Due indicatori, stesso gigantesco problema. Tra fine giugno e inizio luglio l’Agenzia spaziale europea, l’Esa, ha pubblicato sui suoi social una immagine abbastanza eloquente: una sorta di mappa dell’Europa centrale dove tutto è rosso, con però un dettaglio importante in più. In un riquadro di color ancor più scuro viene mostrato come in questi giorni le temperature superficiali dell’acqua nel Mar Tirreno siano arrivate a oltre 28 gradi, una cifra altissima se si pensa che solitamente i valori dei mari, come il Mediterraneo e che impiegano tempo per accumulare calore, sono più caldi soprattutto a ridosso della fine dell’estate. Questo primo importante indicatore, unito alle misurazioni delle temperature del suolo in Europa (con picchi di 54° a Siviglia, 49° a Foggia o 45° a Madrid e Roma) ci raccontano come l’ondata di calore che sta trasformando questo giugno in un mese record per molti Paesi europei, stia contribuendo a scaldare i mari e ad accumulare una pericolosa energia che, molto probabilmente, verrà scaricata in autunno sotto forma di eventi meteo estremi.
Crisi del clima
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30 Giugno 2025
Monitorare la temperatura della superficie terrestre così come quella della superficie marina è dunque “fondamentale per comprendere e prevedere i modelli meteorologici e climatici, tenere traccia dei rischi di incendi boschivi, supportare gli agricoltori nella pianificazione dell’irrigazione e orientare la progettazione urbana per mitigare al meglio il calore” scrivono dall’Esa. Parallelamente alle immagini Esa anche Copernicus, con i dati rilevati dal satellite Sentinel-3, mostra in maniera chiara quanto sta accadendo in questa settimana: una intera Europa praticamente senza copertura nuvolosa e con un fortissimo sistema di alta pressione associato a calore prolungato. “Un’intensa ondata di calore è in corso in gran parte d’Europa – scrive Copernicus – causando disagi diffusi, impatti sulla salute e stress ambientale” e gli scienziati ricordano come alcune zone di Spagna, Portogallo e Francia hanno registrato record storici di calore per il mese di giugno, con la Spagna arrivata addirittura a 46 gradi. Ondate di calore e mari più caldi secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) potrebbero dunque portare a decine di migliaia di “morti inutili e in gran parte evitabili”.
“Non è più una questione se avremo un’ondata di calore, ma quante ne sperimenteremo quest’anno e quanto dureranno” ha aggiunto Marisol Yglesias Gonzalez, responsabile tecnico per i cambiamenti climatici e la salute dell’OMS. Nel frattempo, in un’intervista a Politico, Pierre Masselot, esperto della London School of Hygiene and Tropical Medicine che ha pubblicato vari studi sul tema, ha già fatto una prima stima di quanti decessi potrebbe causare in Europa l’ondata di calore tra il 30 giugno e il 3 luglio: circa 4500, spiega. Secondo Masselot i Paesi che sperimenteranno più morti a causa del caldo estremo rischiano di essere Italia, Croazia, Slovenia e Lussemburgo. Per l’OMS il caldo, ogni anno in tutto il territorio del Vecchio Continente, è responsabile di circa 175mila vittime dall’Islanda fino alla Russia ma gli esperti ricordano anche che attraverso forti misure di adattamento, allerta e prevenzione questo numero può drasticamente calare. Un calo possibile a patto che si prendano adeguate misure che però, secondo Teresa Ribera, responsabile della transizione verde dell’UE, attualmente non sono sufficienti perché ” la codardia politica sta ostacolando gli sforzi europei” per affrontare gli effetti della crisi climatica, ha detto Ribera al The Guardian. E nonostante gli effetti dell’emergenza climatica siano più che evidenti non sono ancora previste azioni adeguate dato che alcuni partiti politici “continuano a insistere, con veemenza, che il cambiamento climatico non esiste” conclude Ribera.