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    Tumore colon retto: perché è così eterogeneo

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 18-05-2021

    Uno studio chiarisce il motivo per cui questo tipo di neoplasia è caratterizzato da una particolare variabilità

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    Sanihelp.it – Il tumore al colon-retto costituisce la seconda causa di morte per neoplasia nel mondo occidentale ed è caratterizzato da un accumulo di mutazioni nei geni che portano a una variabilità genetica e molecolare. Questo porta a una eterogeneità che impedisce alle terapie di agire efficacemente contro tutti i vari tipi di cellule tumorali.
    «Chiarire quali siano gli elementi regolatori comuni a tutte le cellule del tumore al colon-retto – afferma il professor Massimiliano Pagani, a capo dell’unità Oncologia Molecolare & Immunologia dell’IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) e professore ordinario di Biologia Molecolare del dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina  Traslazionale dell’Università Statale, responsabile dello studio pubblicato su Nature Communications con la collaborazione del professor Stefano Piccolo dell’Università degli Studi di Padova – è pertanto un obiettivo scientifico prioritario per offrire ai pazienti strategie terapeutiche efficaci contro lo sviluppo di recidive».
    Il team di ricercatori ha creato dei tumoroidi che, come spiega il Prof. Pagani, sono come degli avatar del tumore, che permettono di studiarne in laboratorio le caratteristiche.
     «Quel che abbiamo potuto osservare nei tumoroidi – spiega Giulia Della Chiara di IFOM – è che i tumori, anche di diversa origine, sebbene eterogenei sono sorprendentemente accomunati dall’attivazione di specifici programmi genici aberranti che contribuiscono alla crescita del tumore stesso». 
    Questo studio conferma l’origine genetica del cancro, ma rivela anche che la malattia è causata prima di tutto da un’alterata espressione dei geni. Per questo lo step successivo sarà quello di valutare i meccanismi alla base di queste alterazioni, per poterle correggere.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Università degli Studi di Milano
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    I rimedi naturali contro la disidratazione

    Cure dolci

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 11-05-2021

    Come recuperare le forze, e ridurre i disturbi, grazie ad alcuni alimenti e preparati che si potranno trovare in tutte le case

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    Sanihelp.it – Pian piano la stagione calda si avvicina, e in alcune giornate anche gli italiani possono iniziare a sperimentare la disidratazione.
    Spesso si sottovaluta questa evenienza, pensando che sia impossibile disidratarsi in un Paese civilizzato, ma non è così.
    Soprattutto perché i sintomi della disidratazione si possono presentare anche in stati abbastanza modesti legati alla perdita di liquidi o di sali minerali.
    I sintomi della disidratazione
    I sintomi principali della disidratazione comprendono la sensazione di bocca secca, la sonnolenza, la sete ma anche la debolezza muscolare e la riduzione nella produzione di urine. Inoltre, si può presentare il mal di testa, la nausea e anche la diarrea.
    Si può capire, quindi, come molte persone non bevendo a sufficienza nella vita di tutti i giorni possano avere questi sintomi.
    Ecco, quindi, i rimedi naturali per far fronte alla disidratazione.
    I rimedi naturali contro la disidratazione
    Ovviamente, un primo rimedio contro la disidratazione è l’assunzione di acqua in quantità adeguate.
    La quantità varia molto a seconda della temperatura, dell’attività svolta e dell’età.
    Il minimo sarebbe costituito da 6 bicchieri, quindi da circa 1200 ml, per arrivare anche a 2 litri d’acqua (che possono essere superati durante le giornate più calde oppure nel caso in cui si svolga un’attività fisica pesante).
    Oltre all’acqua si potranno assumere alimenti idratanti, come tutte le verdure crude, il cocco, il melone e tutta la frutta in generale.
    Anche i Semi di Chia possono aiutare a recuperare l’idratazione e a ridurre i sintomi della disidratazione.
    Per poterli consumare sarà necessario immergerli in acqua, o in latte vegetale, per almeno venti minuti. Successivamente, si potranno consumare così come sono, oppure con l’aggiunta di frutta o yogurt.
    Infine, per reidratarsi velocemente si potrà preparare una ricetta facile in casa.
    Si dovrà unire un litro d’acqua al succo di tre limoni, con l’aggiunta di un cucchiaino di sale, uno di bicarbonato di sodio e due di zucchero o miele.
    Si farà bollire l’acqua, e poi si aggiungeranno gli altri ingredienti. Si lascerà raffreddare e si potrà assumere la bevanda durante la giornata.

