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“La crisi climatica è già nei nostri campi”. L’agricoltura europea tra rischi e opportunità

“La crisi climatica non è un concetto astratto. È già nelle nostre case, nelle nostre città, si può toccare nei nostri campi”. A dirlo sono gli agricoltori che hanno partecipato a “Back to Growth”, l’evento che Bayer ha organizzato a Bruxelles il 10 e l’11 giugno. Sono passati ormai due anni dall’inizio della “rivolta dei trattori”, che ha visto gli agricoltori protestare contro le politiche europee, ma le criticità che coinvolgono il settore, come emerge dalla due giorni, sono lontane dall’esser risolte.

Le sfide

Al centro del dibattito, l’industria europea delle scienze della vita. Nonostante sia stato un motore di innovazione, il settore sta infatti perdendo terreno rispetto a competitor come Stati Uniti e Cina. Le sfide sono molte: rafforzare l’economia senza compromettere la sostenibilità, colmare il divario di produttività e innovazione mantenendo gli obiettivi climatici, stimolare le industrie della salute e dell’agricoltura garantendo al contempo prezzi accessibili per i consumatori. Per quanto riguarda l’agricoltura, soddisfare l’aumento di domanda di prodotti, alla luce del cambiamento climatico e degli obiettivi di sostenibilità, è una sfida economica che continua in molti casi a scontrarsi con le esigenze pratiche degli agricoltori. La chiave, secondo gli esperti che hanno partecipato all’incontro può essere riassunta in una parola: innovazione.

Nicolas Lobet PRYZM 

La divisione Crop Science in Italia

“Trovo l’Italia estremamente interessante per almeno due ragioni. La cultura affonda le radici nel cibo, e questo rende il settore importante non solo per l’economia, ma anche per la cultura. L’altro fattore è l’attenzione della filiera: gli agricoltori sono molto aperti all’innovazione e a soluzioni che portano maggiore efficienza e qualità”, racconta Patrick Gerlich, ad di Bayer Crop Science Italia. La divisione è presente in Italia con due centri di ricerca, a Latina e a Olmeneta, in provincia di Cremona. Possiede inoltre cinque centri di sperimentazione per nuove molecole. Obiettivo è infatti quello di studiare soluzioni per l’agricoltura rigenerativa, per aumentare la resa e mitigare il cambiamento climatico, che impatta sempre più sul territorio: “Da quando sono qui, ho visto siccità e alluvioni che rendono l’agricoltura molto più difficile. Allo stesso tempo, gli agricoltori devono affrontare costi elevati, ad esempio, per l’energia, che ha un prezzo più alto rispetto al nord Europa. Dunque, non è semplice produrre cibo di qualità in quantità sufficienti. Questo mestiere diventa ogni anno più sfidante”, aggiunge Gerlich. In questo contesto “cerchiamo di contribuire in modo concreto, portando innovazioni sul mercato: agrofarmaci di origine chimica e naturale, sementi e tool digitali”.

Il mais “smart” che resiste ai forti venti

In Italia, ad esempio, Bayer ha sviluppato e testato una nuova tecnologia: Preceon- Smart Corn System. “Questa innovazione è nata in parte nel nostro centro di ricerca a Olmeneta, dove abbiamo lavorato a stretto contatto con i maiscoltori. È un sistema che abbina un ibrido di mais a statura ridotta (circa il 30% più basso del mais convenzionale) alla nostra piattaforma digitale Climate FieldView, che aiuta a visualizzare cosa accade nel campo e offre raccomandazioni per la semina, la raccolta e la gestione della coltura”. Questa tipologia di mais non solo è più bassa ma anche radicata più in profondità nel terreno, per dare una maggiore stabilità in caso di vento forte (“abbiamo visto gli effetti nel Nord Italia”, aggiunge Gerlich). Le caratteristiche della pianta permettono inoltre di seminare a una densità più alta. “In Italia questo mais viene usato nel trinciato per l’alimentazione degli animali. Utilizzando lo Smart Corn, la percentuale di amido nel mais è maggiore, come anche quella di fibra altamente digeribile con un aumento nella produttività di latte , fino a due litri di latte in più al giorno. È un valore aggiunto importante per gli agricoltori e per la filiera del latte, con grandi vantaggi sia in termini di sostenibilità che economici, migliorando la produttività”, conclude Gerlich.

Matthias Berninger, head of Public Affairs, Sustainability and Safety di Bayer 

Il ruolo dell’Europa

Ma tornando all’Europa, con l’intensificarsi del cambiamento climatico, come possiamo conciliare le esigenze economiche e pratiche degli agricoltori? “Entro il 2030, non solo affronteremo un cambiamento climatico rapido e già visibile, ma avremo anche 8,5 miliardi di persone sul pianeta, di cui 5 miliardi vivranno in città. Questo comporterà una domanda elevata di prodotti agricoli. Quindi, da un lato ci sarà una domanda crescente, dall’altro maggiori problemi legati al clima. Gli agricoltori che saranno in grado di resistere alla pressione del cambiamento climatico avranno una grande opportunità per soddisfare questa domanda. Il problema in Europa è che a volte tendiamo ad avere una mentalità restrittiva. L’agricoltura dovrebbe essere vista come un’opportunità di crescita. Ci serve un cambio di mentalità”. Sono le parole di Matthias Berninger, head of Public Affairs, Sustainability and Safety di Bayer, secondo il quale è necessario “raddoppiare gli sforzi”, a maggior ragione con il vento che soffia da oltreoceano: “Abbiamo assistito alla decisione dell’amministrazione degli Stati Uniti di ridurre l’impegno nella lotta alle emissioni di carbonio. Questo potrebbe tradursi, nei prossimi anni, in un aumento delle emissioni. Questo è un problema, perché il cambiamento climatico sta impattando già oggi sull’agricoltura. Cosa possiamo fare? L’adattamento e la resilienza diventeranno ancora più importanti per gli agricoltori. L’Europa è una delle regioni più colpite dall’aumento delle temperature, in particolar modo il Mediterraneo, ma anche gran parte della Francia, dell’Italia e della penisola iberica. Dobbiamo riflettere su questo in modo molto analitico”, conclude Berninger.

Jessica muller castagliuolo


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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