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Data center e IA raddoppieranno il consumo di energia in appena 5 anni. E le emissioni inquinanti?

Sempre più al centro della nostra vita, online e offline, ma anche sempre più energivora. E’ l’intelligenza artificiale. Secondo l’autorevole rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia – il primo dedicato agli impatti energetici dell’IA – entro i prossimi 5 anni, il 2030, raddoppierà la domanda energetica dei data center. Questi enormi centri di calcolo e storage di big data, infatti, sono alimentati a pane ed IA, motivo per cui i consumi energetici sono destinati a salire in modo importante. Il rapporto speciale dal titolo “Energy and AI” dell’AIE (da 302 pagine) offre un’analisi globale completa, basata sui dati finora disponibili sulle crescenti connessioni tra energia e IA. Il rapporto, infatti, è stato realizzato basandosi su nuove serie di dati e su un’ampia consultazione con i responsabili politici, il settore tecnologico, l’industria energetica ed esperti internazionali. Numeri alla mano, solo lo scorso anno, i data center rappresentavano l’1,5% del consumo mondiale di elettricità, circa 415 terawattora, ma calcolando che negli ultimi cinque anni l’aumento è stato del 12%, è lecito supporre che l’intelligenza artificiale spingerà il motore ai massimi regimi. Infatti le stime sono più del doppio: 945 terawattora entro il 2030, poco più dell’intero consumo di energia elettrica di un paese come il Giappone.

Lo studio

L’intelligenza artificiale è assetata di acqua. Per ogni conversazione se ne consuma una bottiglietta

22 Marzo 2024

A guidare la spinta energivora saranno gli Stati Uniti, in cui il consumo dei data center è destinato a rappresentare quasi la metà della crescita della domanda di elettricità da qui ai prossimi 5 anni. Il 2030 è ritenuto l’anno in cui l’economia statunitense consumerà più elettricità per l’elaborazione dei dati, che per la produzione di tutti i beni ad alta intensità energetica messi insieme: compresi alluminio, acciaio, cemento e prodotti chimici. E questo ha dell’incredibile, considerando che stiamo parlando di consumi da industria pesante, ben più parca nel consumare energia, rispetto al mondo immateriale dell’IA. Per capire il livello di consumo di un centro di elaborazione dati, è bene sapere, che un data center da 100 megawatt può consumare la stessa quantità di elettricità che serve a 100.000 famiglie in un anno intero. Ma più saranno grandi, e lo saranno, e più consumeranno. Di più. In questa impennata del consumo energetico, si stima che all’interno delle economie avanzate, i centri di elaborazione dati determineranno oltre il 20% della crescita della domanda di elettricità nel prossimo quinquennio. Per soddisfare queste sete interminabile di energia, senza aumentare le emissioni inquinanti, si dovrà fare sempre più ricorso a energie pulite, rinnovabili principalmente, ma è inevitabile che anche il gas naturale giochi un ruolo importante per la sua facile disponibilità nei mercati chiave. Ma non si farà a meno del carbone, secondo l’AIE, che attualmente soddisfa il 30% del fabbisogno dei data center.

L’intelligenza artificiale “divora” energia con un impatto ambientale insostenibile

21 Marzo 2025

Intanto alcune big del tech, una su tutte, Google, ha stretto accordi per alimentare parte delle proprie infrastrutture con energia proveniente da piccoli reattori nucleari, così come sta pensando di fare anche Microsoft e Amazon, che si muovono sulla stessa direttrice per sostenere l’alimentazione dei loro data center. Stiamo parlando del cuore della tecnologia del mondo. Purtroppo, (o per fortuna, lo dirà la storia) l’intelligenza artificiale generativa che crea contenuti incredibili avendo imparato da miliardi di dati a disposizione, è gratuita per gran parte degli utenti, ma consuma. E tanto, perché la capacità di calcolo è alimentata da big data ed energia. Ogni nostra richiesta sui motori di ricerca o su ChatGPT o Gemini, solo per citare i più noti, richiede energia continuamente. La rapida crescita dei data center potrebbe portare a un aumento del 67% delle emissioni legate all’elettricità entro il 2035, passando dagli attuali 180 milioni di tonnellate di CO2 a 300 milioni di tonnellate, comunque una quota minima rispetto ai 41,6 miliardi di tonnellate di CO2 delle emissioni globali stimate nel 2024. Ma l’incremento potrebbe essere “potenzialmente compensato dalle riduzioni di emissioni consentite dall’IA stessa se l’adozione della tecnologia sarà diffusa”. Come? Questa tecnologia consente di accelerare la ricerca scientifica, per cui potrebbe portare innovazione rapidamente nello sviluppo di batterie e di fotovoltaico. “L’intelligenza artificiale è oggi una delle storie più importanti del mondo dell’energia, ma finora i responsabili politici e i mercati non avevano gli strumenti per comprenderne appieno l’ampio impatto”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’AIE, Fatih Birol. Ora gli strumenti ci sono.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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