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Una nuova varietà di riso abbatte le emissioni di metano

Ci sono voluti diverse analisi ed esperimenti in laboratorio, quindi tre anni di test sul campo, prima che il team di Anna Schnurer della Swedish University of Agricultural Science potesse presentare il proprio riso “eco-friendly”: una nuova varietà (ma a ben vedere molto di più) per ridurre le emissioni di metano associate all’alimento più consumato al mondo. Le presentazioni ufficiali sono avvenute dalle pagine di “Molecular Plant”. Il riso infatti, insieme alle mucche, è tra i principali responsabili delle emissioni di metano derivanti dall’agricoltura (e lungo la filiera di produzione di altre forme di inquinamento).

Secondo alcune stime della Fao, alle risaie si deve almeno l’8% di tutto il metano prodotto dalle attività umane. Non tutte le varietà, non tutti i campi di riso contribuiscono allo stesso modo: il metano emesso da questo cereale infatti è il prodotto di diversi fattori, scrivono gli autori, come sostanze secrete dalle radici del riso, caratteristiche del terreno e, soprattutto, abbondanza di microrganismi che producono o consumano metano lì nelle risaie. Il lavoro di Schnurer e colleghi cinesi è stato quello di capire cosa, tra tutto questo, svolgesse un ruolo di primo piano nella produzione di metano. Quanto hanno scoperto si deve in buona parte allo studio dettagliato delle sostanze prodotte dalle radici e presenti nel suolo di una varietà di riso ad emissioni molto ridotte di metano (nota come Susiba2). Nel corso del loro lavoro, come spiegano, gli scienziati hanno messo a confronto le sostanze prodotte da questa varietà con una più tradizionale, ad emissioni più elevate, identificando due sostanze ritenute cruciali per la produzione di metano: il fumarato e l’etanolo. Il primo, continuano gli autori, favorisce l’accumulo di metano, il secondo lo ostacola, ma hanno fatto di più: hanno cercato di capire se fosse possibile alterare l’azione di queste sostanze ricorrendo ad altre. E la risposta è che sì, si può: i ricercatori citano una sostanza, l’oxantel, che riduce le emissioni di metano perché ostacola il metabolismo del fumarato, che indirettamente alimenta i microrganismi che producono il metano nel suolo.

A questo punto era necessario capire se le osservazioni condotte in laboratorio potessero essere applicate nel mondo reale. Per farlo gli esperti hanno creato una varietà – un ibrido speciale – con le caratteristiche desiderate, ovvero che potesse ridurre la produzione di metano garantendo al tempo stesso una buona produttività, e lo hanno testato prima in laboratorio e poi con esperimenti sul campo. Oltre a creare una varietà con livelli contenuti di fumarato ed elevati di etanolo, i ricercatori hanno provato al tempo stesso ad utilizzare anche l’oxantel o l’etanolo (che ostacola la sopravvivenza di microrganismi che producono metano) per modulare la produzione del gas su diverse varietà di riso. In tutti i casi, raccontano, hanno osservato sul campo una notevole riduzione delle emissioni di metano, variabile dal 40% al 70%. Il messaggio è chiaro, concludono gli autori: bisogna puntare sullo sviluppo di varietà a basse emissioni o trovare nuove strategie da usare che possano ridurre, in sicurezza, le emissioni, tanto più in vista dell’aumento della popolazione e dei conseguenti consumi di riso.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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