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Elizabeth Kolbert: “E se fosse già iniziata l’era di una nuova estinzione?”

Quasi senza rendercene conto stiamo passando dalla Primavera silenziosa all’Estinzione silenziosa. Nel 1962, quando Elizabeth Kolbert aveva appena un anno, la zoologa Rachel Carson pubblicò il suo famoso libro – Primavera silenziosa – che descrivendo la scomparsa degli uccelli e dei loro canti a causa dell’uso di DDT e pesticidi diventò un manifesto globale per gli ecologisti. Circa cinquant’anni dopo la statunitense Elizabeth Kolbert, giornalista del The New Yorker con il suo libro La Sesta estinzione – Una storia innaturale, che le è valso il premio Pulitzer nel 2015, ha raccolto il testimone di Carson raccontando la triste evoluzione di una Terra dove sono sempre più gli umani a modificare tutto e a condurci verso una nuova estinzione di massa dopo le precedenti “big five”, l’ultima 65 milioni di anni fa con la scomparsa dei dinosauri.

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Il problema è che in più di mezzo secolo in cui questi importantissimi testi hanno contribuito a far luce sul declino in corso, non ci sono state grandi prove di miglioramenti e vere prese di coscienza. Anzi, dice Kolbert, “non vediamo prove che stiamo ridimensionando le tendenze in atto e nemmeno che siamo disposti a farlo”. Tant’è che nel frattempo, dopo la prima pubblicazione del 2014, Kolbert ha dovuto perfino aggiornare il suo grido d’allarme e il suo testo è riuscito da poco in una nuova versione (edizione Neri Pozza) in cui racconta cosa sta accadendo in un Pianeta dove l’uomo ha trasformato direttamente la metà delle terre emerse libere dai ghiacci e indirettamente, con effetti a catena, l’altra metà, con azioni tali da modificare persino la composizione dell’atmosfera o gli equilibri chimici degli oceani. Il risultato è una drammatica perdita di biodiversità e di organismi alla base della vita, con ripercussioni che oggi possiamo osservare dalle foreste pluviali alla Grande Barriera Corallina, dalla Cordigliera delle Ande sino, banalmente, ai nostri giardini dove mancano gli impollinatori.

Però, lascia intendere l’autrice, c’è ancora speranza, soprattutto se impareremo ad ascoltare la scienza. Una speranza che nel libro – come racconterà Elizabeth Kolbert al Festival di Green&Blue è affidata anche a esempi italiani: lo studio sull’acidificazione naturale che avviene nelle acque attorno al Castello Aragonese di Ischia e che, come fosse un laboratorio, aiuta a comprendere cosa può avvenire in mari oggi sempre più caldi e privi di ossigeno per la crisi climatica. Oppure le scoperte nella gola del Bottaccione, nelle valli di Gubbio, che hanno portato a teorizzare la quinta estinzione di massa legata a corpi celesti. Cresciuta nel Bronx, laureata alla Yale University, oggi Kolbert che nel frattempo ha pubblicato anche Sotto un cielo bianco. La natura del futuro (2022) e Alfabeto per un pianeta da salvare (2024) continua a battersi attraverso i suoi articoli sul The New Yorker ,dove lavora dal 1999 proprio per ricordarci le minacce del comportamento umano che sta trasformando la Terra e di conseguenza il nostro stesso futuro. Per comprendere come dall’addio al suono degli uccelli siamo passati al minore ronzio degli insetti: il loro declino e dei servizi ecosistemici conseguenti, sostiene l’autrice, si sta già facendo sentire anche sull’agricoltura. Un dettaglio che ci conduce – nel silenzio – verso l’estinzione di tantissimi elementi del Pianeta che però con una sorta di canto d’amore per la natura e la sua diversità per la scrittrice potremmo ancora preservare. A un patto: smetterla di tentare di avere il controllo su tutto e “dimostrare finalmente responsabilità”, mentre “finora ci siamo solo comportati come se non ci fossero limiti e come se le nuove tecnologie potessero sempre venire in nostro soccorso”.

La partecipazione è gratuita previa registrazione.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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