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    “Con Trump meno vincoli all’industria petrolifera, ma sarà il mercato a guidare le sue scelte”

    “Drill, drill, drill”. L’incoraggiamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump a perforare in lungo e in largo la nazione che effetti avrà sul mercato mondiale dell’energia? “Potremmo assiste a un calo dei prezzi di petrolio e benzina, ma nel settore energetico ci sono dei trend definiti dall’industria, dalla tecnica, dall’economia, difficili da invertire anche se si siede nello Studio Ovale”, risponde Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.

    Professor Tabarelli, Trump manterrà le promesse fatte alla lobby dei petrolieri americani?
    “Quello che ha detto in campagna elettorale sul petrolio è soprattutto retorica per prendere voti. Gli americani hanno l’ossessione della libertà di movimento, della benzina che costa 80 centesimi al litro e sulla quale nessun presidente metterebbe le tasse. Dopodiché Trump creerà probabilmente ulteriori facilitazioni all’industria petrolifera, per nuove esplorazione e nuovi gasdotti. Ma non vedo chissà quale spinta ai consumi”.

    Elezioni Usa 2024: la vittoria di Trump rischia di frenare la corsa contro il tempo per il clima

    di  Giacomo Talignani

    06 Novembre 2024

    Cosa glielo fa pensare?
    “I dati ci dicono che i consumi di petrolio Usa stanno calando nonostante una economia in crescita, quindi sta aumentando la loro efficienza energetica. Questi sono trend di fondo che vanno aldilà della politica. Ma poi c’è anche la preoccupazione dell’oil&gas per un eccessivo calo dei prezzi dovuto all’aumento della produzione: ci sarebbero meno guadagni e non solo negli Usa. La stessa cosa vale per gli alleati Sauditi e per i nemici Russi, primi e secondi nella classifica degli esportatori mondiali di greggio subito prima dell’America. Ma comunque non è escluso che Trump voglia far scendere i prezzi. Gli farebbe comodo per tenere sotto controllo l’inflazione, tema cruciale in campagna elettorale, e compensare le sue politiche che porteranno quasi certamente ad una crescita del debito pubblico Usa”.

    Editoriale

    Una scomoda verità

    di  Riccardo Luna

    06 Novembre 2024

    E per noi piccola Europa e piccolissima Italia cosa potrebbe cambiare?
    “Siamo grandi importatori di petrolio e gas, quindi una politica di spinta alle estrazioni potrebbe essere una buona notizia dal punto di vista dei prezzi: benzina e gasolio potrebbero costare meno. Anche se noi continuiamo a pagare carissimo il gas. Negli Usa è quotato 7 dollari al megawattora grazie al fracking, da noi quello importato proprio dall’America supera i 40”.

    Biden ha bloccato le trivellazioni in Alaska concesse da Trump  LEGGI TUTTO

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    Pfas, dalla carta da forno all’acqua: indistruttibili e (quasi) inevitabili

    Praticamente indistruttibili, potenzialmente nocivi. Soprattutto: presenti dappertutto, o quasi. Si chiamano PFAS, acronimo di perfluorinated alkylated substances. Vale a dire sostanze poli e perfluoro alchiliche, acidi molto forti con una struttura chimica in grado di renderli termicamente stabili e resistenti ai processi naturali di degradazione, al punto da essere definiti “inquinanti eterni”. La molecola più nota, l’acido perfluoroottanoico (PFOA), è stata classificata come “cancerogeno per l’uomo” sulla base di prove ‘sufficienti’ di cancro negli animali da esperimenti; possibile cancerogeno per l’uomo, sulla base di forti prove meccanicistiche, è anche l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS). Sigle e nomi impronunciabili per composti chimici di origine sintetica che sono ovunque, intorno a noi. E spesso è persino difficile accorgersene, anche leggendo le indicazioni di prodotto.

    Carta da forno

    Sotto la lente d’ingrandimento, per esempio, finisce la diffusissima carta forno: per renderla resistente alle alte temperature e ai cibi grassi, i PFAS diventano utilissimi. Sottoposta a temperature troppo alte, espongono a un rischio di graduale esposizioni a tossicità. Un rischio trasversale: secondo l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (Isde Italia) gran parte della carta forno in commercio in Italia conterrebbe PFAS (qui il .pdf). “Si tratta di tracce il più delle volte minime, che non presentano una tossicità acuta ma che possono interferire sui nostri sistemi biologici, per esempio favorendo la colesterolomia o problemi a reni e tiroide, talvolta – con l’accumulo anche nel cervello – causando persino problemi cognitivi”, spiega Sara Valsecchi, ricercatrice presso l’Istituto di Ricerca sulle Acque del Cnr.

