consigliato per te

  • in

    Michele Sasso e la montagna. “C’è chi la vorrebbe come un parco giochi senza regole”

    Michele Sasso, giornalista e scrittore, classe 1976, nel suo ultimo libro Montagne Immaginarie (Edizioni Ambiente, 2024) racconta le alture in tutte le sue sfaccettature, positive e negative: dalle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 alla crisi della “snow economy” fino allo sfruttamento delle risorse, l’autore mostra le criticità e gli esempi virtuosi di sviluppo sostenibile.

    “In montagna – spiega Sasso – andavo con mio padre, dai miei quattro anni in poi. È stata la mia fortuna. Se vai in montagna da bambino, in genere, ci vai anche da adulto per cercare un respiro più grande. Sono cresciuto a Varese e vivo a Milano. In estate andavamo in vacanza tra gli appennini lucani. Erano gli anni Ottanta, un periodo in cui andare in montagna non era così di moda come oggi. Ho scelto di scrivere questo libro perché continuando a frequentarla non mi tornavano più tanti aspetti della montagna e il suo sfruttamento da parte di noi cittadini. Frequentandola mi sono accorto che c’erano delle storture. Purtroppo tanta tipicità è stata distrutta, posti bellissimi si alternano con costruzioni abbandonate e vallate tristi”.
    Michele Sasso insegna comunicazione giornalistica e storytelling alla scuola Mohole di Milano e attualmente lavora per La Stampa.

    La montagna è sospesa tra l’oggi e il domani, tra chi l’ha idealizzata e usata e chi invece crede nel suo sviluppo sostenibile e armonico di fronte, soprattutto, alle sfide ineluttabili dei cambiamenti climatici. La montagna è sospesa tra visioni distorte di un futuro che la vorrebbe come un parco giochi senza regole, da sfruttare per costruire comprensori e impianti sciistici fuori tempo massimo e il presente fatto di narrazioni e migrazioni per cercare nuove forme per riabitare questi luoghi.

    “Montagne Immaginarie” mette in evidenza le contraddizioni di una snow economy insostenibile, alimentata da una visione che persiste nel rendere artificiali i comprensori sciistici a dispetto delle sfide ambientali. L’autore analizza infatti l’impatto dei grandi eventi, sottolineando i costi ambientali di infrastrutture massicce e superflue, come per esempio la controversa pista da bob di Cortina. “Sono stato di recente – racconta Sasso – a Cortina, località sciistica che nel 2026 ospiterà le Olimpiadi. È un posto bellissimo ma ha un tessuto fragile. Vi abitano 5500 persone e i prezzi delle case sono simili a quelli di Milano. La cementificazione sale anche verso l’alta quota. Sono le stesse dinamiche che vediamo nelle grandi città. Continuano a ballare sul ponte del Titanic: il 90% delle piste da sci sulle montagne italiane sono innevate artificialmente, con costi altissimi. Porteranno i turisti in elicottero e la strada che porta alla località sciistica è intasatissima. Centinaia di camion attraversano il territorio, la popolazione si lamenta, è altamente impattante dal punto di vista ambientale”.

    Michele Sasso  LEGGI TUTTO

  • in

    Chiara Garini e i suoi funghi shiitake: “Il bosco ci nutre, difendiamolo”

    Nel bosco Chiara Garini, 34 anni, coltiva i funghi shiitake. L’azienda agricola “Guà Farm”, che gestisce con il suo compagno Stefano, fa crescere i funghi di origini giapponesi su tronchi degli abeti rossi, all’aperto, senza l’utilizzo di sostanze nocive e nel rispetto dell’ecosistema. Nel giardino, poi, ci sono più di 60 specie tra erbe aromatiche, ortaggi, arbusti e alberi da frutto, tutti commestibili e coltivati senza l’utilizzo di fertilizzanti o pesticidi.

    Nel giardino crescono più di 60 specie tra erbe aromatiche, ortaggi, arbusti e alberi da frutto  LEGGI TUTTO

  • in

    Sandro Greblo: “La mia vita da rider in cargobike”

    Pedalare come scelta, anche per lavoro. È l’esperienza raccontata in Vita da cargobike (ed. Meravigli) da Sandro Greblo, corriere in bicicletta della startup di delivery sociale So.De. Un diario di bordo che fotografa la incontri con le persone, Milano vista da due ruote, con idee e riflessioni tra una pedalata e l’altra. E soprattutto una tetsimonianza che oggi delivery etico, ai tempi della Gig Economy, è possibile.