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    Tumori: cure più efficaci per le neoplasie del sangue

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 11-05-2021

    Uno studio conferma l’efficacia dell’associazione di due farmaci per la leucemia linfatica cronica

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    Sanihelp.it – Lo studio Murano ha arruolato pazienti con leucemia linfatica cronica recidivante/refrattaria e ha confermato l’efficacia dell’associazione venetoclax più rituximab rispetto alla chemioimmunoterapia tradizionale. Circa la metà dei pazienti risulta ancora libera da progressione dopo più di 3 anni dalla sospensione del trattamento. 
    Il lasso di tempo che intercorre fino a un eventuale nuovo trattamento è di circa 5 anni più duraturo rispetto ai 2 anni della chemioimmunoterapia, cosa che evidentemente offre anche benefici per quanto riguarda la qualità di vita dei pazienti, in molti dei quali la malattia non è più rilevabile con gli strumenti diagnostici oggi a disposizione.
    «La terapia biologica è anche orale, venetoclax è un farmaco che può essere somministrato per via orale, quindi il paziente può assumerlo comodamente a casa senza essere costretto a sottoporsi a infusioni di farmaci chemioterapici in ospedale» afferma Francesca Romana Mauro, professore associato e Dirigente medico presso l’Istituto di Ematologia dell’Università Sapienza di Roma.
    La leucemia linfatica cronica, la forma più comune di leucemia nei paesi occidentali, è una forma di leucemia a crescita lenta. In Italia ogni anno circa 1.200 persone ricevono questa diagnosi. Una terapia chemio-free da poter assumere per via orale ha un notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari. 
    «Oggi è possibile vivere a lungo senza progressione della malattia – spiega Antonio Cuneo, direttore della Sezione di Ematologia dell’Aou Arcispedale Sant’Anna di Ferrara – e senza chemioterapia con evidenti vantaggi per il paziente, per i medici e per il Servizio Sanitario Nazionale. La possibilità di utilizzare un regime terapeutico per un periodo limitato nel tempo, come nel caso di venetoclax, rappresenta un’opportunità unica per la gestione clinica della leucemia linfatica cronica, permettendo al paziente di riprendere la propria vita, nonché di ottimizzare le risorse per il Servizio Sanitario Nazionale».
    Molti pazienti con questa patologia sono anziani con altre malattie. Ciò comporta che se si ha necessità di un intervento chirurgico la terapia va interrotta, il che può comportare la ricomparsa della leucemia. Con venetoclax, invece, l’interruzione di trattamento anche fino a 21 giorni non si traduce nel paziente in nessuna modificazione dello stato della malattia, quindi la risposta profonda e il meccanismo d’azione legato al venetoclax di fatto consentono anche interruzioni che possono capitare in un paziente anziano senza che tutto questo debba ricadere negativamente sul controllo della malattia, con evidenti benefici per il paziente stesso.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Adnkronos Salute© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Serena Autieri per la Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico

    Donne

    di Valeria GhittiPubblicato il: 04-05-2021

    L’attrice è protagonista di uno spot come testimonial della campagna sociale di Loto Onlus per sensibilizzare alla diagnosi precoce.

