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La crisi climatica sta velocizzando il turnover delle specie

Il turnover temporale delle specie che abitano una determinata area geografica, ossia l’espansione nella popolazione di alcune e la riduzione in quella di altre, è un fenomeno naturale. Tuttavia, il cambiamento climatico e in particolare la variazione nelle temperature, sia in termini di riscaldamento che di raffreddamento, sta velocizzando questo processo. È quanto emerge dai risultati di uno studio pubblicato su Nature e coordinato da Malin Pinsky, professore associato di ecologia e biologia dell’evoluzione presso la University of California di Santa Cruz (Stati Uniti).

“È come mescolare un mazzo di carte, e il cambiamento di temperatura ora sta mescolando il mazzo sempre più velocemente – commenta il docente – La paura è che alla fine si cominci a perdere qualche carta”. L’importanza di studiare questo fenomeno, spiegano infatti gli autori dello studio, riguarda la possibilità di prevedere quali specie potrebbero subire maggiormente le conseguenze negative di questo cambiamento e poter così provvedere a proteggerle.

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Nel dettaglio, il gruppo di ricerca ha analizzato la velocità di turnover di moltissime specie terrestri, marine e di acqua dolce, sia animali che vegetali, prendendo in considerazione habitat sparsi in tutti i continenti. Le aree più rappresentate nello studio sono il Nord America, il centro-nord dell’Europa, il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Sudafrica e l’Antartide. Dalle analisi è emerso che fino al 5,1% delle specie terrestri che vivono in zone caratterizzate da una maggiore variazione di temperatura viene rimpiazzato ogni anno. Lo stesso valore è pari al 5,2% per quanto riguarda le specie di acqua dolce e al 3,2% per le specie marine. Nelle aree che tendono ad andare incontro a una variazione di temperatura più moderata nel corso del tempo, per esempio quelle in cui si osserva un riscaldamento pari a circa 0,5 gradi centigradi l’anno, l’1,4% delle specie terrestri, il 2,6% di quelle di acqua dolce e l’1% di quelle marine viene rimpiazzato ogni anno.

“La temperatura influisce su tutto, dalla velocità del battito cardiaco alla flessibilità e porosità delle membrane cellulari, dalla quantità di cibo che gli animali mangiano alla velocità di crescita delle piante – prosegue Pinsky – La temperatura è per molti versi il metronomo della vita”.

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Ma, oltre alle variazioni di temperatura, ci sono anche altri fattori che influiscono sulla velocità di turnover delle specie. Uno emerso nel corso dello studio è la variabilità, o eterogeneità, degli habitat in una determinata area. In sostanza, le specie che vivono in zone caratterizzate da habitat molto “omogenei” sono quelle che tendono ad andare incontro a turnover più rapidi in caso di variazioni di temperatura. Si tratta di un fatto intuitivo: vivere in un’area che non offre alternative sufficientemente diversificate in termini di riparo per esempio dal caldo o dal freddo eccessivo significa avere minori possibilità di adattamento ai cambiamenti. In particolare, secondo i risultati della ricerca, in condizioni di variazioni di temperatura comparabili, le specie terrestri che vivono in zone omogenee dal punto di vista paesaggistico mostrano in media una velocità di turnover doppia rispetto a quelle che vivono in ambienti maggiormente diversificati.

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Infine, concludono gli autori, anche gli impatti antropici non necessariamente collegati ai cambiamenti di temperatura, come l’utilizzo delle terre, l’inquinamento e l’introduzione di specie aliene, contribuiscono ad esacerbare il fenomeno dell’accelerazione del turnover, riducendo di fatto l’estensione degli areali delle diverse specie.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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