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L’elogio della scienziata: Rita Levi Montalcini e la forza della passione. Così l’imperfezione diventa da Nobel

Due cose sostiene Rita Levi Montalcini. La prima mi pare sommessamente eversiva. Nella ricerca scientifica, dice, non contano tanto “il grado di intelligenza” (!) e la capacità di “portare a termine con esattezza il compito intrapreso”. Contano “la totale dedizione” e “chiudere gli occhi davanti alle difficoltà” (!!). Con buona pace di qualunque modello superomistico, e forse perfino geometrico, del sapere (e del successo). Evviva.

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20 Giugno 2024

La scienziata rivoluzionaria

Ma è la seconda cosa che dice Levi Montalcini a essere francamente rivoluzionaria. Riassumo: non si tratta di agire per via strettamente logica (“seguire un piano prestabilito”), meglio assecondare forze irrazionali come caso e passione (“inclinazioni”, parola preziosa, penso a uno scivolo, un’onda). A garanzia, la scienziata cita il poeta Yeats, il tristanzuolo Yeats, ma lei lo richiama con allegria, ché l’umano è così, ché la vita è così, imperfetta, e dunque è così che si sta al mondo, e si raggiungono risultati, e ci si può perfino dire soddisfatti di sé.

La vita è imperfetta

Questo quanto al contenuto (nel tema di maturità devi innanzitutto dimostrare di saper leggere la traccia). C’è poi la questione che, in questo contesto, più mi sta a cuore, e cioè che, il giorno del mio esame, io ero ben lontana dall’averlo capito, che la vita è imperfetta. Perché “a vent’anni è tutto ancora intero” a dirla con Guccini, e vale oggi come valeva allora. Per la maturità, grazie al cielo, c’è tempo.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/scuola_e_universita/rss2.0.xml


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