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    Sanihelp.it – «Parla subito con il tuo medico, e prenota un consulto mirato che può salvarti la vita. Basta un’ora»: è l’invito che Serena Autieri lancia a tutte le donne in occasione della nona Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, che si celebra ogni anno l’8 maggio. Lo fa con una campagna sociale televisiva, voluta dall’associazione Loto Onlus e in onda gratuitamente sulle reti Mediaset (Canale 5, Italia 1, Rete 4) fino proprio a sabato 8 maggio.
    «Si stima che ben il 60 per cento delle donne non conosca il tumore ovarico; l’obiettivo di questa campagna è quello di arrivare a un pubblico più ampio possibile, incentivando l’informazione su questa patologia aggressiva. Aiutare a dare visibilità al messaggio di Loto Onlus è una responsabilità che sento come donna e come madre»ha dichiarato l’attrice.
    In Italia ogni anno sono oltre 5.000 le donne che ricevono una diagnosi di tumore ovarico, la malattia tumorale femminile meno conosciuta, più sottostimata, ma anche una delle più aggressive e la più letale: solo il 40% delle pazienti colpite sopravvive a 5 anni dalla diagnosi. Anche perché, a causa di sintomi aspecifici o non riconosciuti, in circa l’80% dei casi la malattia viene diagnosticata in fase già avanzata.
    Contro questo killer silenzioso, che ogni anno uccide in Italia oltre 3000 pazienti, la parola d’ordine è proprio informazione, come sostiene l’associazione Loto Onlues: conoscenza è sopravvivenza, che passa attraverso la diagnosi precoce. Lo scenario della malattia è comunque in evoluzione: una delle novità più importanti di questi anni è la possibilità per tutte le pazienti di accedere alle terapie di mantenimento, che permettono di allontanare le ricadute dopo la chemioterapia e che si sono dimostrate efficaci.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Loto Onlus© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Tumori: nuovo metodo per identificare recidive alla prostata

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 04-05-2021

    All’Ospedale di Massa è stato messo a punto un metodo innovativo per identificare le recidive del tumore alla prostata

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    Sanihelp.it – Il metodo, che è stato perfezionato nell’ambito della Medicina nucleare dell’Ospedale di Massa (Massa Carrara), consente di individuare precocemente la recidiva del tumore alla prostata.
    Questo metodo è stato chiamato Pet-Psma e potrà mandare in pensione quella che fino a oggi è stata l’indagine ritenuta più affidabile per il tumore prostatico, la Pet-Colina.
    I nuovi casi di tumore alla prostata sono 36.000 l’anno, in Italia, di cui 6000 subiscono la prostatectomia radicale e altrettanti ricevono trattamenti radioterapici. Queste terapie solitamente danno una buona risposta, in quanto in più dell’80% dei casi si assiste a remissione completa della malattia, con PSA, o antigene prostatico specifico (un esame del sangue utilizzato come marcatore di questo tumore), che si abbassa notevolmente.
    Allo stato attuale, per individuare una recidiva, è necessario che la patologia sia a uno stadio tale da poter essere identificata con gli strumenti a disposizione, che non sempre sono in grado di funzionare negli stadi più precoci. 
    Per questo si conta molto sulla Pet-Psma che potrà velocizzare l’inizio delle terapie.
    «Siamo orgogliosi – dichiara il direttore della Medicina nucleare di Massa Pietro Bertolaccini – di mettere a disposizione del paziente questo nuovo strumento diagnostico che, attraverso un percorso di controllo post-intervento, sarà in grado di anticipare i tempi per scoprire il ritorno della malattia. La Pet-Psma ha dimostrato evidenti vantaggi rispetto alle altre metodiche, sia nell’identificare una ripresa di malattia prostatica che nel localizzarne la sede precisa. Con questa procedura è infatti possibile individuare la recidiva di malattia in fasi molto precoci, anche quando i valori di Psa sono ancora molto bassi, cioè nelle fasi iniziali».

