ROMA – Un taglio nominale di 173 milioni di euro. Che sommato al finanziamento dei piani straordinari e della dinamica salariale significa più di mezzo miliardo in meno a disposizione delle università.
La doccia fredda del governo Meloni è contenuta nella bozza del decreto di riparto del Fondo di finanziamento ordinario (ffo), inviata dal ministero dell’Università e della Ricerca a Cun, Cnsu e Crui.
Ed è proprio la Conferenza dei rettori italiani, riunita in mattinata a Roma, a lanciare l’allarme. “Il provvedimento – si legge nel documenti dei rettori – presenta notevoli elementi di criticità che, se confermate, rischiano non solo di arrestare l’evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale ma di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’università statale italiana”.
L’incontro saltato
La ministra Anna Maria Bernini riceve la nota Crui mentre è ancora in macchina. Ferma l’auto e torna indietro. “A Fondo di finanziamento ordinario ancora in discussione si è scelto di diffondere cifre infondate e allarmistiche su presunti tagli agli atenei. Invece del confronto di merito con il ministro e il suo staff, viene preferita la strada del pregiudizio e della polemica pubblica del tutto pretestuosa. È un comportamento in contrasto con qualsiasi tavolo istituzionale di confronto”, fanno sapere all’ora di pranzo fonti del ministero. L’incontro salta. Mentre i rettori concludono la riunione e diffondono le loro valutazioni.
La preoccupazione della Crui
Per i rettori “emerge la preoccupazione che una intera generazione di giovani ricercatrici e ricercatori non abbia prospettive”.
I rettori chiedono dunque una revisione del decreto ministeriale e si raccomanda per il futuro “di voler informare le università e la Crui stessa dei criteri di ripartizione del Fffo prima dell’anno di riferimento e non dopo, perché è ovvio che tutti gli sforzi fatti nella direzione di adattare le politiche degli atenei ai criteri di ripartizione dei finanziamenti vengono così vanificati”.
“Insostenibile la copertura dei costi del personale”
Il contesto in cui si colloca il provvedimento, fa notare la Crui, continua “ad essere caratterizzato da perduranti tendenze inflazionistiche, stimabili intorno al 20% dal 2019, a cui si correlano forti incrementi degli oneri di gestione”. Questo “già nel breve termine” rischia “di rendere insostenibile la copertura dei costi del personale, compreso quello assunto con i diversi piani straordinari, e degli adeguamenti stipendiali, come evidenziato dal progressivo peggioramento, per molti atenei, dell’indicatore relativo all’incidenza delle spese del personale sulle entrate strutturali”.
“Per queste ragioni è indispensabile per la sopravvivenza del sistema universitario, oltre ad una revisione degli indicatori di bilancio, un incremento della componente del Ffo non vincolata, ed è quindi particolarmente grave e preoccupante che, invece, il provvedimento in oggetto ne delinei una consistente riduzione”, scrivono ancora i rettori, i quali evidenziano che “il provvedimento contiene alcune inversioni di tendenza rispetto agli indirizzi di fondo seguiti negli ultimi anni e la cui logica è difficilmente comprensibile”.
Tra il 2019 e il 2023 infatti il fondo ha visto un aumento delle risorse complessive: da 7,5 miliardi a 9,2 miliardi.
Invece, ora il provvedimento prevede che “lo stanziamento complessivo verrebbe diminuito, rispetto all’anno precedente, di un ammontare pari a circa 173 milioni di euro con una generalizzata riduzione di tutte le componenti principali del Ffo rispetto al 2023 e, in alcuni casi, una riduzione addirittura rispetto al 2022” a cui si aggiunge che “lo stanziamento comprende 300 milioni del piano straordinario”. La riduzione complessiva contenuta nella bozza di decreto, guardando ale risorse senza vincoli specifici, è dunque pari a 513.264.188 euro.
Gli studenti: “Non succedeva dal 2013”
Mezzo miliardo che fa infuriare anche gli studenti: “Il taglio metterà sotto forte pressione i bilanci delle istituzioni accademiche”, spiega l’Unione degli universitari. Che aggiunge: “Dal decreto rischiano anche di scomparire i fondi destinati al benessere psicologico, per i quali ci eravamo molto battuti e che erano stati rivendicati dalla Ministra Anna Maria Bernini. Grave anche il taglio sulle risorse per la valorizzazione del personale”.
“Chiediamo al governo Meloni di tornare sui propri passi – chiude l’Udu – Un taglio così corposo non si registrava dal 2013, dopo l’austerità del governo Monti. E ci fa molto arrabbiare perché la notizia arriva proprio mentre la Presidente del Consiglio conferma l’obiettivo di incrementare le spese miliari, arrivando al 2% del PIL. Peccato che l’Italia investa meno della metà in istruzione terziaria e, infatti, siamo fanalino di coda tra i paesi Ocse”.
Fonte: http://www.repubblica.it/rss/scuola_e_universita/rss2.0.xml