    “Il punto – aggiunge – è che non c’è l’obbligo di riportare la loro presenza in etichetta. E allora è il legislatore che deve accelerare, magari su pressione dei consumatori”.

    Greenpeace e la campagna ‘Acque senza veleni’
    “Per orientarsi può essere fondamentale cercare le carte forno che siano dichiaratamente “PFAS free”, e in generale non superare mai le temperature limite di utilizzo specificate sulla confezione, senza disdegnare alternative assolutamente ecologiche, dai tappetini antiaderenti per il forno al vecchio metodo del burro e della farina”, spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, che da anni insiste sulle conseguenze dei PFAS sulla salute umana. E che ha appena concluso la seconda parte della campagna “Acque senza veleni”, raccogliendo campioni di acqua potabile in 260 comuni in tutte le regioni italiane, per verificare proprio la presenza di PFAS.“A breve avremo i risultati – dice – anche se sono già noti diversi gravi casi di contaminazione, come in alcune aree del Veneto, dove più di 350 mila persone sono esposte al problema, e del Piemonte, dove a rischio sarebbero almeno 77 comuni. Noi abbiamo esteso i controlli in tutto il Paese, quelli delle istituzioni sono frammentari se non addirittura assenti. Un’inerzia che rischia di trasformare l’inquinamento da PFAS in un’emergenza nazionale fuori controllo”.

    Ambiente e salute

    Basta bottiglie di plastica, inquinano e contengono inquinanti

    di  Anna Lisa Bonfranceschi

    25 Settembre 2024

    Nelle falde, nei corsi d’acqua e, infine, nei nostri rubinetti le sostanze arrivano dopo essere liberate dall’industria chimica o da quelle che impiegano queste molecole nella produzione. “Ma anche i depuratori non sono attrezzati, e dunque sotto accusa ci sono anche i reflui industriali e civili”, dice Ungherese.

    Salute

    Pfas nelle giacche a vento per bambini: rintracciate le sostanze chimiche nocive nel 63% dei test

    di Paolo Travisi

    25 Aprile 2024

    Dal Dopoguerra a oggi: storia di un “boom”
    La storia dei PFAS ha quasi un secolo, la loro fortuna è nell’impermeabilità all’acqua e la resistenza ai grassi. “Sono composti industriali che hanno iniziato a diffondersi dal Dopoguerra, quando se ne sono comprese le applicazioni industriali: sono, di fatto, indistruttibili. – rileva, dal suo laboratorio del Cnr, Sara Valsecchi – Ma quella che è la loro forza si è rivelata una criticità: restano nell’ambiente, ce li ritroviamo nell’acqua e nel cibo, si muovono attraverso l’aria. Sono difficili da rimuovere. Il 98% della popolazione occidentale è esposta al rischio da una loro contaminazione nel tempo”.

    Già, perché l’utilizzo dei PFAS è ultra-pervasivo: la carta forno è in ottima compagnia. “Dai vestiti alle padelle antiaderenti, fino ai contenitori alimentari in carta con protezione oleorepellente, sono utilizzati dappertutto. – segnala Ungherese – Persino sui monitor di alcuni smartphone e sul rivestimento del filo interdentale”.
    Ma qualcosa si muove: l’Agenzia Americana per la Protezione Ambientale ha proposto standard più restrittivi, per esempio, sui PFAS presenti nell’acqua potabile (il livello di Pfoa e i Pfos deve rimanere inferiore a quattro parti per trilione ovvero quattro nanogrammi per litro). “In Italia entrerà in vigore una nuova legge nel 2026, ma i limiti sono più alti e non tengono conto della cancerogenicità delle due sostanze, emersa proprio mentre il decreto seguiva il suo iter”, denuncia il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Chiediamo allora che si preveda l’obbligo di dichiararne la presenza nell’etichettatura dei molteplici prodotti in cui sono utilizzati, pur sapendo che è al momento utopistico in assenza di obblighi di legge. – aggiunge – Nel frattempo, i consumatori possono condizionare il mercato, scegliendo solo prodotti per i quali è espressamente specificata l’assenza dei PFAS”.

