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Ue: più vicina al -55% di emissioni di gas serra

Green Deal e competitività non devono essere in opposizione. Motivo? “Il costo dell’inazione sta aumentando, impone maggiori costi all’economia e crea danni sociali. Bisogna raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e i target per il clima, garantendo competitività alle imprese”. Così la vicepresidente esecutiva della Commissione europea per la Transizione pulita, giusta e competitiva, Teresa Ribera, convinta che “una transizione economica giusta può creare fino a 3,5 milioni di posti di lavoro”. L’occasione è stata la presentazione dei Piani energetici e climatici dei Paesi membri che delineano le strategie per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Si tratta dei piani definitivi degli Stati rispetto alle bozze iniziali che fotografano un’Unione sempre più vicina al -55% di emissioni nette di gas rispetto ai livelli del 1990 come previsto dalla Legge europea sul clima. Restano tuttavia differenze tra settori e Paesi.

Un’immagine dell’alluvione che ha colpito Valencia nel 2024 

“Ogni disastro climatico per cui non siamo preparati ci colpisce più duramente Basta pensare le perdite legate al clima nell’Unione europea negli ultimi tre anni, ne abbiamo individuate almeno 163 miliardi di euro nel territorio europeo per il periodo 2021-2023. Un ulteriore motivo per cui vogliamo puntare sugli investimenti e non nell’affrontare perdite e costi”, sono le parole della commissaria spagnola convinta che l’Unione europea “può raggiungere il target di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e creare le condizioni per arrivare al 90% entro il 2040. La competitività, la sicurezza, la creazione di ricchezza e l’inclusività dipendono dalla nostra capacità di portare avanti un piano d’azione politico coerente e globale”.

I danni causati dall’alluvione che ha colpito la Germania ammontano a 10 miliardi di euro 

I Piani energetici e climatici

L’obiettivo principale ora è di armonizzare e trovare un equilibrio tra i piani del clima presentati dai vari Paesi membri e colmare i gap tra i settori. Una priorità per le istituzioni di Bruxelles e una strategia che fino adesso ha funzionato. “Sono lieto di annunciare che l’Unione europea è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo per il 2030. Emerge direttamente dalla valutazione della Commissione sui Piani Nazionali per l’Energia e il Clima definitivi. L’Ue ha già ridotto le emissioni del 37% dal 1990, dell’8% solo nel 2023. Se continuiamo su questa strada, sono fiducioso che ce la faremo”, ha dichiarato il commissario europeo all’Azione climatica, Wopke Hoekstra.

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“I Piani Nazionali per l’Energia e il Clima integrano le politiche dell’UE che stanno già mostrando risultati impressionanti. Ad esempio, il settore ETS (le attività industriali ad alta intensità energetica) ha quasi dimezzato le emissioni che copre dal 2005. La buona notizia è questa: ci stiamo avvicinando costantemente ai nostri obiettivi per il 2030. Se gli Stati membri attuano pienamente i loro piani parallelamente alle politiche dell’Ue, siamo sulla buona strada per ridurre le emissioni nette di gas serra di circa il 54%, a solo un punto dal nostro obiettivo del -55%, mentre l’economia è cresciuta del 70% a dimostrazione che crescita e azione climatica possono andare di pari passo”, ha dichiarato ancora Hoekstra.

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I comparti

I comparti regolati dal Regolamento sulla Condivisione degli Sforzi (Esr) – trasporti, edifici, agricoltura, piccola industria e rifiuti – vedranno una riduzione stimata del 38% delle emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Un netto miglioramento rispetto alle bozze, ma ancora distante dal target Ue del -40%. In particolare, cinque piani su 23 mostrano un divario rispetto agli obiettivi nazionali fissati dall’Esr, segnalando la necessità di ulteriori sforzi da parte di alcuni Stati membri.

Anche nel settore Lulucf (uso del suolo, cambiamenti d’uso e foreste) permane una distanza di 45-60 MtCOeq (milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica) dagli obiettivi, nonostante l’impegno rafforzato di diversi Paesi. Ciò rappresenta un gap pari al 100-140% del target 2030. Sono ora nove (erano cinque nelle bozze) gli Stati che prevedono di rispettare i loro obiettivi Lulucf, ma sarà necessario sfruttare appieno strumenti disponibili come la Politica agricola comune (PAC) e gli aiuti di Stato per colmare le distanze residue.

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Rinnovabili

Il quadro è più positivo sul fronte delle rinnovabili: due terzi degli Stati membri hanno innalzato i propri obiettivi, allineandosi al vincolo europeo del 42,5% entro il 2030.

L’ambizione collettiva mostra ora un divario residuo di appena 1,5 punti percentuali, e se le proiezioni più ottimistiche saranno realizzate, l’Ue potrebbe addirittura superare il proprio obiettivo. Sul fronte dell’efficienza energetica, i piani finali indicano un miglioramento pari a una riduzione dell’8,1% dei consumi finali, ma resta un gap di 31,1 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtoe) per centrare il target del -11,7%. Pur mostrando impegni nazionali spesso più ambiziosi rispetto alle stime, serviranno misure più decise per ridurre la domanda energetica. Il miglioramento rispetto alle bozze è comunque tangibile. Ora bisogna trasformare le proiezioni in realtà concrete: accelerare l’attuazione delle misure, rafforzare le politiche settoriali e mobilitare efficacemente fondi pubblici e privati.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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