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Jessica McKenzie: “Fermiamo l’Orologio dell’Apocalisse, non c’è più tempo da perdere”

C’è un tic-tac che non indica il tempo che passa, ma è il suono della consapevolezza che dovremmo avere. Se impareremo ad ascoltarlo – sostiene la giornalista americana Jessica McKenzie – forse ci renderemo conto davvero che “non c’è più tempo da perdere” e allora cominceremo a intervenire per cambiare l’inesorabile scadenza a cui siamo destinati. La scadenza in atto è quella dell’Orologio dell’Apocalisse, il famoso “Doomsday clock”. Uno strumento, simbolico ma estremamente efficace, che da quasi ottant’anni ci ricorda i rischi per la sicurezza globale derivanti dall’accelerazione dei progressi tecnologici, quelli che possono avere conseguenze negative per le vite di tutto il Pianeta.

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Nel 1945 furono Albert Einstein, J. Robert Oppenheimer e altri scienziati dell’Università di Chicago a creare il Bulletin of the Atomic Scientist, l’organizzazione no profit che due anni dopo ideò l’orologio con l’idea di usare l’immaginario dell’apocalisse, ovvero la mezzanotte, per darci conto di come le esplosioni nucleari e altri fattori potessero minacciare l’umanità.

Dopo la Guerra Fredda però l’orologio, pur sempre con un’attenzione al rischio nucleare, è stato doverosamente aggiornato inserendo nel suo tic-tac anche le minacce legate ai cambiamenti climatici innescati dalle emissioni umane e all’effetto delle tecnologie più dirompenti, tra cui quelle dei combustibili fossili e oggi anche di un uso errato dell’intelligenza artificiale. Dall’avvento di internet ogni gennaio il Bulletin of Atomic Scientist ci dà conto sul web di come si stanno spostando le lancette e metaforicamente nel 2024 si è arrivati al punto più vicino alla mezzanotte: mancano infatti solo 89 secondi all’Apocalisse, uno in meno rispetto ai 90 dell’anno precedente.

Un secondo potrebbe sembrarci poco, ma come spiega Jessica McKenzie, giornalista del Bulletin of the Atomic Scientists che al Festival di Green&Blue venerdì 6 giugno alle ore 18:30 racconterà in dettaglio quanto siamo vicini alla fine del mondo, è un’unità di tempo che contiene una marea di informazioni. Ad esempio il fatto che stiamo superando diversi punti di non ritorno potenzialmente irreversibili: “Penso alla foresta pluviale amazzonica che si sta trasformando da pozzo a fonte di carbonio, alla perdita della calotta glaciale della Groenlandia, al collasso della circolazione atlantica meridionale” ricorda McKenzie, specificando però come potremmo ancora allungare il tempo di avvicinamento all’apocalisse “attraverso drastici tagli alle emissioni di gas serra”. Sfruttare i “punti di svolta positivi” come ad esempio le energie rinnovabili – sostiene la giornalista appassionata di natura e di trekking e i cui articoli sono stati pubblicati anche su The New York Times e National Geographic – “sarà fondamentale per scongiurare il peggio della crisi climatica” anche se purtroppo gli attuali segnali che arrivano dall’amministrazione Donald Trump negli Stati Uniti vanno nella direzione opposta, dato che “ha sistematicamente attaccato e indebolito l’azione per il clima e la ricerca”.

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A queste criticità vanno poi aggiunti i rischi nucleari che, soprattutto con la guerra in Ucraina, sono sempre presenti; così come quelli biologici dettati da malattie “emergenti e riemergenti” scrivono dal Bullettin, fra cui per esempio la “persistenza dell’influenza aviaria”, e infine quelli legati all’intelligenza artificiale che necessita di regole più ferree per evitare che in futuro le macchine prendano al posto nostro perfino “decisioni militari”. Se però ascolteremo bene il ticchettio dell’Orologio dell’Apocalisse, conclude la giornalista, allora ci renderemo conto come le lancette non vogliono “terrorizzare le persone ma ricordare loro che queste minacce sono create dall’umanità, la stessa che può anche trovare le soluzioni per salvarci”.

La partecipazione al G&B Festival è gratuita previa registrazione.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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