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Ansa Salute
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    Sali di Schüssler, cosa sono e come utilizzarli

    Rimedi alternativi

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 27-04-2021

    Queste sostanze, usate nell’omeopatia, si possono impiegare per trattare disturbi davvero molto variegati

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    Sanihelp.it – Delle preparazioni omeopatiche che possono aiutare per diversi disturbi.
    Si tratta dei sali di Schüssler, prodotti naturali che derivano da sali diluiti a livello omeopatico.
    Questi sali prendono il nome dal loro inventore, il medico omeopata tedesco Wilhelm Heinrich Schüssler. In particolare, Schüssler sosteneva come i sali fossero in grado di ripristinare le normali funzioni cellulari che si fossero alterate a causa della presenza di diverse patologie.
    I sali di Schüssler sono dodici, e ad ognuno di essi viene attribuita una particolare funzione.
    Vediamo, quindi, i diversi sali e le loro applicazioni.
    Numero 1: Calcium fluoratum
    Questo è il floruro di calcio, contenuto in modo particolare nei denti. Secondo le teorie omeopatiche, può essere utilizzato per i disturbi che determinano una perdita di elasticità nei tessuti, come le varici, le smagliature e le rughe.
    Numero 2: Calcium phosphoricum
    Questo è il fosfato acido di calcio, e viene utilizzato in tutti i casi nei quali ci sia necessità di sostegno strutturale, come per le fratture ma anche problemi a livello della colonna vertebrale.
    Numero 3: Ferrum phosphoricum
    Questo sale è il fosfato di ferro. È un rimedio utilizzato per tutta una serie di infiammazioni allo stadio iniziale, come le ferite e le scottature.
    Numero 4: Kalium chloratum
    Questo è il cloruro di potassio, presente nel sangue e anche nella frutta e nella verdura. Molto utilizzato per contrastare le infiammazioni delle mucose.
    Numero 5: Kalium phosphoricum
    Il fosfato di potassio si utilizza per contrastare la debolezza, la spossatezza e anche tutti gli stati di esaurimento sia fisico sia mentale.
    Numero 6: Kalium sulfuricum
    Questo è il solfato di potassio e viene utilizzato soprattutto per curare le infiammazioni croniche, ma anche per ferite che portino una particolare difficoltà per la lunga guarigione.
    Numero 7: Magnesium phosphoricum
    Questo sale è il fosfato di magnesio. Vista la sua derivazione, si usa soprattutto per contrastare gli spasmi muscolari e i crampi, oltre che per trattare le coliche, l’insonnia e l’agitazione.
    Numero 8: Natrium chloratum
    Questo è il cloruro di sodio, quindi il classico sale da cucina. Viene utilizzato soprattutto per la ritenzione idrica ma anche nel caso di grandi perdite di liquidi.
    Numero 9: Natrium phosphoricum
    Questo è il fosfato di sodio, usato soprattutto nel caso in cui ci siano forme di iperacidità gastrica e, in generale, disturbi digestivi.
    Numero 10: Natrium sulfuricum
    Questo sale è il solfato di sodio, molto utilizzato soprattutto per favorire i normali processi di depurazione del nostro organismo.
    Numero 11: Silicea
    Questo sale è l’acido silicico. Viene utilizzato soprattutto per mantenere l’elasticità e la forza di pelle, capelli e unghie.
    Numero 12: Calcium sulfuricum
    Questo rimedio, infine, è il solfato di calcio. Molto utilizzato come antinfiammatorio e anche come rimedio contro l’acne e i brufoli in generale.

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    Tumori: una terapia innovativa, le CAR-T

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 27-04-2021

    Le CAR-T offrono una possibilità di cura anche a chi non ha avuto benefici con le terapie tradizionali

