Rispettare il semaforo non è solo una questione di sicurezza stradale, ma perfino un sistema per assicurarsi la cena. Accade nel mondo animale dove, costantemente messi a rischio dalle azioni umane, i predatori si fanno furbi e imparano perfino a “leggere” la segnaletica stradale. Sappiamo bene quanto alcune specie – e in particolare gli uccelli – si siano abituate alle routine degli umani, tanto da sfruttarle in determinate circostanze a loro favore. Il caso più limpido è forse quello dei corvi che, capendo il ruolo delle auto e cosa è in grado di fare una ruota quando passa su un qualunque oggetto, hanno sviluppato la capacità di far cadere noci proprio in prossimità delle strade più trafficate, sperando così che qualche veicolo schiacci i gusci e li apra, trasformandoli in un lauto pranzo. Oppure i vari uccelli necrofagi che, consci del fatto che spesso le auto investono animali selvatici, aspettano soltanto di poter andare a recuperare la carcassa della prossima preda. E che dire degli uccelli canterini che, sfruttando gli insetti morti sui parabrezza delle auto (anche se sono sempre meno per via della crisi della biodiversità), vanno a mangiare direttamente dai vetri delle vetture parcheggiate? E poi ci sono i rapaci. I grandi predatori del mondo dei volatili hanno dimostrato, raccontano diversi studi, incredibili capacità di adattamento alle nostre azioni: per esempio in alcune città ucraine è stato osservato come sfruttino i veicoli in movimento per nascondersi e avvicinarsi furtivamente alle prede.
Ora però, anche se può sembrare strano, sono andati persino oltre: secondo un professore dell’Università del Tennessee sarebbero addirittura in grado di sfruttare i semafori. Sulla rivista Frontiers in Ethology, in uno studio in fase di revisione, lo zoologo Vladimir Dinets ha infatti di recente descritto qualcosa di davvero inusuale. Quando accompagnava la figlia a scuola, ogni giorno, il ricercatore passava per un incrocio vicino casa: nel tempo ha notato che, soprattutto nelle ore di punta, nonostante durante le fasi di verde a favore degli automobilisti non ci fosse poi così tanto traffico, quando un pedone schiacciava il pulsante per l’attraversamento pedonale con tanto di segnale acustico allo scattare del rosso la coda delle auto si allungava immediatamente “fino ad arrivare a un piccolo albero sul ciglio della strada” spiega Dinets. A notare questa dinamica, a quanto pare, non era però solo il professore, ma anche un rapace – uno sparviere di Cooper, animale simile alla poiana comune – appostato sull’albero. Lo stesso Dinets infatti alcune mattine ha iniziato ad accorgersi che lo sparviere, appena il semaforo diventa verde accompagnato dal classico segnale acustico, iniziava a spuntare fuori e a volare basso lungo il marciapiede costeggiato dalle auto: a quel punto “dopo aver fatto una curva attraversava la strada e si lanciava su qualcosa vicino alle prime case”.
Dopo aver osservato più volte questa scena lo zoologo ha iniziato a studiare il comportamento dell’uccello: ogni volta in corrispondenza del verde e del suono l’animale approfittando della pausa dal traffico e della coda capace di coprirne i movimenti, raggiungeva il giardino di una casa dove gli abitanti facevano colazione all’esterno e dove si accumulavano spesso briciole che favorivano la presenza di piccoli passeri e colombe, la potenziale cena del rapace.
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“Il rapace attaccava sempre quando la coda di auto era abbastanza lunga da fornire copertura, non facendosi vedere e questo accadeva solo dopo che qualcuno aveva premuto il pulsante del passaggio pedonale. Non appena il segnale acustico veniva attivato, il rapace volava da qualche parte, aspettava che le auto si allineassero e poi colpiva” spiega il professore. Lo stesso zoologo sostiene che, di fatto, lo sparviere di Cooper aveva capito la segnaletica, comprendendo la connessione tra il suono (del verde per i pedoni) e la lunghezza delle code di auto.
Il fatto più impressionante è che l’esemplare citato nello studio, essendo un uccello migratore, molto probabilmente “era arrivato in città solo poche settimane prima dei miei osservamenti e aveva già capito come usare i segnali stradali e gli schemi” scrive il ricercatore. Una volta comprovato questo comportamento Dinets ha ampliato la sua analisi ad altri contesti dove, spesso d’inverno, ha potuto vedere un altro uccello cacciare nello stesso modo, anche se non esclude che si possa trattare dello stesso esemplare.
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Il comportamento descritto, nuovo per questa specie, secondo Dinets rimarca come – nonostante le estreme difficoltà degli uccelli a vivere in ambienti cittadini dato che devono evitare grattacieli, finestre, auto, cavi elettrici e tanti altri pericoli – grazie una straordinaria intelligenza alcune specie possano persino riuscire non solo a sopravvivere al traffico delle città ma anche a trarne un personale beneficio.