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La steppa friulana a rischio. “I Magredi devastati da esercitazioni militari e gare di rally”

Carri armati cingolati e mezzi militari gommati hanno danneggiato i prati stabili dei Magredi, zona di protezione speciale di pianura, tra Maniago e Vivaro, in provincia di Pordenone. È la denuncia di Legambiente, Lipu e altre quattro associazioni ambientaliste, incredule per l’accaduto. In seguito alle segnalazioni di alcuni naturalisti, il sopralluogo delle associazioni ha constatato chilometri di nuove piste e segni del passaggio di mezzi militari pesanti che, in alcuni tratti, hanno scorticato il manto erboso compattando il terreno e trasformando in pantano fasce di prato stabile.

Magredi di San Quirino (foto: Stefano Travasci) 

Il fatto è grave, perché l’alta pianura del Friuli occidentale, solcata dai vasti greti dei fiumi Cellina e Meduna, costituisce un unicum ambientale. Cicli glaciali millenari, l’azione di fiumi e torrenti, il lento costituirsi di un sottile strato fertile sugli immensi depositi di ghiaie e pietrame grossolano, hanno plasmato quest’area geografica e hanno reso le terre magre un ambiente naturale di inestimabile valore. Queste praterie aride mai dissodate sono habitat ricchissimi di biodiversità e sono protetti dall’Unione Europea (siti Natura 2000). La cosiddetta steppa friulana gode della tutela di norme comunitarie, statali e regionali e qualche anno fa la regione Friuli-Venezia Giulia, grazie a più di un milione di euro di fondi Ue nell’ambito di due progetti Life, aveva ripristinato alcuni habitat naturali dei Magredi.

Legambiente e le altre associazioni aggiungono un elemento non secondario: “questo sfregio di un sito della rete Natura 2000, sul quale vigono per tutti precise misure di conservazione, è stato fatto in piena primavera, quando specie botaniche rare come le orchidee selvatiche sono in piena fioritura ed è in corso l’attività riproduttiva di specie animali particolarmente protette, come l’occhione, specie simbolo dei Magredi, ma anche l’allodola e lo strillozzo”.

Anche le attività militari non possono non rispettare le norme che tutelano le aree protette, per evitare danni irreparabili e devono attenersi a specifici disciplinari d’uso del territorio, concordati tra Regione e Difesa. Nonostante le richieste alle autorità militari per accertare le responsabilità dei fatti, non si è ancora riusciti a capire chi abbia provocato i danni: oltre alle forze armate italiane, in provincia di Pordenone operano reparti Nato e Usaf, dunque la ricerca si complica. Il recente sfregio è l’ultimo di una serie di utilizzi inappropriati di questa vasta e martoriata area naturalistica.

Magredi del Cellina (foto: Silvio Vicenzi) 

Ogni anno, qui, vengono autorizzate gare di rally e anche quest’estate è in programma una tappa del circuito Italian Baja sui greti dei fiumi Meduna, Cosa e Tagliamento. Inoltre, coltivazioni sempre più estese (soprattutto vigneti) tolgono respiro alle aree naturali. Le esercitazioni militari, se non ben coordinate, non danneggiano solo l’ambiente, ma impattano anche sulla vita quotidiana dei cittadini: nel 2021, per citare l’esempio più clamoroso assurto alle cronache nazionali, un proiettile del cannone di un carro armato (per fortuna privo di esplosivo) colpì un pollaio. Nell’incidente morirono una cinquantina di galline.

Sulla base dell’articolata denuncia delle associazioni ambientaliste, si sta muovendo anche la politica: esponenti locali di Alleanza Verdi e Sinistra hanno informato del fatto i loro eurodeputati a Bruxelles. A Trieste, la consigliera regionale M5S Rosaria Capozzi, ha presentato un’interrogazione alla Giunta Fedriga per “sapere se e quando sia stata informata delle esercitazioni che hanno danneggiato la flora e la fauna della Zsc Magredi del Cellina e per verificare chi e come ripagherà gli eventuali danni ai prati per la cui conservazione sono stati impiegati anche fondi pubblici”. Capozzi chiede inoltre “quali azioni di ripristino siano ora necessarie”. Si auspica che la mobilitazione porti a intraprendere azioni concrete, per salvaguardare la bellezza di un sito naturalistico che ispira, tra gli altri, fotografi e registi cinematografici: volumi, mostre e docufilm arricchiscono il patrimonio culturale e, se possibile, incrementano ancora il valore e l’importanza di questo territorio. Nell’attesa, Legambiente ha chiesto che l’area danneggiata venga interdetta alle attività militari.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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