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    Sanihelp.it – La terapia è basata sulle cellule del sistema immunitario, i linfociti T, globuli bianchi responsabili della difesa dell’organismo.
    Il termine CAR-T è una sigla che deriva dall’inglese (Chimeric Antigen Receptor T-cell) e significa letteralmente cellule T con recettore chimerico per l’antigene.
    Nei pazienti con tumori ematologici i linfociti non sono in gradi di svolgere correttamente il loro compito, vengono quindi prelevati, attraverso una tecnica detta aferesi, modificati geneticamente in laboratorio allo scopo di renderli capaci di attaccare il tumore e poi di nuovo iniettati nella stessa persona da cui sono stati prelevati. 
    In laboratorio viene introdotto nei linfociti il recettore CAR, in grado di riconoscere le cellule tumorali e di trasmettere al linfocita un segnale di attivazione per eliminarle. La procedura dura circa un mese per far sì che i linfociti CAR-T possano essere re-infusi nel paziente.
    La terapia può dare effetti collaterali quali febbre, vomito, dolori, emicrania, abbassamenti di pressione, sonnolenza, sintomi che possono essere tenuti sotto controllo con farmaci e sotto stretto controllo medico.
    Non tutti i pazienti sono adatti a intraprendere questa terapia, che è riservata a chi è affetto da particolari tipi di linfoma e ai bambini e giovani adulti fino a 25 anni di età con leucemia linfoblastica acuta a cellule B refrattaria.
    Prima della somministrazione delle CAR-T è necessario un trattamento preventivo con la chemioterapia.
    I risultati finora ottenuti sono molto incoraggianti e numerose sperimentazioni con le cellule CAR-T sono attualmente in corso in tutto il mondo, allo scopo di ottenere un’efficacia più duratura, aumentare la sicurezza della terapia, ampliare lo spettro di tumori da curare e semplificare il processo di produzione.

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    Antinfiammatori naturali, quali sono e come usarli

    Cure alternative

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 20-04-2021

    Come aiutare il corpo a ridurre il dolore e l’infiammazione limitando al massimo gli effetti collaterali

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    Sanihelp.it – L’infiammazione può riguardare diverse parti del corpo: dagli organi fino ai muscoli.
    Curare le infiammazioni diventa necessario soprattutto perché queste possono provocare dolore e possono, soprattutto, peggiorare nel corso del tempo.
    Tuttavia, i molti farmaci antinfiammatori presenti in commercio, seppur efficaci, possono avere numerosi effetti collaterali, soprattutto a livello dell’apparato digerente.
    Per questo motivo ci si può aiutare, sempre sotto controllo medico, con gli antinfiammatori naturali, estratti di erbe e altri vegetali che vadano a ridurre l’infiammazione limitando al massimo gli effetti collaterali.
    Ecco alcuni dei più efficaci antinfiammatori naturali da poter usare:
    L’artiglio del diavolo
    Questa pianta è molto utilizzata per ridurre le infiammazioni che si sviluppino a carico dei muscoli e delle articolazioni, come accade per le contusioni, la sciatica, gli stiramenti e le tendiniti.
    Si potrà utilizzare l’artiglio del diavolo sia esternamente sia internamente. In questo secondo caso bisognerà evitare la somministrazione interna qualora si assumano anticoagulanti, si abbia il diabete oppure si abbiano patologie a carico dell’apparato digerente.
    Il gambo e la polpa d’ananas
    L’ananas ha proprietà antinfiammatorie, che si ritrovano in diverse parti della sua pianta, dalla polpa fino al gambo, grazie all’alto contenuto in bromelina.
    L’impiego dell’ananas sotto questo punto di vista avviene soprattutto esternamente, con l’applicazione su ematomi, cellulite e traumi muscolari.
    Tuttavia, esistono anche estratti del gambo d’ananas usati per lo stesso scopo.
    La Spirea
    Questa pianta ha una spiccata funzione analgesica e antipiretica. Per questo si potrà assumere nel caso in cui si abbia febbre ma anche nei casi di dolore, soprattutto quelli causati dall’artrite, dall’artrosi e anche il mal di denti.
    Il decotto di spirea si potrà bere diverse volte al giorno, ma sempre sotto controllo medico. Bisognerà evitare la sua assunzione nel caso in cui si assumano altri antinfiammatori e nel caso in cui ci si stia sottoponendo ad una terapia anticoagulante.
    La malva
    Questa pianta è ottima per togliere le infiammazioni soprattutto a livello interno, dallo stomaco, all’intestino, fino alla vescica.
    Si potrà bere la tisana a base di fiori di malva anche diverse volte al giorno, in quanto questa è in genere ben tollerata e con pochissime controindicazioni.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Healthline© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

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