in

Nepal, il governo: “Le tigri sono troppe e attaccano l’uomo”

“In un paese così piccolo, abbiamo più di 350 tigri. Sono troppe, non possiamo lasciare che divorino gli umani”. Nepal, Asia Meridionale, 148 mila chilometri quadrati, il Paese dell’Everest. Le parole del primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli, pronunciate a margine di un incontro organizzato per esaminare i risultati ottenuti dallo stato in termini di contrasto ai cambiamenti climatici, alimentano il dibattito. Qui più che altrove l’obiettivo di tendere una mano a una specie sull’orlo dell’estinzione è stato, negli anni, brillantemente raggiunto: lo stop al bracconaggio, l’ampliamento della copertura forestale del paese e la realizzazione dei corridoi forestali che collegano, di fatto, 16 diverse zone protette del Nepal con aree dell’India settentrionale hanno portato, tra il 1992 e il 2016, a raggiungere l’obiettivo del raddoppio del numero di tigri.

Biodiversità

Deforestazione e conversione a palmeti devastano gli ecosistemi

20 Gennaio 2025

40 morti in 4 anni

Un secolo fa, in Asia le tigri selvatiche erano più di centomila, oggi sono appena 5.600.Il Nepal è stato così il più virtuoso tra i paesi – Cina, India, Thailandia, Indonesia e Russia gli altri – chiamati a invertire il trend. Ma c’è un “ma”, a quanto pare. Secondo i dati del governo, gli attacchi delle tigri avrebbero causato 40 morti e 15 feriti tra il 2019 e il 2023. Una cifra che sarebbe sensibilmente più alta, secondo le autorità locali. Di qui, la presa di posizione del premier, che lo scorso dicembre ha dichiarato che il numero di tigri considerato sufficiente in Nepal è di 150 individui. E gli altri? “Potremmo inviarli ad altri paesi in regalo”, ha detto, come riportato dalla Bbc. Diceva sul serio.

Biodiversità

Le giraffe non sanno andare in salita. “Grazie a questa scoperta ora possiamo proteggerle”

18 Dicembre 2024

L’equilibrio tra specie

Esiste un numero di tigri da considerare “sostenibile” nell’equilibrio con le popolazioni umane? “È assurdo pensare la crescita della loro popolazione sia pericolosa”, spiega a Green&Blue il naturalista Ullas Karanth, direttore emerito del Centre foe Wildlife Studies di Bangalore, 45 dei suoi 76 anni trascorsi a studiare l’ecologia di questi grandi felini. “La verità – aggiunge – è che spesso i politici sono confusi e cercano di accontentare tutti e, elemento più grave di tutti, incoraggiano l’invasione umana dell’habitat delle tigri per ottenere più voti. La questione dirimente è rappresentata dalla disponibilità di prede nell’area in cui vivono. Ciascuna tigre – aggiunge – dovrebbe trovarsi nelle immediate vicinanza di circa 500 potenziali prede, cervi, antilopi e bufali in primis”. Piuttosto, Oli e il governo nepalese dovrebbero concentrare i loro sforzi sull’espansione delle aree naturalistiche protette.

Biodiversità

Stop alla caccia ai canguri: in Australia partono gli appelli dopo gli incendi

19 Gennaio 2025

Le zone cuscinetto

Gli attacchi delle tigri agli esseri umani, registrati proprio ai margini delle foreste, nascono dalla necessità di uscire dalle zone di protezione in cerca di prede. Le aree più critiche sono le “zone cuscinetto” tra i parchi naturali e gli insediamenti umani, dove la compresenza di animali selvatici e cittadini è all’ordine del giorno: qui gli allevatori portano il bestiame a pascolare, qui le tigri hanno sempre incontrato gli esseri umani. Oggi, evidentemente, accade più spesso.

