Sulla vetta del mondo, l’Everest, tra tonnellate di rifiuti. Il problema è noto da tempo. Decenni di spedizioni hanno portato sul Monte Everest, oltre che migliaia di scalatori ed avventurieri, anche migliaia di detriti sparsi sulle pendici della montagna più alta del mondo. Tende abbandonate, bombole di ossigeno vuote, bottiglie di plastica, imballaggi alimentari, rifiuti fisiologici. Le stime più recenti indicano circa 50 tonnellate di rifiuti sparsi sulla montagna. Un luogo che dovrebbe essere simbolo di purezza, e che invece si avvicina sempre di più ad una discarica.
Focus
Ghiacciai neri, cosa sono e perché si tratta di una brutta notizia
11 Luglio 2025
Le autorità nepalesi e gli sherpa da tempo sono impegnati nella rimozione dei rifiuti dalle vette himalayane, già dal 2019, ma i campi più alti rimangono una sfida. Infatti, per salire e riscendere ci vogliono ore e ore di cammino. E farlo con sacchi di spazzatura è un’operazione piuttosto complicata. Per fortuna, anche in questo caso, la tecnologia arriva in aiuto per rendere possibile e più semplice queste azioni di pulizia straordinaria. L’idea viene da un’azienda locale, chiamata Airlift Technology guidata dall’ingegnere aeronautico Raj Bikram Maharjan, che ha pensato di utilizzare i droni di un noto brand cinese, per ripulire i luoghi più impervi. Infatti, fino ad oggi, i droni venivano usati per trasportare cibo o attrezzature nelle spedizioni sulle vette. Oggi invece sono gli spazzini dell’Everest.
Questi droni possono trasportare carichi significativi, dai 15 kg ai 32 kg, in base alla lunghezza del percorso e all’altitudine da raggiungere. Si tratta, in ogni caso, di carichi piuttosto pesanti. L’azienda nepalese li sta utilizzando per trasportare rifiuti dal Campo 1, che si trova a circa 6.000 metri di altitudine, al di là della pericolosa cascata di ghiaccio del Khumbu, fino al Campo Base più in basso a 5.300 metri. Un tratto molto pericoloso da percorrere anche per figure super esperte come gli sherpa.
Uno dei vantaggi più significativi dei droni è proprio la riduzione dei rischi per gli sherpa, che tradizionalmente devono affrontare ore di cammino attraverso il Khumbu Icefall, per trasportare rifornimenti e rifiuti. Invece, i droni possono completare lo stesso viaggio in pochi minuti, evitando agli sherpa di affrontare carichi pesanti in condizioni estreme e riducendo il rischio di incidenti mortali. Nel periodo primaverile, un solo drone è riuscito a trasportare quasi circa 1.300 kg di attrezzature e spazzatura tra i campi, rimuovendo una tonnellata di rifiuti in due mesi.
Ma la sostenibilità di questo progetto, non si ferma solo alla pulizia, perché l’uso dei droni contribuisce a ridurre la necessità degli elicotteri, che sono più costosi, rumorosi e ovviamente hanno un maggiore impatto ambientale. Ma all’orizzonte c’è anche di più. La Airlift Technology prevede di espandere l’uso dei droni anche ad altre vette di 8.000 metri in Nepal allargando il progetto di supporto alla logistica e di pulizia straordinaria di luoghi difficilmente accessibili all’uomo.
Il governo del Nepal è sempre più impegnato nella tutela ambientale dell’Himalaya, già minacciato dai cambiamenti climatici e dal numero crescente di alpinisti provenienti da tutto il mondo che vogliono arrivare in cima all’Everest e su altre vette. Ma solo recentemente la Sagarmatha Pollution Control Committee – ONG fondata nel 1991 dalla popolazione locale del Khumbu, la regione del Nepal dove si trova il Monte Everest, per la gestione dei rifiuti e la protezione ambientale – ha autorizzato l’impiego di droni per il trasporto tra i vari campi alti fino al Campo Base, riducendo il pericolo corso dagli sherpa.
Ora la sostenibilità di questo progetto ecologico dei droni è solo in parte ostacolato dalle modalità di ricarica: i generatori diesel al Campo Base. Non essendoci energia elettrica a quelle altitudini, al momento è la sola alternativa anche se la Airlift Technology sta progettando il ricorso all’energia solare o a mini generatori idroelettrici. Insomma l’obiettivo è ridurre al minimo l’impatto ambientale dell’opzione droni, che avranno anche un altro utilizzo.
Purtroppo sul Monte Everest si registrano numerosi incidenti, in cui perdono la vita, operatori e scalatori. Ed a quelle altitudini è difficoltoso anche il recupero di corpi umani. L’uso dei droni potrebbe estendersi anche a quella triste attività.