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Idroponica zero-waste: le piante crescono in un “idrogel” naturale

L’ultimo miglio mancante per un’agricoltura idroponica davvero sostenibile sta per essere percorso. Finora per il vertical farming, fondamentale per ridurre il consumo di acqua, suolo, pesticidi e fertilizzanti, sono sempre state utilizzate strutture in materiale plastico, quindi inquinanti, ma una ricerca sviluppata dall’università di Bolzano e l’Istituto italiano di tecnologia di Genova ha prodotto un sistema biodegradabile e biosostenibile.

Le piante crescono in un “idrogel”, una sorta di sacchetto gelatinoso capace di trattenere fino al 7000% di acqua rispetto al proprio peso, realizzato con una materia prima: l’alga rossa, molto presente nei nostri mari e già utilizzata nell’industria alimentare per dare consistenza o stabilità (ad esempio nei latticini, nelle bevande vegetali o nella carne rossa confezionata). La sostanza di base è la carragenina, un polisaccaride ricavato proprio dall’alga e che stimola i processi naturali della pianta migliorandone la resistenza a stress e carenze nutrizionali.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista ACS Agricultural Science & Technology dell’American Chemical Society. “Il nostro obiettivo era sviluppare un materiale biodegradabile che interagisse attivamente con le piante – spiega la ricercatrice di Iit e UniBolzano Camilla Febo– rilasciando acqua e nutrienti in modo graduale. È un passo concreto verso un’agricoltura più resiliente”. Il senso del materiale compostabile è proprio quello di coltivare senza produrre rifiuti: “Quando termina il ciclo di vita della pianta, l’impalcatura può essere riutilizzata o compostata” dice Luisa Petti, docente e responsabile del Sensing Technologies Lab di UniBolzano, dove sono stati svolti gli esperimenti.

Il sacchetto di idrogel è il primo importante passo, ma non rimarrà solo: “Stiamo lavorando per integrare sensori stampati direttamente nella struttura, flessibili e capaci di monitorare la concentrazione di acqua e nutrienti. Non sono in silicio e non diventano rifiuti elettronici, ma possono essere reintrodotti in natura” continua Petti. Già oggi, infatti, l’idroponica sfrutta la sensoristica per calcolare con precisione il fabbisogno di acqua e fertilizzanti, ma lo fa attraverso dispositivi che devono essere poi smaltiti a fine vita.

La crescita dell’idroponica

L’idrogel creato a Bolzano e a Genova si inserisce in un settore in rapida espansione. Secondo un rapporto presentato dalla multinazionale di consulenza Bip a NovelFarm, la principale fiera europea dedicata al vertical farming, tra il 2025 e il 2030 il mercato globale dell’agricoltura idroponica dovrebbe fare un balzo fino a un valore di a 23,7 miliardi di dollari. In Italia la crescita stimata è del 19-20% tra il 2024 e il 2030. Il valore di mercato del vertical farming nel 2023 era pari a 25 milioni di euro, ma nel solo 2024 circa il 60% dei 238 milioni di euro di investimenti privati in agri-tech è confluito in questo segmento.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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