    Scegliere bene per indirizzare il mercato
    “Del resto al momento non c’è alcun obbligo. – ribadisce Valsecchi – Di certo i consumatori possono ridurre al minimo l’utilizzo di packaging alimentare, in particolare quello legato al cibo precotto. Tracce di PFAS sono presenti, per esempio, nei diffusissimi cartoni della pizza”.Una crescente attenzione dei consumatori potrebbe, dunque, premiare le realtà virtuose. “Nel caso delle padelle antiaderenti, gli esempi di aziende che dichiarano l’assenza di PFAS non mancano”, rileva la voce di Greenpeace. E sui social hanno sempre più seguito influencer come Rossana Dian, che ha ideato una linea di pentole antiaderenti prive di PFAS, PTFE e altre sostanze potenzialmente nocive.

    Unione Europea

    Pfas, le nuove regole Ue sulle sostanze pericolose per l’ambiente e la salute

    di  Cristina Bellon

    24 Settembre 2024

    “Abbiamo motivo di credere che la strada verso un utilizzo ridotto al minimo delle sostanze perfluoro alchiliche sia segnata. – dice Valsecchi – Fino a qualche anno fa erano presenti in quantità significative anche nei cosmetici, a contatto diretto con la pelle. Poi, quasi tutte le realtà industriali li hanno eliminato, su pressione degli enti regolatori. Noi del Cnr, in qualità di consulenti del ministero dell’Ambiente sui tavoli Ue, siamo pronti a ribadire la necessità di un cambio di passo”. LEGGI TUTTO

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    Come coltivare il topinambur in vaso e in giardino

    Noto anche con il nome di carciofo di Gerusalemme, il topinambur appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Questa splendida pianta perenne è apprezzata per i suoi tuberi, commestibili sia crudi, sia cotti, che sono molto simili allo zenzero. Originaria del nord America, la sua coltivazione è piuttosto semplice, visto che non richiede cure particolari. Inoltre, si adatta bene a qualsiasi tipo di suolo, anche se preferisce quelli ben drenati.

    Topinambur: dove posizionarlo
    Pianta del genere Helianthus, dotata di infiorescenza a capolino, il topinambur viene chiamato a livello scientifico Helianthus tuberosus. Questa pianta rustica è bulbosa e perenne e si contraddistingue per le sue radici e i suoi fiori gialli, che assomigliano a delle margherite. Il topinambur crescendo raggiunge fino ai 3 metri di altezza: ne esistono diverse varietà, tra le quali la più comune è la helianthus tuberosus, contraddistinta da uno sviluppo molto rigoglioso, tuberi di grandi dimensioni e una forte resistenza alle malattie. Questa pianta perenne rizomatosa sopporta bene il freddo, prosperando in diverse condizioni climatiche e terreni differenti, prediligendo quelli drenati, ben lavorati e ricchi di sostanze nutritive.

    Il topinambur va posizionato in un luogo che sia soleggiato, facendo in modo che riceva tra le 6 e le 8 ore di luce solare diretta al giorno, assicurando così un suo sviluppo ottimale. Tuttavia un sole troppo intenso potrebbe danneggiarne le foglie: quindi, dovrà essere collocato in una zona in cui riceva il sole al mattino e nel resto della giornata l’ombra. Anche se si adatta alle zone di ombra parziale, un’esposizione alla luce solare ridotta può comportare meno fiori e una crescita minore. Per quanto riguarda la temperatura per la sua coltivazione dovrebbe essere tra i 15 e i 20 gradi. Il topinambur è molto produttivo e richiede un luogo spazioso, visto che tende a espandersi: contraddistinto da una crescita rapida, si sviluppa molto in altezza.

    Come coltivare il topinambur
    Facile da coltivare e dalla bassa manutenzione, il topinambur si può piantare in giardino durante la primavera, periodo perfetto per il suo clima più mite, in modo tale da raccogliere tra maggio e settembre le radici. I tuberi vanno posizionati a circa 15 centimetri di profondità, lasciando tra di loro una distanza di 30 centimetri.

