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Fondi del Pnrr anche per impianti fotovoltaici già realizzati destinati a una comunità energetica

Spazio ai contributi del PNNR anche per gli impianti fotovoltaici già realizzati e destinati ad una Comunità energetica, con la possibilità di presentare la domanda al Gse anche se la Cer non è stata ancora costituita. Le novità grazie al decreto Bollette, che consente di recuperare risorse altrimenti destinate a rimanere inutilizzate. Si consente infatti lo sblocco dei finanziamenti superando una delle maggiori problematiche, legata proprio ai troppi vincoli burocrati per la costituzione delle Cer. Ampliata anche la lista dei soggetti che possono partecipare con più spazio alle associazioni sul territorio.

Accesso ai fondi PNRR anche per impianti già realizzati

Una delle principali novità introdotte dagli emendamenti al decreto Bollette riguarda l’accesso ai fondi del PNRR anche per gli impianti già realizzati. Si tratta dei contributi a fondo perduto fino al 40% per la realizzazione dgli impianti destinati alle Comunità energetiche da costituire nei nei comuni con meno di 5.000 abitanti. Operativamente per presentare la domanda la Cer dovrebbe essere già stata costituita e l’impianto entrare in funzione solo successivamente. Con le nuove norme, invece, diventa possibile ottenere i finanziamenti anche se questi impianti sono stati realizzati prima della costituzione formale della Cer. La misura mira a recuperare risorse pubbliche che altrimenti sarebbero andate perse a causa di ritardi burocratici nella costituzione. Per accedere ai contributi, è necessario che l’impianto sia stato chiaramente destinato alla comunità energetica e che la domanda sia stata presentata entro 150 giorni dall’entrata in vigore del decreto Comunità energetiche che ha stabilito le regole e le modalità per l’accesso ai contributi, pubblicato il 7 febbraio 2024 (decreto Cacer).

Più soggetti nelle Comunità

Con queste nuove norme si punta a incentivare la diffusione delle Comunità Energetiche, soprattutto nei piccoli centri. I fondi PNRR restano vincolati ai comuni con meno di 5.000 abitanti, ma l’ampliamento dei soggetti ammessi e l’apertura agli impianti preesistenti potrebbe sbloccare progetti già avviati e incentivare nuove adesioni, finora ostacolate da vincoli normativi e incertezze operative. Con queste modifiche si punta a semplificare, allargare la partecipazione e recuperare risorse pubbliche altrimenti destinate a restare inutilizzate. Va in questa direzione peraltro l’ampliamento della lista dei soggetti che potranno entrare a far parte delle Cer. Grazie alle stesso decreto, poi, si amplia la platea dei soggetti che possono partecipare alle Comunità: Oltre ai cittadini e alle imprese, ora possono aderire anche enti pubblici territoriali come aziende per l’edilizia residenziale, istituzioni di assistenza e beneficenza, consorzi di bonifica e aziende pubbliche di servizi alla persona, come pure le piccole e medie imprese partecipate da enti territoriali, e le associazioni di qualunque tipo, anche senza personalità giuridica, facilitando così la partecipazione di reti civiche e gruppi locali. Resta fermo il principio che ogni comunità è un soggetto giuridico autonomo, con il controllo riservato a chi opera all’interno del territorio dove sono localizzati gli impianti per la condivisione di energia.

Flessibilità per l’autoconsumo delle imprese

Le nuove disposizioni prevedono anche una maggiore flessibilità per l’autoconsumo da parte delle imprese. Sarà possibile accedere ai benefici dell’autoconsumo collettivo ricorrendo a più produttori, ampliando così le opportunità di approvvigionamento energetico. Questo significa che le aziende potranno condividere l’energia prodotta da più fonti rinnovabili presenti sul territorio, rendendo più semplice e conveniente la partecipazione al modello delle comunità.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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