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Sostanze tossiche nei parchi urbani? Ce lo dicono i ricci

I ricci di mare sono molto sensibili ai cambiamenti ambientali e vengono spesso usati come organismi “bioindicatori”. Come se fossero delle sentinelle marine. Seppur appartenenti a tutta altra specie, anche i ricci terrestri sembrano avere caratteristiche simili, secondo un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Lund, in Svezia; raccogliendo questi piccoli mammiferi morti, sono risaliti alle cause del decesso e hanno iniziato ad indagare su una serie di inquinanti riscontrabili negli ambienti urbani. Gli spazi verdi delle città fungono da attrattiva per questi animali selvatici, che purtroppo devono fare i conti con materiali sintetici e sostanze chimiche. Veleno. Infatti, i ricci percorrono lunghe distanze – entrano ed escono da parchi e giardini ogni notte – alla ricerca di cibo, come insetti e altri invertebrati. Ma allo stesso tempo, sono particolarmente esposti ad alte concentrazioni di inquinanti che si trovano nell’ambiente: piombo, pesticidi, additivi plastici e metalli pesanti che sono elementi letali. A sorprendere gli scienziati svedesi, sono state proprio le cause all’origine della morte dei ricci: le elevate concentrazioni di alcuni metalli pesanti, tra cui il piombo.

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08 Aprile 2025

Per comprendere il fenomeno, i ricercatori di Lund hanno analizzato i corpi dei ricci morti, con l’obiettivo di capire quali fossero i fattori di rischio rintracciabili negli ambienti urbani, per noi umani ed abitanti delle città. “L’analisi dei ricci fornisce una sorta di impronta digitale ambientale dell’ecosistema di un’area. È molto difficile accedere a queste conoscenze, ma i ricci ci hanno permesso di ottenere una visione unica del tipo di inquinamento ambientale urbano che ci circonda”, spiega Maria Hansson, una delle ricercatrici. Il team dell’università di Lund ha coinvolto i cittadini nelle aree limitrofe della regione meridionale di Scania, chiedendo loro di segnalare la presenza di eventuali ricci morti. Il risultato del loro studio è piuttosto allarmante: hanno misurato la presenza di 11 elementi diversi, tra cui diversi metalli pesanti, e 48 inquinanti ambientali organici nei ricci morti. Un vero e proprio allarme. Ecco allora che lo studio è andato oltre e più in profondità, esaminando aculei e denti degli animali morti per verificare l’esposizione a lungo termine ai metalli pesanti, mentre per l’esposizione più breve a una serie di sostanze chimiche organiche ambientali, è stato esaminato il tessuto epatico. Dai risultati è emerso che i ricci presentavano alte concentrazioni di metallo pesante, come il piombo e contenevano diverse sostanze chimiche, come gli ftalati. Si tratta di composti chimici, usati principalmente come plasticizzanti, sostanze che rendono le materie plastiche più flessibili, morbide e lavorabili. I ftalati si possono trovare nella plastica PVC, cosmetici e prodotti per la cura personale, imballaggi alimentari, ma sono considerati elementi piuttosto controversi, perché perché alcuni di essi sono interferenti endocrini, cioè possono disturbare il sistema ormonale. Secondo la letteratura scientifica, infatti, potrebbero influenzare la fertilità, avere effetti negativi sullo sviluppo del feto e legami con l’asma e reazioni allergiche.

Questi effetti nocivi sulla saluta umana, hanno portato in Europa e in molte altre parti del mondo, ad un uso limitato o addirittura vietato, soprattutto nei giocattoli e nei prodotti per bambini, e comunque ad essere oggetto di regolamentazione a livello Ue. E non è ancora tutto. I ricercatori hanno trovato anche pesticidi, ritardanti di fiamma bromurati, livelli elevati di altri metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici . “Questo dimostra che gli ambienti urbani, dove oggi vive la maggior parte delle persone, potrebbero contenere una grande quantità di sostanze critiche che si sono dimostrate dannose per la salute. Queste sostanze problematiche provengono da materiali da costruzione, plastica, pesticidi, inquinamento atmosferico, rifiuti, traffico, veicoli e persino suolo contaminato”, spiega ancora la scienziata Maria Hansson. Lo studio dunque, pone l’accento sulla necessità di un maggiore monitoraggio ambientale del suolo nelle aree urbane, compresi giardini e parchi. E questo perché, i ricci come noi, sono mammiferi ed è preoccupante secondo gli autori dello studio “trovare sostanze che sono interferenti endocrini, cancerogene o che interferiscono con la riproduzione umana”. Ora il dilemma da risolvere è capire come i ricci siano stati influenzati, fino a morirne, da sostanze inquinanti. Infatti, ancora si sa molto poco su come le diverse specie animali, in particolare i mammiferi, siano colpite da sostanze pericolose. Anche perché, evidenziano i ricercatori “oggi vogliamo la natura nelle nostre città, quindi dobbiamo anche ridurre il rischio che gli organismi siano esposti alle sostanze chimiche contenute nei materiali e nei prodotti che scegliamo di utilizzare”


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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