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Le foreste sono in crescita ma non abbassiamo la guardia

Vietato fare gli “addormentati” nel bosco. O meglio, vietato abbassare la guardia su tutto ciò che riguarda le nostre aree forestali perché la buona notizia, ricorda il ricercatore Giorgio Vacchiano che sarà sul palco del Festival di Green&Blue la mattina del 5 giugno, è che in Italia sono più del previsto e stanno “offrendo un importante contributo nell’assorbimento di CO?, anche se non sufficiente rispetto alle emissioni dell’uomo”, ma la cattiva notizia è che se non ce ne occupiamo possono facilmente tornare a rischio nel volgere di pochi anni.

Il programma

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Si stima infatti che ogni 10 anni il 3% della biomassa europea sia a rischio di essere distrutta da tempeste di vento, incendi e attacchi di insetti, e la vulnerabilità a questi disturbi è in aumento. Per fortuna però attualmente, in un generale contesto negativo di crisi climatica, incendi e perdita di habitat e biodiversità, le foreste italiane stanno dando segnali incoraggianti. Lo stato delle nostre foreste è infatti in costante crescita, “abbiamo ormai raggiunto 11 milioni di ettari tra foreste e altre terre boscate” spiega Vacchiano, ricercatore e docente in Gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano, ricordando l’importanza di implementare “una gestione attiva di questi ettari”.

“Inoltre – continua il professore – gli ultimi inventari nazionali delle emissioni ci mostrano, al 2023, come le foreste italiane assorbono 53 milioni di tonnellate di anidride carbonica, in pratica il 14% delle emissioni. Un dato quasi raddoppiato rispetto alle ultime rilevazioni, anche se in realtà va considerato il fatto che sono cambiate modalità di conteggio e sono stati aggiornati i dati di base. Però sappiamo comunque che l’espansione forestale è superiore rispetto a quella simulata finora dai modelli e che anche il servizio di assorbimento di CO? è di conseguenza cresciuto. Un dato più confortevole di quanto pensavamo”. Questo prezioso eco-servizio offerto dai boschi, fondamentale per le vite di tutti noi, va però preservato con molta attenzione.

Giorgio Vacchiano, Ricercatore dell’Università Statale di Milano ed esperto di gestione forestale 

“Perché le foreste continueranno ad assorbire anidride carbonica a patto però che non siano minacciate dalle elevate temperature provocate dalla crisi del clima, dagli eventi estremi o dal peggioramento degli incendi. Le foreste di montagna per esempio, in salute, devono essere protette e in generale il punto è che non possiamo addormentarci, ma dobbiamo gestirle e tutelarle”.

Così come non dobbiamo pensare che la tendenza degli ultimi due anni – un 2023 con meno incendi devastanti in Italia e un 2024 molto umido – siano ormai la norma, perché “la crisi del clima ci insegna che non è assolutamente detto che non arrivino nuovamente eventi estremi che possono stravolgere tutto” e farci ritornare indietro. Un dato invece, secondo Vacchiano, preoccupa: “Quello sulla superficie forestale pianificata, che definirei inchiodato, perché rimane fermo al 15%. Le foreste che hanno strumenti e documenti di pianificazione sono ancora troppo poche. Sulle foreste ora, come Stato membro dell’Unione europea, abbiamo 18 mesi per realizzare il National Restoration Plan che dovrà identificare un 10% di foreste da sottoporre a protezione rigorosa per proteggerne la biodiversità. Ecco, speriamo sia un nuovo passaggio utile per la conservazione”.

Se l’Italia offre segnali di speranza, nel mondo però ci sono ancora troppe criticità sul futuro di alberi e boschi. Situazioni che ci ricordano come è ancora necessario agire per difendere questi nostri preziosi alleati. Pensiamo all’Amazzonia brasiliana, ora in ripresa ma dove “soprattutto all’epoca di Bolsonaro si è deforestato tanto”, oppure a quella boliviana “che sta vivendo un momento di forte crisi”, entrambi luoghi dove “il traguardo fissato di deforestazione zero al 2030 appare lontano”. E poi per esempio le foreste africane “difficili da monitorare” o ancora il Perù e le aree verdi degli Stati Uniti oggi colpite soprattutto dai passi indietro del presidente Donald Trump che punta a ottenere legno nazionale mentre “sta licenziando tantissimi ricercatori forestali fondamentali per la ricerca scientifica”.

Barbara Mazzolai, Direttore del Centro di Micro-BioRobotica (CMBR) IIT 

Meglio dunque ancorarsi, per non addormentarsi, agli esempi virtuosi: l’Indonesia e la Malesia che stanno frenando i tassi di deforestazione da palma da olio e l’Europa dove a gennaio entrerà in vigore la legge sulla deforestazione relativa al tracciamento sull’origine dei prodotti. Infine, sempre dall’Italia, c’è da lodare anche l’impegno di alcune città nel piantumare alberi: “Se ne parla meno, ma lo si sta facendo con più attenzione. Penso a realtà che stanno lavorando molto bene, con piani verdi ambiziosi, come Firenze e Padova, oppure alla stessa Milano dove si sperimenta nel piantare mix di specie diverse e si usano idrogel per trattenere l’acqua durante la siccità. Sono modi concreti per proteggere gli alberi e, di conseguenza, per proteggere noi stessi”.

L’articolo è tratto dal numero di Green&Blue in edicola il 4 giugno, allegato a Repubblica e dedicato al Festival di Green& Blue (Milano, 5-7 giugno)

La partecipazione al G&B Festival è gratuita previa registrazione.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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