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Più detriti spaziali, più collisioni con l’aumento delle emissioni

I detriti che orbitano intorno alla nostra terra sono un grosso problema in termini di inquinamento spaziale e sicurezza e la loro presenza mette a rischio molte delle nostre attività extraterrestri col pericolo delle collisioni. E la questione in futuro potrebbe diventare sempre più cocente per colpa delle emissioni di gas serra. Questo è quanto racconta oggi un team di ricercatori del MIT di Boston e della University of Birmingham dalle pagine di Nature sustainability.

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Lo studio di William Parker e colleghi, da tempo impegnati a comprendere le ripercussioni dei gas serra sul traffico di satelliti e detriti spaziali, stavolta mirava a stimare gli effetti delle emissioni in diversi scenari climatici: da quelli più ottimistici a quelli più drammatici (nel dettaglio SSP1–2.6, SSP2–4.5 and SSP5–8.5, corrispondenti a basse, intermedie e alte emissioni). Questi diversi scenari climatici inducono infatti dei cambiamenti profondi nell’atmosfera e diversi a seconda delle diverse zone. Se nelle vicinanze della superficie terrestre l’aumento dell’anidride carbonica ha come effetto principale l’innalzarsi delle temperature, negli strati più elevati – dove la densità è minore e la dissipazione del calore maggiore, spiegano dalla Nasa – l’effetto è quello di un raffreddamento. E raffreddandosi l’atmosfera si contrae, così che, scrivono Parker e colleghi, la densità ad altitudini più elevate diminuisce.

Ed è qui che entriamo nel merito dello studio: quando la densità diminuisce, diminuisce anche la resistenza sperimentata dai satelliti e detriti, e questo è un problema: “La diminuzione della densità riduce la resistenza sugli oggetti detritici e ne prolunga la durata in orbita, ponendo un rischio di collisione persistente con altri satelliti e rischiando la generazione a cascata di altri detriti”, scrivono Parker e colleghi. Di fatto dunque, all’aumentare delle emissioni potrebbe diventare sempre più rischioso spedire satelliti in orbita. Secondo le stime dei ricercatori rischiamo una contrazione nella capacità della bassa orbita terrestre di ospitare satelliti tanto maggiore quanto peggiori saranno gli scenari climatici, e in corrispondenza dei minimi solari. Perché anche l’attività solare può influenzare la contrazione dell’atmosfera. Nello specifico, per lo scenario peggiore, ad emissioni molto elevate, di qui al 2100 rischiamo una riduzione di questa capacità del 66% scrivono i ricercatori. Questo per un’altezza compresa tra i 200 e i 1000 km dalla superficie terrestre. Restringendo l’analisi alla fascia compresa tra i 400 e 1000 km la capacità potrebbe ridursi anche dell’82%.

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Cosa possiamo fare? Se vogliamo continuare a spedire satelliti in orbita in questo spazio, abbiamo diverse strade. Non certo approfittare del periodo meno rischioso (ai massimi solari), perché la durata di vita della maggior parte dei satelliti è superiore a quella di un ciclo solare, spiegano gli esperti. Potremmo fare altro magari: migliorare le attività di tracciamento di satelliti e detriti, condurre manovre per evitare collisioni o rimuovere attivamenti i detriti, e ancora coordinare meglio i calendari delle spedizioni, scrivono i ricercatori. Ma “a differenza di questi interventi convenzionali, le riduzioni delle emissioni di gas serra mitigano la perdita di capacità all’origine, perché hanno un impatto diretto sulla resistenza satellitare in tutta la bassa orbita terrestre”, aggiungono infine Parker e colleghi. Come a dire, più che aspettare che sia troppo tardi e (più) difficile, meglio agire prima.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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