    Oltre che in giardino, il topinambur può essere coltivato in vaso: si dovrà ricorrere a un contenitore di grandi dimensioni, per permettere alla pianta di sviluppare con facilità le sue radici. Al suo interno va posto un mix di sabbia e argilla per poi piantare i tuberi sempre a 15 centimetri di profondità, operazione che in questo caso può essere eseguita dalla fine dell’inverno alla primavera, eccetto quando il terreno diventa congelato. Visto che la pianta continua a germogliare e moltiplicarsi da sola, quando viene piantata non sono necessari successivi trapianti.

    Quando raccogliere i tuberi
    I tuberi del topinambur impiegano tra i 90 e i 120 giorni per maturare. Questo ortaggio invernale va raccolto tendenzialmente durante l’autunno fino a dicembre, quando la pianta diventa tutta secca in seguito alla fioritura. Più l’arbusto è alto e il fusto è grande più sottoterra il topinambur darà soddisfazioni: la grandezza dei tuberi prodotti è strettamente connessa alla tipologia di terreno e quanto è stato lavorato.

    Il processo di raccolta può essere eseguito nel corso del tempo, raccogliendo i tuberi al bisogno di volta in volta, visto che resistono anche nel corso dell’inverno. Per la raccolta è necessario scavare i tuberi dal terreno sottostante la pianta, ricorrendo a una zappa oppure una forca da vangatura, andando a una profondità dai 10 ai 25 centimetri.

    Prendersi cura del topinambur: consigli utili
    Il topinambur richiede una bassa manutenzione. Per assicurarsi un suo sviluppo rigoglioso è necessario occuparsi in modo regolare delle sue annaffiature, visto che per crescere richiede una buona quantità d’acqua. Tuttavia, è importante evitare di inzuppare totalmente il terreno per scongiurare i ristagni idrici. Durante la primavera e l’estate, il topinambur dovrebbe essere bagnato circa una volta alla settimana. In caso di estati molto calde, la frequenza va aumentata a una volta al giorno, mentre dopo il periodo del raccolto si può interrompere considerando che la pianta ha raggiunto il suo ciclo di vita non avendo più bisogno di un terreno umido. Appena interrato è cruciale mantenere il terreno sempre ben umido per far sì che le radici si sviluppino in modo ottimale.

    Nel corso della crescita del topinambur è necessario nutrirlo, ricorrendo a un fertilizzante ricco di azoto da impiegare ogni 2 settimane. Per quanto riguarda la potatura, questa operazione è fondamentale: all’inizio della stagione primaverile è necessario tagliare gli steli morti oppure deboli, occupandosi successivamente dei germogli sovraffollati. Eseguire la potatura assicura una corretta circolazione dell’aria, consentendo alla pianta di crescere in modo più rigoglioso e dicendo addio all’insorgere di eventuali malattie.

    Inoltre, bisogna ricordarsi anche di tagliare le foglie secche e di rimuovere le erbacce con regolarità. Questo ortaggio può essere attaccato da malattie e parassiti, come gli afidi e le limacce, che ne rallentano la crescita, contribuendo anche a portarlo alla morte e, pertanto, qualora si presentino bisogna intervenire tempestivamente ricorrendo a dei prodotti ad hoc. LEGGI TUTTO

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    Cop29: von der Leyen, Macron e Putin saltano il vertice del clima a Baku

    A meno di una settimana dall’inizio della Cop29 in Azerbaijan alcuni leader mondiali delle principali economie, tra cui Stati Uniti, Russia, Unione Europea, Brasile e Francia hanno annunciato che non saranno presenti all’evento più importante dedicato al cambiamento climatico e al futuro del pianeta. L’ultima defezione è arrivata dalla presidente della Commissione europea Ursula von […] LEGGI TUTTO

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    Sempre meno risorse idriche in Italia: nel 2023 sono diminuite del 18,4% a causa della siccità

    Nel 2023 la precipitazione totale annua relativa al territorio nazionale, con quasi 924 mm, corrispondenti a circa 280 miliardi di metri cubi, ha fatto registrare un aumento del 28,5% rispetto al 2022, anno in cui con circa 719 mm si è toccato il minimo storico dal 1951 ad oggi. Tuttavia, confrontata con la precipitazione media sul lungo periodo 1951-2023 (quasi 950 mm) quella del 2023 risulta in leggera flessione. Perché questo incremento rispetto al 2022? Prevalentemente per l’elevato volume di piogge nel mese di maggio del 2023, stimato in quasi 163 mm, circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese (circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo).
    È quanto emerge dalle valutazioni prodotte dall’Ispra attraverso il modello Bigbang che fornisce il bilancio idrologico nazionale, il quadro quantitativo della risorsa idrica e, più in generale, la situazione idrologica nel 2023, ricostruendo trend e differenze rispetto ai valori medi del lungo periodo 1951-2023 e del trentennio climatologico 1991-2020.

