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    Maturità, a che punto sono i ragazzi con i programmi? La storia per il 50% degli studenti si ferma alla Seconda Guerra Mondiale

    Non si tratta proprio della preistoria citata recentemente dal ministro Valditara, ma il 51% dei maturandi in classe, per quel che riguarda il programma di Storia, non è andato oltre il secondo dopoguerra. In letteratura va meglio ma non pochi sono lontani dalle correnti e dagli scrittori più recenti. Lo rivela un sondaggio di Skuola.net.

    Maturità, la lotta contro i diplomifici in Italia può attendere: si andrà alle prove con le vecchie regole

    di Salvo Intravaia

    09 Giugno 2024

    La Storia si ferma
    Siamo alle solite: la metà degli studenti in lizza per gli esami di Maturità hanno un buco grosso come una casa – o meglio quasi di un secolo – nella loro preparazione in Storia. Questa è la dimensione percentuale di coloro che, tra i banchi, sono al massimo arrivati a studiare al massimo fino alla Seconda Guerra Mondiale che, ricordiamo, è terminata quasi cento anni or sono. Così prende corpo il sostegno all’idea del Ministro Giuseppe Valditara di rivedere i programmi di storia.
    Stop ai dinosauri
    Secondo un sondaggio del portale Skuola.net – effettuato su un campione di 1.000 alunni di quinto superiore – la maggior parte dei maturandi (51%) eviterebbe volentieri di perdere interi mesi di scuola nei primi cicli parlando di preistoria e dinosauri tentando, piuttosto, di arrivare alla fine del percorso avendo affrontando in modo consistente anche, per esempio, gli anni ‘70 del Novecento.
    Solo 1 su 4 pensa, al contrario, che sia importante soffermarsi sul passato remoto, in quanto “senza la conoscenza delle nostre radici non si va da nessuna parte”. La restante parte della platea (23%) assume, invece, un approccio più individualista, affermando che “chi vuole può approfondire da solo i periodi storici che più gli interessano”.

    Maturità, gli esami a punti: ecco come funzionano e tutto quello che c’è da sapere per arrivare al 100

    di Salvo Intravaia

    07 Giugno 2024

    Il Novecento
    Ad ogni modo, comunque la si pensi, il problema esiste. Lo si capisce prestando attenzione ai racconti degli stessi studenti. Visto che la maggior parte di loro ha concluso l’anno senza aver potuto confrontarsi in classe su ampie parti dei programmi. Guarda caso, soprattutto in Storia. Meno di 1 su 2 ha avuto un docente che è riuscito a raggiungere l’obiettivo fissato dal Ministro: il 20% si è fermato grosso modo a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, il 29% ha addirittura concluso il Novecento.
    Poca attualità
    Tutti gli altri, in vista dell’esame, navigano in cattive acque: un altro 29% è arrivato al Secondo Dopoguerra (attorno agli anni ‘50), per il 14% l’ultima campanella ha suonato quando il professore stava ancora parlando del periodo tra le due Guerre Mondiali, l’8% ha dovuto interrompere persino prima. Una possibile scialuppa di salvataggio, per le ragazze e i ragazzi rimasti inesorabilmente indietro, però ancora potrebbe configurarsi all’orizzonte. Quale? Aver trovato sulla propria strada un docente che, a prescindere dalla trattazione in ordine cronologico della storia e dalla materia di competenza, in autonomia ha dedicato dei momenti di lezioni all’approfondimento di momenti chiave del recente passato o di stretta attualità.
    Letteratura: programma finito
    E, per fortuna, non sono pochi: il 41% degli studenti intervistati lo ha fatto spesso, il 38% ogni tanto. Ben 8 su 10, dunque, si sono approcciati a questioni che gli potrebbero tornare utili, ad esempio, per lo scritto di Italiano o per l’orale di Maturità.
    Tornando a quanto fatto in classe, decisamente migliore è la situazione su un’altra materia cardine in ottica esame: la letteratura italiana. Qui è quasi il 60% degli studenti a poter sorridere: il 32% ha finito il programma ed è pure tornato a ripassare qualche autore chiave, il 27% ha affrontato più o meno tutti gli autori principali di ‘800 e ‘900. C’è, poi, un 24% che ha dovuto interrompere l’excursus a metà Novecento. Il 17% ha fatto bene solo l’Ottocento e la primissima parte del XX secolo.
    Le materie di indirizzo
    Ancora più confortanti sono i dati riguardanti le materie “di indirizzo”, caratterizzanti i vari percorsi scolastici e protagoniste della seconda prova scritta d’esame. Ad aver completato (o quasi) il programma sono stati circa 3 su 4. Solo il 12% teme l’essersi fermato a metà del guado, mentre il 16% denuncia diverse lacune.
    Resta comunque notevole la quota di maturandi che ha lasciato per strada ampi pezzi dei programmi. A loro, a questo punto, non rimane che il ripasso pre-esame. Cosa che, effettivamente, stanno facendo circa 6 su 10, che tenteranno di studiare da autodidatti i tasselli mancanti: il 36% proverà a farlo in tutte le materie, il 24% solo in quelle che considera più importanti.
    Il fato
    Di contro, 4 su 10 si affideranno al fato: il 17% vorrebbe tentare l’operazione recupero ma già sa che non riuscirà per via del poco tempo a disposizione, il 23% darà la priorità solo a quello effettivamente spiegato dal professore. Incrociando poi le dita che solo su quello si baseranno i contenuti delle prove. LEGGI TUTTO

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    Le scuole di Bari faccia a faccia con gli industriali nell’Alfabeto del futuro. Gli studenti: “Siamo più fiduciosi”

