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“In Trentino è come se i vitigni di montagna fossero scesi di 200 metri per le temperature”

“È come se i vigneti di montagna in Trentino, a causa del cambiamento climatico, nel giro degli ultimi 20-30 anni si fossero ‘abbassati’ dal punto di vista della temperatura più a valle: come fossero scesi di 200 metri”. Così i ricercatori che hanno partecipato ad uno studio sulla viticoltura di montagna condotta qualche tempo fa dalla Fondazione Edmund Mach insieme all’università di Trento e la Fondazione Bruno Kessler hanno spiegato cosa sta accadendo ai vigneti in Trentino, che coprono le valli tra i 300 e gli 800 metri di altezza. E anche se la vendemmia 2025 è appena terminata e tutti sembrano soddisfatti per come è andata, agricoltori e produttori devono però fare conti ancora una volta sull’impatto della crisi del clima sui vigneti. Si perché al Nord non ci sono solo i ghiacciai che si stanno sciogliendo e un’economia turistica, soprattutto invernale, da ripensare, anche l’agricoltura di montagna deve fare i conti con le temperature che stanno aumentando.

I numeri parlano chiaro. Nei report della Provincia di Trento tra il 1991 e il 2020 rispetto al periodo 1961-1990 le temperature medie sono cresciute di 1° C. E più si alzano i gradi, più gli agricoltori per ritrovare quell’habitat di montagna giusto per le bollicine stanno spostando le vigne a quote più elevate: nel territori dove una volta venivano considerati troppo freddi per l’agricoltura di qualità. Ora sono si trovano vigneti a 900 metri. Una sfida. “Sì perché oltre un certo limite non si può andare – ha spiegato Stefano Fambris presidente dell’Istituto Trento Doc che raccoglie 67 cantine – mica si possono piantare le viti a 1500 metri. Perché a quel punto sorgerebbero altri problemi”.

Tanti alberi quanti sono gli abitanti

Dal punto di vista ambientale il caso del Trentino è esemplare: il 70% della superficie si trova sopra i 1000 metri, il 20% sopra i 2000. Ci sono 93 vette oltre i 3000 metri e circa 500 mila alberi, tanti quanti sono gli abitanti. In questo contesto così impervio dove si pratica la cosiddetta viticultura “eroica” – le viti crescono su terrazzamenti o piccole isole sorretti da 700 chilometri di muretti a secco, con una pendenza superiore al 30% – viene prodotto uno spumante pregiato. Non è solo una ricorsa economica importante per tutto il territorio, ma una sorta di custode di biodiversità, simbolo di un’economia d’alta quota. Difenderlo è la priorità. Ma quello che sembrerebbe a prima vista un microclima ideale non è così, visto che i ricercatori hanno detto chiaro e tondo che negli ultimi 50 anni la temperatura da queste parti si è alzata di 1° C. Tutto l’ambiente ne ha risentito, vigneti compresi. Un esempio? Negli anni recenti si è registrato un anticipo marcato della fioritura dei vigneti e questo potrebbe alterare tutto il ciclo fenologico. Per difenderli dallo stress climatico vengono costantemente monitorati e studiati.

In Trentino la viticoltura è considerata “eroica” a causa della pendenza 

Le notizie sono buone fino ad un certo punto. Perché sempre secondo lo studio, un vigneto che oggi si trova a 500 metri di altitudine sperimenta le stesse condizioni climatiche di un vigneto che circa 30 anni fa era a 200 metri più a valle. E siccome da queste parti sono abituati a trovare le soluzioni rapidamente, produttori, enologi e agricoltori stanno investendo e lavorando per capire come adattare la vite di montagna, che scende sempre più in basso, al cambiamento climatico. Con quali specie di insetti e malattie dovranno fare i conti e come si farà ambientare le piante alle nuove condizioni.

Ecco come sarà il clima in Trentino nel 2099

Si chiama Progetto Envirochange e va avanti da diversi anni. Grazie alla collaborazione tra il Centro C3A, università di Trento e Fondazione Bruno Kessler sono stati ricreate in laboratorio le fasi di germogliamento, fioritura, invaiatura, maturazione per cinque vitigni che si coltivano in montagna, ipotizzando scenari futuri climatici per i periodi 2021?2050 e 2071?2099 con altitudini diverse e fino a 1000 metri di altezza. La conclusione è che l’aumento della temperatura potrebbe portare ad un anticipo di 6-25 giorni per i diversi vitigni, con una media di 3-6 giorni di anticipo per ogni grado di riscaldamento che avverrà nei prossimi 30-50 anni.

E la vendemmia? Anticipata: una a due settimane entro il 2050 e fino a quattro settimane nel trentennio 2071-2099. Non solo. Dalle simulazioni si prevede che il tempo di raccolta ridurrà il divario temporale tra i siti di montagna e di valle.

Le terre alte potrebbero cambiare volto

Cosa fare allora? Secondo lo studio, alla luce di queste previsioni i ricercatori propongono due possibili strategie di adattamento: per mantenere le stesse tipologie di vitigno e qualità si dovrà puntare sulla coltivazione delle varietà esistenti in zone più fredde, pensando cioè a uno spostamento della coltivazione in altitudine; introdurre modifiche nel processo di vinificazione e optare per il cambiamento dei vitigni verso quelli più adatti a climi più caldi. Insomma, in un ipotetico futuro si potrebbe coltivare in montagna un tipo di vite che oggi fiorisce a quote più basse. Oppure ci saranno aree alpine idonee a coltivare la vite oltre i 1000 metri? Le terre alte potrebbero cambiare volto, un paesaggio sacrificato agli interessi economici. Niente alpeggi, ma filari di viti. Per la gente del Trentino è fantascienza. Almeno per il momento.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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