    Lo studio

    Clima, nei prossimi due decenni il 70% della popolazione subirà i danni delle temperature estreme

    di Fiammetta Cupellaro

    09 Settembre 2024

    Le stime del Bigbang mostrano che nel 2023 il contributo alla ricarica degli acquiferi in Italia è stato di 53 miliardi di metri cubi (corrispondente al 19% delle precipitazioni), a fronte di una media annua del 22,7% sul periodo 1951-2023. L’aliquota di precipitazione che si è trasformata in deflusso superficiale – vale a dire che non si è infiltrata o che non è stata trattenuta dal suolo – è stimata in circa 66 miliardi di metri cubi, corrispondenti al 23,7% della precipitazione, rispetto a un’aliquota media annua di poco più del 25% sul lungo periodo. La quota di evapotraspirazione ha raggiunto il 59,4% della precipitazione, rispetto alla media annua di lungo periodo che ammonta a circa il 52%. Ciò è stato causato dalle alte temperature, superiori alle medie climatologiche di riferimento, verificatosi anche nel 2023.

    Agricoltura

    Meteo estremo, inquinamento e import: il miele italiano è ancora in crisi

    di  Antonio Piemontese

    01 Novembre 2024

    A scala nazionale, nel 2023 si conferma, come ormai avviene da diversi anni, il trend negativo della disponibilità naturale di risorsa idrica rinnovabile, (la quantità di precipitazione – al netto della perdita per evapotraspirazione – che rimane disponibile nell’ambiente per gli ecosistemi e per i diversi usi). Con i suoi circa 373 mm, corrispondenti a 112,4 miliardi di metri cubi sul territorio nazionale, la disponibilità di risorsa idrica, sebbene in ripresa rispetto al minimo storico del 2022 (quasi un +68%), ha fatto comunque registrare una riduzione a livello nazionale del 18,4% rispetto alla media annua del lungo periodo 1951-2023 e di quasi il 16% rispetto al trentennio climatologico 1991-2020. Tale riduzione è l’effetto combinato di un deficit di precipitazione, specialmente nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre, e di un incremento dei volumi idrici di evaporazione dagli specchi d’acqua e dal terreno e di evapotraspirazione dalla vegetazione.

    A livello di distretto idrografico, il massimo valore della disponibilità naturale della risorsa idrica nel 2023 è quello delle Alpi Orientali, con un valore di circa 664 mm (poco più di 23 miliardi di metri cubi), valore che costituisce il 51,2% della precipitazione annua e che corrisponde a circa 5 volte la disponibilità di risorsa nel Distretto della Sicilia per lo stesso anno. Nel 2023, è infatti il Friuli Venezia Giulia la Regione con il massimo di precipitazione totale annua (più di 1750 mm), così come è la Sicilia la Regione con il valore minimo di precipitazione (565,5 mm). In termini di disponibilità naturale della risorsa idrica, è tuttavia la Puglia la Regione che segna il minimo con 100 mm nel 2023 (quasi la metà del valore medio sul lungo periodo).

    In linea generale, la siccità ha continuato a caratterizzare tutto il 2023 pur in maniera diversificata sul territorio nazionale e sebbene in minor misura rispetto al 2022. Situazioni di siccità estrema e severa hanno interessato nei primi mesi dell’anno – in particolare nel mese di febbraio – i territori del Nord e del Centro Italia, già colpiti dalla grave siccità del 2022, attenuandosi nel corso del 2023. Di contro, negli ultimi tre mesi dell’anno, che generalmente risultano i più piovosi, in particolare in Sicilia e in parte della Calabria ionica, si è registrato un consistente deficit di precipitazione. Tale deficit ha determinato una situazione di siccità estrema con effetti in termini di severità idrica che si sono protratti nel 2024 investendo il centro-sud Italia e le isole maggiori e aggravandosi ulteriormente per le scarse precipitazioni nel prosieguo dell’anno. LEGGI TUTTO