“Campagne rivolte ai cittadini, come quelle che abbiamo sviluppato con il Centre for Wildlife Studies, possono accrescere la consapevolezza della comunità, ma non eliminare il conflitto naturale che si genera dalla coesistenza di popolazioni di tigri in età riproduttività con agricoltura e allevamento – spiega ancora Karanth – Bisogna investire nell’espansione degli habitat delle tigri e nel fornire incentivi concreti alle persone affinché non occupino le aree a rischio. C’è molto margine di manovra, perché i cittadini si offrono volontarie per trasferirsi in aree più urbane, dove possono beneficiare di una migliore istruzione, lavoro, salute e altre risorse. Ma a quanto pare nessuno ci sta pensando seriamente”.

World economic forum

Global Risks Report 2025, l’emergenza climatica tra i primi 10 rischi globali

15 Gennaio 2025

La convivenza possibile

In questi mesi, il problema della convivenza tra tigri e uomini sta alimentando il dibattito nella comunità scientifica. “Le strategie di conservazione hanno una valenza ecologica, ma anche una ricaduta sociale”, sottolinea alla Bbc lo zoologo Karan Bahadur Shah. “La perdita di vite umane va prevenuta, le comunità locali devono essere parte integrante dei progetti di conservazione, va evitato che si rivoltino contro di esso”. La stessa predazione del bestiame da parte delle tigri, che negli ultimi è in costante aumento, alimenta la rabbia della popolazione: dinamiche che, con i dovuti distinguo, registriamo anche in Europa con lupi e, in parte orsi.

“Una parte significativa della popolazione del Nepal vive ancora in aree rurali e dipende dalle risorse forestali, ma gli sforzi di conservazione delle tigri non possono avere impatti così significativi”, conferma alla Bbc Thakur Bhandari, presidente della Federation of Community Forestry Users Nepal. “Noi lavoriamo per la tutela delle foreste e non possiamo, dunque, essere contro la fauna selvatica, ma neanche ignorare il suo impatto sugli esseri umani e sulla nostra società”.

Ecosistemi e clima

Aree protette, parchi e riserve naturali alle prese con le sfide del clima

17 Dicembre 2024

Il potenziale habitat delle tigri

“Quel che è certo è che i numeri delle tigri sono ancora troppo bassi a livello globale e anche a livello locale, in India e Nepal – riprende Karanth – Ciò non significa che non emergano conflitti nelle aree in cui le tigri hanno alti tassi riproduzione. Dobbiamo leggere la questione nella prospettiva della specie, e non del singolo animale: il potenziale habitat delle tigri nel mondo è di 1,5 milioni di chilometri quadrati. Le tigri a densità ragionevole e in riproduzione occupano meno del 6% di quest’area: due secoli fa abitavano 30 paesi, oggi le troviamo in dieci”.

Biodiversità

Delle foreste pluviali abitate da animali vertebrati solo il 25% è davvero integro

17 Dicembre 2024

Un tema spinoso

In Nepal, oggi, la gestione delle tigri resta un tema decisamente “spinoso”. E il Dipartimento dei parchi e della fauna selvatica ne è perfettamente consapevole: così, gli animali responsabili di aggressioni mortali agli uomini vengono catturati e tradotti in cattività. “Ma gli zoo e i centri di recupero sono già abbondantemente pieni da tigri problematiche”, annotano gli esperti. Di qui, l’urgenza di un protocollo che regoli il loro salvataggio, la loro gestione e, infine, la loro “riabilitazione”.“Ma io trovo assurda l’idea di spendere milioni di dollari per tradurre in cattività le tigri considerate in eccesso – spiega Karanth – Più utile è l’abbattimento degli esemplari protagonisti di casi predazione sugli esseri umani, utilizzando i fondi per incentivare l’abbandono delle aree a rischio da parte dei cittadini che vivono a ridosso delle foreste”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


Tagcloud:

Ue, da oggi vietato usare Bisfenolo A nei contenitori per alimenti

Quando il cavolo è ornamentale: i consigli per coltivarlo