Il bracconaggio non è una prerogativa del mondo animale. Contrabbando e mercato nero esistono anche per le piante: in Europa le spezie aromatiche hanno rivoluzionato il commercio e i comportamenti a tavola. Nel XVII secolo con un sacchetto di noce moscata o di pepe nero si poteva acquistare una casa a Londra. Poi è toccato ai tulipani in Olanda e a fine Ottocento alle camelie in Francia. Speculazioni che ritornano sempre. Oggi un chilo del più pregiato legno di agar, conosciuto come oud o gaharau, può costare fino a 40.000 euro. Nelle foreste di Hong Kong, dove questi alberi crescono allo stato selvatico, la raccolta indiscriminata ne ha decimato il numero fino a portare queste specie, non semplici da coltivare, sul baratro dell’estinzione.
Una resina molto rara in natura
Il legno di agar è molto richiesto per la produzione di profumi, incensi e, in forma minore, come ingrediente per la farmacopea tradizionale. Ma in natura è molto raro. È il risultato di un’infezione della pianta provocata da un combinato di funghi e batteri. Quando sono aggrediti, gli alberi, che appartengono a diverse specie dei generi Aquilaria e Gyrinops, rilasciano una resina repellente per gli ospiti indesiderati ma estremamente fragrante per l’olfatto umano. Come se non bastasse la sostanza matura il corredo aromatico solo dodici anni dopo l’aggressione del patogeno. Per estrarla bisogna scavare all’interno del tronco fino a raggiungerne quasi il midollo. Gli alberi di agar si possono coltivare inoculando i parassiti nel tronco ma la qualità non è paragonabile a quella di una pianta adulta se non secolare. Tanto che, secondo le autorità di Hong Kong (il cui significato letterale in cinese è “porto dell’incenso”) solo nel 2023 il taglio illegale di alberi di Aquilaria e Gyrinops è aumentato di dodici volte rispetto all’anno precedente. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha dichiarato “vulnerabili” queste specie (che comprendono per esempio Aquilaria malaccensis, Aquilaria crassna e Gyrinops walla) imputandone il declino alla raccolta indiscriminata per il commercio illegale. Ora il genetista Zhang Huarong della Kadoorie Farm and Botanic Garden, una fondazione locale che si dedica alla protezione degli ultimi ecosistemi naturali della perla d’Oriente, ha iniziato a raccogliere nelle foreste di Hong Kong il materiale genetico di questi alberi per creare una banca del germoplasma. Un archivio vivente per queste specie così delicate che può offrire un punto di ripartenza per studiare nuove tecniche di coltivazione e di conservazione in natura.
Anche la salvia bianca rischia l’estinzione
Un caso di raccolta indiscriminata recente simile a quello del legno di agar riguarda la salvia bianca (Salvia apiana), un arbusto perenne endemico di una zona a confine tra California e Messico. Una pianta sacra per le cerimonie e per la medicina tradizionale dei nativi americani ma oggi molto richiesta per gli incensi industriali. Circa la metà dell’habitat originario di questa pianta è stato fagocitato dalle aree urbane senza contare che le popolazioni rimanenti sono minacciate, oltre che dalla massiccia raccolta illegale, anche dal cambiamento climatico, dalla siccità e dagli incendi. Il mercato nero delle piante, o di parti di esse, non ha confini. In Australia oggi un chilo di semi di Eucalyptus salmonophloia, una specie di eucalipto dalle cui foglie si estrae un prezioso olio essenziale, costa circa 8.000 dollari. Nello stato di New York le radici di una pianta conosciuta come ginseng americano (Panax Quinquefolius) vengono raccolte illegalmente per essere vendute a oltre mille euro al chilo. Per non parlare poi del contrabbando delle piante ornamentali e in particolare delle succulente per il collezionismo botanico. L’anno scorso, solo in Sudafrica, uno degli hotspot di biodiversità per queste specie, sono stati sequestrati oltre un milione e mezzo di esemplari raccolti illegalmente.