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    Elezioni Usa 2024: la vittoria di Trump rischia di frenare la corsa contro il tempo per il clima

    Alla Cop29 in Azerbaijan sarà impossibile ignorare l’elefantino nella stanza. Anzi, la vittoria di Donald Trump e del partito repubblicano, il cui simbolo è un piccolo pachiderma, diventerà una questione chiave ai negoziati sul clima di Baku: possiamo ancora raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, per limitare il riscaldamento globale entro +1,5 gradi, se a guida di una delle nazioni più impattanti a livello di emissioni c’è di nuovo un presidente che vuole uscire dall’Accordo? Questa è la domanda che – preoccupatissimi – si stanno ponendo migliaia di delegati e di scienziati giunti in Azerbaijan nel tentativo di ottenere nuovi finanziamenti per la battaglia climatica e nuovi punti di incontro, a partire dai piani nazionali climatici, per riuscire a contenere il riscaldamento globale e arginare le emissioni.

    Editoriale

    Una scomoda verità

    di  Riccardo Luna

    06 Novembre 2024

    Il negazionismo durante il primo mandato
    Gli Stati Uniti che solo poche settimane fa sono stati devastati dagli uragani Milton ed Helene e che da anni stanno sperimentando temperature ed eventi meteo estremi sempre più letali, hanno scelto: a guidare il Paese sarà di nuovo quel Donald Trump che nel 2017 ha annunciato l’uscita degli States dall’Accordo di Parigi (poi rientrati nel 2021 grazie a Joe Biden), confermando ancora una volta il suo scetticismo nei confronti della crisi del clima, spesso definita da The Donald come “una bufala”.

    Editoriale

    I nuovi negazionismi climatici

    di  Riccardo Luna

    07 Ottobre 2024

    L’uscita dall’Accordo di Parigi

    Già durante il suo primo mandato Trump aveva smantellato le principali protezioni ambientali allora in corso e gli Usa erano stati il primo e unico Paese a ritirarsi dagli accordi presi alla Cop15 in Francia. Ora promette – rispetto a quanto chiedono gli scienziati, ovvero misure forti per limitare le emissioni, decarbonizzazione e fondi per aiutare i Paesi meno abbienti e più impattati dal nuovo clima – di fare ancora peggio in termini di tagli: punta ad “abbattere e ricostruire” l’intera struttura dell’EPA, Environmental Protection Agency, l’agenzia ambientale degli States.

    “Trivellare, trivellare, trivellare”
    Poi, con un mantra già chiarissimo in testa – “trivellare, tesoro, trivellare” – il neo presidente intende puntare sempre di più sulle esplorazioni petrolifere e sui combustibili fossili portando gli Usa a produrre petrolio e gas “a livelli mai visti prima”, innescando così la retromarcia rispetto all’eredità lasciata da Biden. Gli Stati Uniti ad oggi sono ancora i maggiori produttori mondiali di petrolio e fra i Paesi in cima alla lista di quelli maggiormente responsabili delle emissioni che alterano il clima. Durante il suo mandato però Biden aveva provato, per esempio attraverso l’Inflation reduction act, ad avviare un percorso per il taglio delle emissioni di gas serra del 40% entro il 2030, con investimenti per 370 miliardi di dollari nell’energia pulita.

    Biden aveva bloccato le trivellazioni in Alaska  LEGGI TUTTO

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    Bonus verde 2024 per terrazze e giardini: i tempi stringono

    Ultime settimane a disposizione per usufruire del bonus verde, l’agevolazione fiscale riconosciuta per la sistemazione a verde di terrazzi e cortili, creazione di giardini pensili e coperture a verde di tetti a pareti. Il bonus, infatti, è in scadenza al fine anno e nella manovra per il 2025 non è prevista nessuna proroga. Tempi stretti, dunque, per mettere in programma i lavori.