    Qual è il ruolo della sostenibilità nel suo percorso di crescita?
    “La mia infanzia è stata quella di un bambino fortunato perché, oltre ad avere una famiglia sempre molto presente, sono cresciuto nel quartiere Milano 2: è stato pensato per separare i percorsi di pedoni, ciclisti e auto e pertanto un esempio illuminato per gli anni Settanta. La sostenibilità l’ho scoperta lì forse, ma allora il tema non era ancora così presente nell’agenda pubblica, l’ho scoperto ben più tardi, dai primi anni 2000”. LEGGI TUTTO

  • in

    Due sorelle e una startup: “Trasformiamo gli scarti tessili in idee sostenibili”

    In dialetto brianzolo “pulvera” significa “polvere”. Per questo Eleonora e Beatrice Casati l’hanno scelta per battezzare la loro startup che sfrutta la polverizzazione ottenuta dal riutilizzo delle fibre tessili e dei loro avanzi per realizzare materiali innovativi e soluzioni di design. “Siamo cresciute – spiega Eleonora Casati- in Brianza, tra Monza e Lecco, circondate dalla natura e dalla tranquillità della campagna. I nostri ricordi d’infanzia sono legati a paesaggi verdi, agli animali e alle lunghe passeggiate. Ultime di quattro fratelli, ci divertivamo spesso a immaginare il nostro negozio, ci piaceva sognare di avere un piccolo spazio tutto nostro o a pensare a come sarebbe stata la nostra casa ideale in campagna. La passione per la natura ha radici anche nella nostra famiglia: nostra madre adorava gli oli essenziali, mentre nostro padre, con il suo pollice verde, trovava sempre un momento per piantare fiori in giardino, soprattutto rose inglesi. La natura era per lui un rifugio sicuro, un modo per allontanarsi dalle preoccupazioni. L’amore e il rispetto per l’ambiente ci è stato trasmesso e oggi sentiamo forte il legame con il nostro territorio, che cerchiamo di valorizzare e proteggere ogni giorno.”

    Il riuso dei materiali tessili parte da lontano, grazie all’idea del bisnonno Celso Casati. “Erano gli anni Quaranta – continua Beatrice Casati – quando da disegnatore presso la Tessitura Perego di Renate, spinto dalla curiosità e dalla creatività, portò a casa con sé alcuni scarti della cimatura del velluto della stessa fabbrica tessile. Applicò quella polvere ai paralumi che disegnava lui stesso, per regalare loro una struttura tridimensionale e un e?etto più chic: aveva scoperto le potenzialità della polvere ottenuta dalla lavorazione di fibre di vario tipo e, insieme a suo figlio Angelo Angelo, nostro nonno, creò la Casati Flock & Fibers nel 1952.

    Pulvera, invece, si propone ai brand che non hanno tempo, strumenti o idee su come riutilizzare i propri scarti tessili e fornisce loro la soluzione. La polvere di scarto può essere utilizzata nella produzione di carta, plastica e in altri settori, non come semplice rivestimento tradizionale, ma come materiale da incorporare direttamente negli impasti per la creazione di nuovi composti, spesso riducendo la quantità di materiali vergini”.

    Il nostro obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile fornendo soluzioni creative e concrete. Crediamo che, unendo le forze, sia possibile ripensare il sistema produttivo in chiave circolare, offrendo soluzioni concrete che rispondano alle esigenze ambientali e che contribuiscono a costruire un futuro più sostenibile per l’intero settore.

    Tra i progetti di design delle sorelle Casati c’è Cremino, un pouf sostenibile. “Nasce – racconta Eleonora Casati- dalle cover tessili dei materassi destinati alla discarica. Questi materassi, che sarebbero avviati a essere inceneriti, vengono invece riciclati per realizzare una seduta a strati che ricorda il famoso cioccolatino. La base, la parte fondamentale, è un agglomerato di scarti di cover di materassi polverizzate: sono recuperate, sanificate, sfilacciate e successivamente polverizzate. Il risultato è una polvere che assomiglia a batuffoli, il cui colore grigio-azzurro deriva dagli scarti stessi. L’idea del progetto Cremino è quella di dimostrare come da un oggetto di scarto, un materasso, si possa ottenere a qualcosa di nuovo senza dover sfruttare ulteriori risorse e materiali”.

    Eleonora e Beatrice Casati, con il pouf ottenuto da Pulvera tramite il riuso degli scarti tessili  LEGGI TUTTO

  • in

    Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi: “Il teatro per raccontare il clima che cambia e le sue ingiustizie”

    Per ora è un esperimento di sostenibilità e accessibilità teatrale. Due attori Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi presentano a Bologna il 28-29 settembre il loro nuovo spettacolo itinerante “WE DID IT!” a bordo di un furgone elettrico alimentato da pannelli solari. Al centro dello spettacolo il tema della giustizia climatica e di come potremmo […] LEGGI TUTTO