Il paradiso protetto. Durante la Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC-3) in corso a Nizza è arrivata una bella notizia: la Polinesia Francese ha annunciato la creazione della più grande Area marina protetta al mondo. Sappiamo bene quanto fra inquinamento, sovrapesca, acidificazione, innalzamento delle temperature, perdita di biodiversità e diminuzione delle specie i mari del mondo siano oggi sottoposti a costante pressione. Per questo la scelta di ampliare le aree protette, dove limitare le azioni antropiche, è un’iniziativa che include un messaggio di speranza per il futuro. Un messaggio che la Polinesia Francese ha deciso di inviare al mondo. L’estensione dell’Area marina protetta coprirà infatti tutta la Zona economica esclusiva (ZEE) del Paese: verranno tutelati circa 5 milioni di chilometri quadrati di mare con limitazioni per esempio alla pesca a strascico e attenzioni particolari alla protezione degli ecosistemi. Saranno anche imposti limiti a qualsiasi pratica estrattiva e mineraria, tema molto discusso a Nizza vista l’intenzione di Donald Trump – nonostante gli Usa non siano presenti alla Conferenza – di voler sfruttare anche le risorse degli abissi.
La Polinesia, luogo di meravigliosi coralli che come ovunque sono in forte difficoltà (il 50% di quelli di tutto il mondo è già gravemente impattato), ospita una biodiversità unica fra cetacei e specie marine: le sue acque sono l’habitat di 21 specie di squali, di uno straordinario sistema di barriera corallina con 176 specie di coralli e 1.024 specie di pesci. Per questo si è deciso, di 5 milioni di AMP, di conservarne 1 milione come aree quasi completamente protette, di classe 1 e 2, dove in pratica è consentita solo una pesca tradizionale e sostenibile, oppure dove si potranno tenere attività di ecoturismo o di ricerca. Nel 2026 poi il governo si è poi impegnato ad aggiungere altri 500mila chilometri quadrati all’area. “Abbiamo gestito questa ZEE con saggezza per secoli, utilizzando le tecniche tramandate dalle generazioni precedenti a noi e dai nostri antenati, ma ora volevamo fare un passo coraggioso in avanti per essere in linea con gli standard internazionali dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, ndr)” ha detto il presidente della Polinesia francese, Moetai Brotherson. “Si tratta di un risultato straordinario e di un contributo di rilevanza mondiale alla protezione del nostro Oceano” ha dichiarato Grethel Aguilar, direttore Generale dell’IUCN, aggiungendo che “dando priorità alla biodiversità, alle conoscenze tradizionali e alle generazioni future, la Polinesia Francese ha stabilito un nuovo standard di leadership nella conservazione marina. Questi impegni dimostrano che i piccoli territori insulari possono avere un impatto enorme sulla sostenibilità globale”. Impegni che, tra l’altro, arrivano proprio da luoghi meno responsabili delle emissioni climalteranti ma altamente impattati dalle conseguenze della crisi climatica innescata dall’uomo: anche i territori polinesiani infatti soffrono per l’innalzamento dei livelli del mare dovuto dal surriscaldamento degli oceani.
A Nizza l’estremo tentativo per salvare gli oceani: “Sempre più caldi, acidi e inquinati”
09 Giugno 2025
Ora si tratterà di capire se altri Paesi seguiranno l’esempio, nel tentativo di centrare l’obiettivo – stabilito dal High Ambition Coalition for Nature and People – di proteggere il 30% degli oceani entro il 2030, un traguardo che appare lontano se si pensa che oggi solo l’8.3% dei mari è realmente tutelato da Aree marine protette. La prossima che potrebbe seguire la Polinesia è Samoa che ha annunciato di voler tutelare il 30% delle sue acque nazionali. Inoltre sempre la Polinesia Francese ha spiegato, per permettere alla pesca e l’economia di prosperare, che creerà delle zone di pesca artigianali per un totale di 186mila chilometri quadrati attorno alle Isole Australi, Marchesi e Gambier. Qui si potrà pescare solo con lenza e su barche inferiori a 12 metri, mentre la pesca industriale sarà severamente vietata. Per il presidente francese Emmanuel Macron si tratta di una “decisione storica che segna una svolta nella protezione dell’Oceano Pacifico. Forniremo alla Polinesia i mezzi per monitorare queste aree” e ha aggiunto che al termine della Conferenza di Nizza spera di arrivare, fra accordi e annunci, a una protezione del 12% degli oceani rispetto agli otto attuali. Nel frattempo i Paesi che hanno ratificato il Trattato sull’alto mare sono quasi 50, numero che si avvicina alla soglia necessaria di 60 per poter far entrare in vigore a breve i termini dell’accordo (che è giuridicamente vincolante e riguarda le acque internazionali), un accordo che rientra nel famoso impegno 30×30, ovvero proteggere il 30% di terre e mari entro il 2030. In attesa di nuove adesioni nella Conferenza di Nizza che terminerà venerdì si susseguono poi anche gli annunci di iniziative di gruppi privati impegnati nella protezione dell’oceano. Dall’Italia, il Gruppo Prada e Unesco per esempio hanno lanciato un nuovo fondo per la conservazione chiamato “Sea Beyond Multi-Partner Trust Fund for Connecting People and Ocean” con un contributo iniziale di Prada di 2 milioni di euro e che ha lo scopo proprio di mobilitare risorse, dei privati, per aiutare la difesa dei mari.