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La morte dei coralli potrebbe aumentare la capacità degli oceani di assorbire la CO2

Una delle conseguenze delle emissioni di gas serra, e in particolare dell’aumento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica, è la progressiva acidificazione degli oceani. Un fenomeno che sta lentamente indebolendo gli scheletri dei coralli e minacciando le molte specie che abitano le barriere coralline. Ma la morte dei coralli potrebbe avere anche un effetto “positivo”, se così si può definire, dato che sembra aumentare la capacità degli oceani di assorbire l’anidride carbonica presente in atmosfera. È quanto emerge dai risultati di una ricerca presentata nel corso di una conferenza della European Geophysical Union, tenutasi dal 27 aprile al 2 maggio a Vienna (Austria). Gli autori e le autrici dello studio definiscono questo possibile meccanismo di compensazione naturale un “paradosso critico”, dato che il conto da pagare in termini di perdita della biodiversità marina potrebbe essere elevato.

Cosa si intende per “acidificazione degli oceani”

Mari e oceani assorbono circa il 30% della CO2 presente in atmosfera, che una volta disciolta in acqua forma acido carbonico. Ciò significa che più anidride carbonica c’è in atmosfera, più acido carbonico si forma negli oceani, e più questi ultimi si acidificano. Secondo la statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), da quando è iniziata la rivoluzione industriale ad oggi il pH degli oceani è diminuito di circa 0,1 unità. Il che potrebbe non sembrare molto, ma bisogna tenere presente che la scala del pH è logaritmica, e in termini percentuali la variazione è pari più o meno a un aumento del 30% dell’acidità. Tutt’altro che poco. L’acidificazione degli oceani, infatti, sta già avendo delle conseguenze, soprattutto sugli organismi marini che costruiscono il proprio guscio o il proprio scheletro a partire dagli ioni calcio e dagli ioni carbonato presenti in acqua. La concentrazione di ioni carbonato diminuisce via via che il pH di mari e oceani diventa più acido, perché tendono a legarsi all’eccesso di ioni H+. E la conseguenza è che coralli e molluschi finiscono per non avere una quantità sufficiente di “materiali da costruzione” per formare i loro scheletri o i loro gusci.

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I risultati delle simulazioni

Non solo. Se il pH continuerà ad abbassarsi, scheletri e gusci potrebbero addirittura iniziare a dissolversi. Ed è proprio questa eventualità che il gruppo di ricercatori e ricercatrici della Sorbonne Université di Parigi (Francia) e dell’Università di Berna (Svizzera) ha preso in considerazione. Secondo le loro simulazioni, condotte utilizzando un modello computazionale chiamato Nemo-Pisces, la riduzione nella formazione degli scheletri dei coralli o addirittura la loro dissoluzione, previste anche nel caso di scenari di emissioni moderate, potrebbe aumentare la capacità degli oceani di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera di circa 340 milioni di tonnellate l’anno. Questo perché la dissoluzione del carbonato di calcio di cui sono fatti gli scheletri dei coralli porterebbe alla liberazione di ioni carbonato che, essendo basici, aumenterebbero il pH di mari e oceani, contrastandone l’acidificazione e aumentando la loro capacità di assorbire la CO2.

Un “paradosso critico”

Nel corso del ventunesimo secolo, questo meccanismo di compensazione naturale potrebbe avere un impatto paragonabile a quello della scomparsa della foresta boreale, “ma di segno opposto”, spiegano autori e autrici della ricerca. Tutto questo, però, a spese della biodiversità marina: “Ciò mette in evidenza un paradosso critico: la conservazione degli organismi calcificanti, come le barriere coralline, può contrastare un meccanismo naturale di mitigazione dei cambiamenti climatici, ma a costo di proteggere una biodiversità vitale – concludono i ricercatori – Questo mette in discussione il quadro ‘all-carbon’ spesso utilizzato per affrontare le questioni ambientali, evidenziando i complessi compromessi tra la regolazione del ciclo del carbonio e la conservazione della biodiversità”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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