    «Quali nuove figure professionali e competenze specifiche sono state richieste dalle aziende del territorio grazie agli investimenti e alle politiche di coesione europee?». È la domanda posta da uno degli oltre 100 studenti a lezione di futuro, durante la quale le distanze tra aziende e giovani si sono ridotte nell’arco di una manciata di ore al Politecnico di Bari.
    Gli alunni del liceo classico Quinto Orazio Flacco, dell’istituto tecnico e liceo linguistico Giulio Cesare, del poli-liceo Cartesio di Triggiano, del tecnico-tecnologico e liceo scientifico Guglielmo Marconi-Margherita Hack e dell’Its Turismo Puglia hanno avuto un faccia a faccia con gli amministratori delegati delle imprese che hanno segnato una svolta nello sviluppo economico del territorio. Le stesse imprese che mercoledì 29 maggio hanno partecipato al talk del gruppo Gedi “L’Alfabeto del futuro”, nel quale si è innestato il progetto Europa Italia di Repubblica, in collaborazione con la Fondazione Brodolini, con l’obiettivo di informare i giovani studenti italiani sulle politiche di coesione dell’Unione europea, con particolare attenzione a temi quali la creazione di posti di lavoro, il cambiamento climatico, la trasformazione digitale, la ricerca e l’innovazione.

    “Non temiamo la tecnologia, è un mezzo per riscoprire l’antichità”. Gioncada, dirigente del Flacco, racconta le innovazioni della didattica

    di Benedetta De Falco

    27 Maggio 2024

    A seguito dell’evento il timore degli studenti sul posto di lavoro come meta lontana da raggiungere si è ridimensionato.

    Il Giulio Cesare di Bari partecipa all’Alfabeto del futuro, la dirigente Giovanna Piacente: “La tecnologia è la bussola per i nostri studenti”

    di Benedetta De Falco

    23 Maggio 2024

    Gabriele De Giglio ha 17 anni ed è uno studente del Marconi. Era seduto in terza fila con le orecchie tese ad ascoltare i relatori, perché «il futuro che vorrei avere – ha detto – va a braccetto con l’intelligenza artificiale e il machine learning. Mi piacerebbe trattarne anche nell’ambito della divulgazione scientifica». Valentina De Carne, del Flacco, sogna invece di studiare medicina, e sa che la tecnologia è imprescindibile in quest’ambito: «I medici riescono anche a fare interventi a distanza ormai – ha raccontato – Credo che l’intelligenza artificiale sia uno strumento che ci aiuterà a salvare sempre più vite umane».

    Tecnologia e una vita da college Usa, così il poli-liceo Cartesio cambia la didattica. La preside Morisco: “Lo spunto arriva da Chicago”

    di Benedetta De Falco

    25 Maggio 2024

    Alessia invece è iscritta al Cartesio e vorrebbe studiare filosofia: «Penso molto, ma vorrei anche realizzare quello su cui rifletto. E la tecnologia è lo strumento per farlo». «Sto frequentano l’indirizzo International Hospitality e Tourism Management – ha spiegato Francesco Loconsole, 21 anni, studente dell’Its Turismo – mi ha colpito durante l’evento quello che le aziende sono riuscite a fare in Puglia. Anche nel nostro settore lavoriamo tanto con la tecnologia per pacchetti turistici e tour virtuali».

    “La tecnologia non isola, favorisce il lavoro di gruppo”. La preside De Marzo racconta percorsi e laboratori del Marconi-Hack di Bari

    di Benedetta De Falco

    25 Maggio 2024

    Gli studenti hanno preso il microfono in mano per rivolgere domande e dubbi sul domani a Domenico Favuzzi, presidente e ceo di Exprivia, Matteo Pertosa di ceo di A4Future, Vaimoo e Matipay (società della galassia Angel Holding), Giuseppe Porcelli, cfo di Roboze, e Giovanni Sylos Labini, cofondatore e ceo di Planetek Italia.

    A lezione di futuro con la tecnologia, in Puglia gli esempi delle scuole virtuose

    di Benedetta De Falco

    28 Maggio 2024

    «Quali strategie possono essere utilizzate per trattenere talenti qualificati in Puglia?», ha chiesto un’altra studentessa del Flacco, che conosce bene la piaga della fuga dei cervelli. Sylos Labini ha ammesso che «c’è un problema nel far incontrare domanda e offerta di lavoro. Adoro questa città, ma riconosco che nella classifica di attrattività per i giovani tra i 18 e i 24 anni siamo al 43esimo posto in Italia. Ci sono delle leve e potenzialità che possono essere usate».

    “La nostra didattica connessa con le necessità del territorio: così è nato il Virgilio per il G7”. La preside Antonaci racconta le sfide dell’Its Turismo

    di Benedetta De Falco

    28 Maggio 2024

    «Sono qui per porre una problematica – ha esordito uno studente del Giulio Cesare al microfono – si va inevitabilmente incontro a una crescita del divario sociale. Vorrei chiedere a voi come si intende affrontare questo problema». In un quesito posto, si annidano le paure comuni agli studenti: quella rimanere esclusi dal mondo del lavoro, di non farcela a essere al passo con i tempi. L’evento ha scelto i giovani come interlocutori per accompagnarli nei cambiamenti che investono le professioni del futuro e far capire loro quanto l’hi-tech sia imprescindibile per essere competitivi. A loro il sindaco Antonio Decaro ha dedicato una vecchia canzone di Roberto Vecchioni, sempre attualissima: Sogna, ragazzo, sogna. LEGGI TUTTO