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Green science e prodotti ricaricabili: bellezza a impatto zero

“Credo fermamente che la scienza salverà il pianeta”. Ana Kljuic è vicepresidente del settore ricerca e innovazione (R&I) di L’Oréal for the Future e Green Sciences. Ricercatrice di genetica e dermatologia alla Colombia University, ha realizzato nove brevetti firmati l’Oréal. Guarda al futuro con fiducia – si definisce “un’ottimista curiosa” – e pare non aver mai smesso di credere alla possibilità di costruire un mondo più sostenibile. Con l’Oréal “stiamo attivamente lavorando per trasformare gli ingredienti attraverso le scienze verdi. Attualmente, il 66% proviene da fonti naturali o riciclate,” spiega. “Stiamo vivendo un momento complesso ma estremamente entusiasmante, in cui natura, scienza e tecnologia si intersecano, permettendoci di investire sempre più nelle scienze verdi e di utilizzare la natura per creare nuovi ingredienti e offrire prestazioni inedite, sia a livello cosmetico che ambientale”, afferma.

Green Science

Kljuic coordina un’équipe di scienziate e scienziati, con almeno due missioni: “Tradurre in azioni concrete gli obiettivi di sostenibilità che il Gruppo ha stabilito per il 2030 e approfondire l’impatto dei nostri ingredienti, per individuare nuove soluzioni da sviluppare”.

Un esempio tangibile è la produzione della Vitamina C: “Per anni è stata prodotta sinteticamente, oggi, grazie a biotecnologie e chimica verde, ne abbiamo una di origine naturale”. La manager spiega che esempi di questo tipo saranno sempre più frequenti, anche grazie al progredire delle biotecnologie, che “oggi si basano molto sui batteri, ma stiamo esplorando l’uso di microalghe, di piante e parti di esse, come le radici, per produrre nuovi componenti”.

Se si chiede alla ricercatrice l’obiettivo scientifico che sogna raggiungere, risponde: “La sfida più grande è l’integrazione. Abbiamo progetti nel campo dell’agricoltura sostenibile, delle biotecnologie, della chimica verde. L’obiettivo è connettere tutti questi filoni per costruire un portafoglio di ingredienti che sia interamente, o in gran parte, di origine naturale, riciclato, tracciabile e che offra nuove esperienze e prestazioni ai nostri consumatori”, conclude.

Obiettivi al 2030

Ma tutto questo, è solo una parte. Rendere l’industria della cosmesi più sostenibile coinvolge la produzione, il trasporto, gli imballaggi. Se n’è parlato a Parigi in occasione di L’Oréal For the Future, l’evento con stakeholder e associazioni durante il quale il colosso francese ha presentato l’avanzamento del programma di sostenibilità presentato nel 2020. Per l’occasione Le Visionnaire, la sede storica tra rue Saint-Honoré e rue Royale, si trasforma in un percorso che segna le tappe per ridurre l’impatto sul pianeta. Primo piano: natura. Secondo: comunità. Terzo: circolarità. Quattro: clima. Tra gli obiettivi del programma L’Oréal For the Future, entro il 2030 la multinazionale si propone di ridurre le emissioni di gas serra scope 1 e 2 del 57% rispetto al 2019, mentre le scope 3 (derivanti da beni e servizi acquistati, trasporto e distribuzione), del 28%. Ancora, reperire in modo sostenibile almeno il 90% dei materiali bio-based utilizzati nelle formule e negli imballaggi e utilizzare il 75% di ingredienti di origine naturale o da materiali riciclati e il 100% di acqua riciclata nelle fabbriche.

Open Innovation

Per raggiungere questi obiettivi l’Oréal, come mostrato nelle varie exhibition allestite, ha puntato su un modello di open innovation, che mira a “pescare” nuove soluzioni dall’ecosistema di startup e aziende innovative che operano sul territorio, con le quale intessere partnership e alleanze. Modello che è stato innervato con un investimento di cento milioni di euro in cinque anni.

Economia circolare

L’Oréal, la nuova bellezza verde e sostenibile

05 Giugno 2024

Distillare il profumo dei fiori con l’aria

Per fare solo qualche esempio, tra le tecnologie sviluppate, c’è Osmobloom, realizzata in partnership con Cosmo International Fragrances. Si tratta di un sistema di estrazione che cattura il profumo dei fiori senza danneggiarli. Questo metodo usa un flusso d’aria per raccogliere le molecole profumate, permettendo di estrarre aromi anche da fiori precedentemente impossibili da distillare, come il mughetto e il giacinto. Le prime fragranze create con questa innovazione, tra cui la tuberosa, sono già state utilizzate in profumi come Valentino Private Talk. Per restare in ambito profumi, i flaconi di vetro di prodotti di alta gamma sono realizzati da Pochet, aziende di Clichy specializzata nella produzione di imballaggi per le industrie della profumeria, dei cosmetici e del trucco. L’azienda, in parte godendo di sovvenzionamenti pubblici e del supporto di l’Orèal, ha progressivamente ridotto le emissioni del 30% dal 2014, con l’obiettivo di dimezzarle al 2033. Di recente, un importante passo avanti: l’inaugurazione di una fornace elettrica.

La campagna per il refill

Entro il 2030, l’Oréal prevede di utilizzare solo plastica da fonti riciclata o bio-based per gli imballaggi. Tra le iniziative, la possibilità per i consumatori di ricaricare flaconi e confezioni a casa o presso i punti vendita, per limitare l’utilizzo dei contenitori monouso. Il Gruppo ha infatti avviato di recente una campagna mirata a promuovere l’uso di prodotti di bellezza ricaricabili. L’iniziativa vede coinvolti diversi marchi, incluso L’Oréal Paris, nei settori profumeria, skincare, haircare e make-up. Insomma, nei punti vendita saranno installati dei veri e propri dispenser (in Italia, per ora, disponibili da Sephora nei centri commerciali di Marcianise e Arese), dove, chi vorrà, potrà “spillare” lo shampoo, la crema, il profumo preferito. Secondo le stime della multinazionale, usare le ricariche permette di ridurre del 73% l’utilizzo del vetro e del 66% quello della plastica.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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