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“Siccità, alluvioni, inquinamento dell’acqua: alto il prezzo pagato dall’Italia”

Siccità, alluvioni e inquinamento costano cari all’Italia. Dietro l’immagine dei boschi devastati dagli incendi, dei laghi e i fiumi in secca, si nasconde un prezzo altissimo che l’Italia sta pagando e che rischia di crescere nei prossimi anni. Secondo la Banca Centrale Europea, solo la siccità 2025 costerà una perdita complessiva di 6,8 miliardi di euro che salirà 17,5 miliardi nel 2029. Cifra a cui vanno aggiunti 210,5 milioni di euro già pagati per gli inadempimenti rispetto alla Direttiva europea Acque reflue e altri 300 milioni da sborsare, per le multe che scadranno alla fine 2030 riguardanti sempre la gestione della risorsa idrica nel nostro Paese. I calcoli sono esatti visto che arrivano direttamente dai magistrati della Corte dei Conti.

Lo studio

Entro il 2100 carenze idriche gravi nelle aree siccitose

23 Settembre 2025

Ma non si potevano spendere tutti questi soldi per migliorare ad esempio l’efficienza idrica, proteggere il ciclo dell’acqua, mitigare gli effetti della siccità e della crisi del clima, magari perfino rafforzare il controllo e il monitoraggio sugli scarichi agricoli e industriali? È quanto si domandano i ricercatori di Legambiente che hanno deciso di dedicare la VII edizione del Forum Acqua organizzato oggi a Roma al costo economico provocato da siccità, alluvioni e inquinamento. Un report dal titolo “La resilienza idrica in Italia” pieno di dati e grafici che fotografa la situazione dalla Val d’Aosta a Pantelleria a tre mesi dall’adozione da parte della Commissione europea (il 3 giugno scorso) della Strategia per la Resilienza Idrica. Obiettivo della Ue per il 2030: non solo rafforzare la gestione dell’acqua nell’Unione in risposta ai rischi legati alla scarsità idrica, inondazioni e inquinamento delle falde, ma anche costruire una economia “water-smart” con la costruzione di infrastrutture verdi e soprattutto garantire l’accesso all’acqua potabile ed economica a tutti i cittadini. Vista dall’Italia, la situazione appare molto complicata. Anche perché entro dicembre 2025 anche noi dovremmo spiegare a Bruxelles cosa stiamo facendo sul fronte della risorsa idrica, visto che per quella data è stato già programmato il Water Resilience Forum che avrà cadenza biennale.

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04 Settembre 2025

“La resilienza idrica al centro dell’agenda politica”

Per Stefano Ciafani presidente di Legambiente non ci sono dubbi: “La resilienza idrica deve essere messa al centro dell’agenda politica italiana, con i principi fondamentali richiamati dalla Strategia europea di ridurre i consumi e migliorare l’efficienza. Da qui il nostro appello al Governo Meloni al quale indirizziamo 10 proposte che indicano una direzione chiara da intraprendere per rendere il ciclo integrato e resiliente delle acque uno dei pilastri su cui costruire il Clean Industrial Deal made in Italy”. Queste le dieci proposte di Legambiente divise in tre capitoli.

Governance

La resilienza idrica deve essere al centro dell’agenda politica italiana, dando piena implementazione della Direttiva Quadro Acque e tutte le normative collegate alla gestione della risorsa e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Anche la priorità finanziaria deve essere data alla tutela del territorio e della risorsa idrica.

È necessario varare una volta per tutte Piani anti-alluvione e Piani per la gestione della siccità che vanno condivisi tra istituzioni e comunità locali, integrando buone pratiche, competenze scientifiche ed eccellenze tecnologiche. È necessario inoltre definire chiaramente ruoli e responsabilità.

Conoscenza, trasparenza e comunicazione per coinvolgere attivamente i cittadini, imprese e istituzioni locali in una governance collaborativa e multilivello. Accelerare sulla costruzione dei bilanci idrici, fornendo informazioni sulla quantità e la qualità dell’acqua per gestire le risorse idriche e soprattutto allocare le risorse in maniera più equa e sostenibile. Introdurre una tariffazione progressiva e trasparente.

La gestione della risorsa idrica deve tenere conto della sua natura di diritto fondamentale per la vita. Necessario gestire il ciclo globale dell’acqua come un bene comune globale, da proteggere. La crisi climatica e la sua gestione poco sostenibile è un problema che, seppur abbia ricadute gravi in aree del mondo già vulnerabili, riguarda tutti i paesi, anche l’Italia.

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Qualità ed efficienza idrica

Ridurre i consumi e migliorare l’efficienza idrica, sono i principi che devono tornare alla base dell’approccio all’uso della risorsa idrica in Italia. Serve mantenere il giusto equilibrio tra approvvigionamento idrico e domanda di acqua di adeguata qualità. Improrogabile ridurre le perdite, utilizzare dispositivi efficienti dal punto di vista idrico e aumentare il riutilizzo dell’acqua.

