della conferenza stampa di presentazione, è dunque rendere la Biennale “un laboratorio dinamico dove ci saranno più di 750 tra architetti, ingegneri, matematici, filosofi, artisti, scrittori, intagliatori, stilisti”. Parole chiave: inclusività e collaborazione. Perché per Ratti, “nell’età dell’adattamento alla crisi del clima, l’architettura deve attingere a tutte le forme di intelligenza: naturale, artificiale, collettiva”, rivolgendosi a più generazioni e a più discipline, dalle scienze esatte alle arti.

    Acqua alta in piazza San Marco: Venezia soffre l’innalzamento delle temperature  LEGGI TUTTO

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    Nuovo ordine esecutivo di Trump: “Via le cannucce di carta, si torna alla plastica”

    Anche la cannuccia di plastica diventa un simbolo politico del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Quelle di carta? “Non funzionano. Si sciolgono in bocca, sono disgustose”, ha detto prima di firmare un ordine esecutivo che impone ad agenzie governative degli Stati Uniti e a tutti i dipartimenti di non usarle e non comperarle […] LEGGI TUTTO