Nell’universo delle piante grasse spicca l’epiphyllum, conosciuta per il suo aspetto suggestivo ed esotico. Contraddistinta da una struttura imponente, è chiamata anche cactus orchidea, per via dei suoi grandi fiori, e lingua di suocera, nome in comune con la sansevieria, con cui condivide anche la forma allungata, malgrado nel suo caso questa caratteristica riguardi il fusto piuttosto che le foglie. Infatti, l’epiphyllum è priva di foglie, essendo una cactacea, e presenta solo piccoli rami dotati di spine minuscole. Con costanza e le giuste azioni coltivare questa splendida pianta grassa è piuttosto semplice e può dare molte soddisfazioni, visto che fiorisce con fiori vistosi e suggestivi.
Epiphyllum e la sua collocazione ideale
Appartenente alla famiglia delle cactacee, la stessa del fico d’India, l’epiphyllum è originaria delle foreste dell’America tropicale ed è una pianta epifita, ciò significa che si sviluppa su alberi e rocce, vive su altre piante e si disseta con l’umidità dell’atmosfera e l’acqua piovana. Questa pianta grassa si nutre di muschio oppure, attraverso le sue radici aeree, di sostanze organiche in decomposizione. I suoi fiori spettacolari sbocciano durante il periodo della primavera e tendenzialmente sono rossi, ma possono presentarsi rosa oppure gialli, e le sue foglie sono robuste, lunghe e dentellate ai margini.
Con i giusti interventi, la coltivazione dell’epiphyllum è semplice e non richiede grandi sforzi anche dal punto di vista della sua manutenzione. In primo luogo è importante valutare con attenzione dove posizionare la pianta, tenendo conto che il suo habitat naturale è la foresta e di come si sviluppi in luoghi luminosi e caldi, dovendo essere tuttavia protetta dai raggi solari: rispetto alla maggior parte dei cactus vive in ambienti umidi.
Per crescere in modo vigoroso l’epiphyllum necessita quindi di molta luce, evitando però la luce solare diretta, considerando che i raggi non filtrati possono danneggiarla, bruciandone le foglie. Se coltivata in piena terra può essere posizionata in una zona esposta al sole diretto purché per non più di 5 ore al giorno, tempistiche che devono essere minori durante l’estate. Nelle aree del nord Italia è bene coltivarla in appartamento, collocandola negli interni per poi spostarla sul balcone tra la primavera e l’autunno. In caso di clima rigido è consigliato proteggerla in ambienti riparati, facendo in modo che non si trovi mai a temperature sotto i 10 gradi. In generale, è consigliato posizionare la pianta in un luogo che sia ben areato, ma non troppo esposto al vento.
La coltivazione dell’epiphyllum: cosa sapere
Per coltivare l’epiphyllum in vaso è consigliabile ricorrere a un recipiente di coccio, del diametro tra i 15 e i 25 centimetri. Il contenitore utilizzato deve essere più largo che alto e sistemato in un posto stabile e sopraelevato, oppure appeso, in modo tale che i fusti della pianta possano cadere liberamente, tenendo conto che con gli anni si svilupperà molto, presentando steli lunghi a differenza delle radici che non richiedono una grande profondità.
Il terriccio usato deve essere leggero, drenante e fertile: una volta preparato, ricorrendo a della sabbia e della torba, i semi vanno posti a 1-2 centimetri di profondità. Durante la germinazione il substrato dovrà essere sempre umido e caldo. Ogni 2-3 anni ci si potrà dedicare al rinvaso qualora si siano sviluppati nuovi rami, operazione da eseguire dopo la fioritura.
In merito alla coltivazione dell’epiphyllum in piena terra, questa è consigliata solo nelle zone del sud d’Italia, in ambienti che siano sia soleggiati, evitando i raggi solari diretti, e riparati dal freddo. Il terreno usato deve essere anche in questo caso drenato e ricco di sostanza organica, ricorrendo ad esempio a della terra per piante grasse unita alla sabbia e alla torba.
L’epiphyllum può essere moltiplicata tramite talea. Le talee vanno prelevate tra luglio e agosto e devono essere lunghe tra i 10 e i 15 centimetri, per poi sistemarle in un luogo riparato per una settimana, in modo che la ferita si asciughi. In seguito un terzo della loro lunghezza va piantato in un contenitore con un mix di terra fertile e sabbia, per poi sistemare il recipiente all’ombra. Le talee impiegano tra le 2 e le 3 settimane per radicare.
Cura dell’epiphyllum: consigli utili
La manutenzione dell’epiphyllum passa da alcuni interventi fondamentali. Tra questi l’irrigazione ricopre un ruolo cruciale: infatti, rispetto a molte piante grasse, richiede un terreno che sia sempre umido, evitando tuttavia i ristagni idrici, responsabili del marciume radicale. Durante la fase vegetativa si dovrà dare da bere in modo abbondante alla pianta, mentre le annaffiature andranno ridotte nel corso dell’autunno e dell’inverno, garantendo un minimo di umidità al terreno, ma dosando l’acqua con grande attenzione. In estate l’epiphyllum andrebbe irrigata con frequenza e se le temperature sono elevate si può vaporizzare dell’acqua demineralizzata.
Altra operazione fondamentale è la concimazione, da effettuare durante il periodo vegetativo della pianta, all’incirca 2 volte alla settimana, ricorrendo a un fertilizzante contenente poco azoto e molto fosforo e potassio, per poi interrompere questo intervento negli altri periodi. La potatura dell’epiphyllum non è richiesta, dovendosi solo limitare a eliminare le parti secche o danneggiate, scongiurando così l’insorgere di eventuali parassiti e malattie che possono colpirla, malgrado sia una pianta molto resistente.
Epiphyllum e la manutenzione: gli aspetti ai quali prestare attenzione
Tra i problemi che possono minare l’epiphyllum spiccano malattie fungine e parassiti, come la cocciniglia, che se presente comporta l’insorgere di macchie sulle sue foglie. Questo insetto può essere rimosso ricorrendo ad antiparassitari ad hoc oppure mediante del cotone imbevuto in alcool nei casi meno gravi.
Qualora le sue foglie appaiano bruciate significa che l’epiphyllum è stata esposta ai raggi solari diretti e bisogna spostarla in un luogo soleggiato, ma che non riceva sole diretto. Altra problematica si presenta quando la pianta diventa molla e raggrinzita, spia di come le annaffiature siano eccessive: in questo caso è necessario rimuoverla dal vaso, per poi far asciugare il terreno ed eliminare le radici danneggiate, ricollocandola successivamente nel recipiente, astenendosi dalla sua irrigazione per una settimana. Anche le foglie gialle sono un indicatore da non sottovalutare, segnalando come la pianta grassa non sia in salute, dovendo calibrare la frequenza con cui viene irrigata, diminuendola oppure aumentandola.
Oltre a tutto questo, la pianta può soffrire per via degli sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, che possono portare all’insorgere di fessure nei rami, dovendo rivedere la sua collocazione per eliminare questo stress termico.