Protezione e ripristino del ciclo dell’acqua e degli ecosistemi, dalla qualità dipende anche la quantità dell’acqua a disposizione. Priorità alle Soluzioni Basate sulla Natura per migliorare la ritenzione idrica dei suoli e mitigare gli effetti di siccità e alluvioni: ricarica delle falde, nuovi accumuli, rinaturalizzazione degli alvei, ripristino delle zone umide e drenaggio sostenibile urbano. Garantire il deflusso ecologico e impedire la sottrazione delle risorse al ciclo naturale.

Ogni comparto produttivo deve contribuire alla sostenibilità idrica, a partire da quelli maggiormente idrovori, riducendo la richiesta e aumentando l’efficienza. In agricoltura occorrono pratiche irrigue efficienti, formazione e supporto tecnico alle imprese agricole e la diversificazione colturale in funzione del rischio idrico. Nelle produzioni industriali è fondamentale integrare la resilienza idrica nelle decisioni aziendali: la gestione sostenibile dell’acqua deve essere considerata al pari della neutralità climatica, dell’assorbimento delle emissioni e della capacità di mantenere la competitività. Anche il settore dell’edilizia deve includere misure sistematiche, all’interno delle regolamentazioni, finalizzate al risparmio e al riuso dell’acqua.

Promuovere una strategia di mitigazione delle immissioni di inquinanti, ad esempio a livello agricolo, relativamente all’inquinamento da FPAS proseguendo i lavori verso il bando universale. Rafforzare l’applicazione del principio “Chi inquina paga”, anche agli scarichi agricoli e industriali, e accelerare sulle bonifiche dei siti di interesse nazionale e delle aree contaminate da PFAS in Veneto.

Politiche green

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07 Agosto 2025

Investimenti e infrastrutture

Rafforzare controllo e monitoraggio sull’uso e sugli scarichi nei settori agricolo, industriale ed edilizio. Investire nell’innovazione tecnologica per il monitoraggio in tempo reale della qualità e della quantità usata di acqua.

Rilanciare a livello nazionale e su scala locale la costruzione e la messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione. Promuovere il riutilizzo delle acque reflue, grazie al Decreto del Presidente della Repubblica di prossima promulgazione, ampliando l’applicazione per agricoltura, industria e usi civili non potabili (lavaggi stradali, antincendio, verde urbano) ove possibile, senza compromettere il deflusso ecologico.

Alluvione in Emilia Romagna (2023) 

I danni provocati da siccità, alluvioni e inquinamento

Dal 2017 al 22 settembre 2025 sono 142 gli eventi con danni legati a una siccità prolungata (perdita della produttività agricola, interruzioni della distribuzione dell’acqua potabile, riduzione dei capi allevati) registrati dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente. Nel 18% dei casi hanno comportato anche un provvedimento di restrizione dell’uso di acqua per vari scopi, dal civile all’agricolo, dallo zootecnico all’industriale. Un fenomeno, quello della siccità, sempre più ampio e diffuso e che, denuncia Legambiente, si è intensificato negli ultimi 4 anni: dei 142 eventi mappati, ben il 75% si è verificato tra il 2020 e il 2024 con danni rilevanti in diversi comparti produttivi e perdite economiche. In particolare, dalla primavera 2022 ai primi mesi del 2023, ammonta ad oltre 6 miliardi di euro la stima delle perdite economiche relative alla siccità nel settore agricolo secondo il Water economy in Italy.

Il granchio blu, una delle specie considerate aliene per il Mediterraneo 

Alla poca acqua si contrappone la troppa acqua, che porta con sé alluvioni e frane. Secondo i dati della Protezione Civile sulle ordinanze emesse dal 2013 al 2022 per gli eventi legati al rischio idrogeologico e idraulico, sono stati ben 179 gli stati di emergenza aperti per una ricognizione del danno che supera i 15 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i danni da decine di miliardi stimati degli eventi alluvionali dell’Emilia-Romagna, Toscana e Marche del 2023. Sul fronte della qualità delle acque, sebbene il 75,1% delle acque superficiali e il 70% delle acque sotterranee raggiungano un buono stato chimico (per il sessennio di classificazione 2016-2021), persistono zone di inquinamento critiche e si prevede che per il 2027 il 30% dei corpi idrici superficiali e il 27% circa dei corpi idrici sotterranei non sarà in buono stato chimico. A pesare l’inquinamento chimico, come quello causato da nutrienti da agricoltura, le alterazioni idromorfologiche, l’estrazione di acqua, ma anche la presenza di specie aliene. Diventate ormai invasive.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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