    Da area pavimentata a zona verde
    Il bonus verde consiste in una detrazione Irpef del 36% su una spesa massima di 5.000 euro per ciascun immobile abitativo, non solo prima casa. La detrazione è riconosciuta in dieci rate annuali. Le spese agevolabili sono tutte quelle finalizzate alla creazione dei nuovi spazi verdi, come ad esempio quelle necessarie per trasformare un’area incolta in terra battuta in un giardino, per la risistemazione totale di un giardino con nuove aiuole, nuovi cespugli e nuovi alberi, la creazione di giardini pensili.

    Fisco verde

    Eventi meteo estremi, scattano le polizze obbligatorie per le imprese

    di  Antonella Donati

    02 Ottobre 2024

    Il bonus comunque spetta esclusivamente per gli interventi di natura straordinaria, ossia che riguardano la sistemazione a verde ex novo o il radicale rinnovamento dell’esistente. In questo caso l’intervento è agevolato ad ampio raggio. Ad esempio nel tetto di spesa può rientrare anche l’acquisto della struttura per realizzare un pergolato per il sostegno ai rampicanti, con l’obiettivo di realizzare una zona d’ombra destinata a proteggere la casa dall’eccessiva insolazione durante il periodo estivo. Inoltre è possibile ottenere il bonus anche per il miglioramento degli impianti di irrigazione e per la realizzazione di nuovi pozzi. Detrazione anche per i lavori di restauro e recupero di giardini di interesse storico e artistico di pertinenza di immobili vincolati.

    Terrazzo e nuove fioriere
    Il bonus è ammesso anche per l’acquisto di piante e arbusti in vaso e per le fioriere in cemento da installare in terrazzo. Non si deve trattare, però, di un intervento parziale, ma dell’intera sistemazione a verde del terrazzo in maniera stabile, creando quindi un’oasi di verde vivibile tutto l’anno. L’area verde peraltro può essere anche finalizzata ad ottenere un risparmio energetico grazie alla protezione offerta dalla vegetazione dal caldo eccessivo e dal freddo invernale se si interviene anche sulle pareti, creando un vero e proprio “cappotto” naturale, in grado tra l’altro di ridurre le emissioni, oltre che contribuire alla riduzione della bolletta.
    Cappotto verde per il risparmio energetico
    Secondo uno studio dell’Enea, infatti, d’estate la copertura a verde delle pareti di un edificio permette di ridurre fino al 15% di energia per abbassare la temperatura, mentre d’inverno il risparmio per il riscaldamento arriva al 10% grazie all’effetto camino tra la parete e la coltre vegetale. Si realizza in pratica una ventilazione naturale che toglie umidità alle pareti esterne e riduce la dispersione termica dell’edificio, con una riduzione delle emissioni e un miglioramento della qualità dell’aria.
    Progettazione e spese per il giardiniere
    Tra le spese detraibili rientrano anche quelle per la progettazione dei nuovi spazi verdi, purché poi l’intervento sia effettivamente realizzato. Per l’agevolazione i pagamenti devono essere effettuati con strumenti tracciabili, bancomat, carte di credito, bonifici ordinari. La fattura deve comprendere obbligatoriamente anche le spese di manodopera, in quanto non è prevista alcuna agevolazione per il solo acquisto e i lavori fai da te. L’acquisto di alberi, piante, arbusti, cespugli o specie vegetali in genere, può comunque essere effettuato presso un fornitore diverso rispetto al soggetto che esegue la prestazione. LEGGI TUTTO

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    Ecomondo 2024, a Rimini la fiera delle imprese per la sfida climatica

    Come testimonia la terribile alluvione di Valencia, in Europa gli eventi climatici estremi continuano ad aumentare e a causare vittime. È sullo sfondo della tragedia accaduta in Spagna che apre oggi a Rimini Ecomondo, la fiera italiana dedicata all’economia circolare e alle best practices europee. Organizzata da Italian Exhibition Group (Ieg) e arrivata alla 27esima edizione, si concluderà l’8 novembre.

    Quattro giorni di approfondimento e di presentazione di nuove idee innovative sul fronte ambientale. Quest’anno in formato maxi: 1.600 operatori internazionali da oltre 100 Paesi. Due nuovi padiglioni in più rispetto alla scorso anno. Fitto il palinsesto con oltre 221 eventi, tra conferenze e seminari con scienziati e tecnici. Obiettivo finale: stimolare nuove idee per trovare soluzioni innovative che aiutino a superare la crisi climatica. LEGGI TUTTO