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Avacam, la startup italiana che monitora alluvioni e frane

L’Italia è uno dei paesi d’Europa con il più alto numero di frane. Se ne contano oltre 620mila fino al 2023, anno in cui l’Ispra ha realizzato un dossier sul dissesto idrogeologico, cercando di mappare i fenomeni franosi sulla penisola. Si stima che gli eventi abbiano interessato un’are enorme: circa 24mila km quadrati, pari a quasi l’8% dell’intero territorio. Ogni anno sono qualche centinaia le frane che si verificano in diverse regioni del paese, nessuna esclusa. E provocano vittime, distruzione di case, quindi di vita, nei casi più gravi. Le frane rappresentano una delle manifestazioni più devastanti del dissesto idrogeologico che affligge l’Italia. Il nostro paese per la sua composizione geologica è intrinsecamente vulnerabile a questi fenomeni, ma sono i cambiamenti climatici e l’azione antropica a complicare la situazione.

Se la geologia fornisce il “terreno fertile” per le frane, il clima è spesso la scintilla che le innesca. Le piogge intense e prolungate sono la causa più comune. L’acqua si infiltra nel terreno, saturandolo, aumentando il suo peso e, soprattutto, riducendone la coesione. È come se il suolo perdesse la sua “colla” naturale, trasformandosi in una massa fangosa pronta a scivolare.

Negli ultimi decenni, i cambiamenti climatici stanno esacerbando il problema. Assistiamo a un’intensificazione degli eventi meteorologici estremi: periodi di siccità prolungata seguiti da piogge torrenziali e concentrate. Questo ciclo indebolisce ulteriormente il terreno, rendendolo ancora più vulnerabile. Infine, l’Italia è una zona sismica. I terremoti, con le loro scosse vibratorie, possono destabilizzare masse di terreno già precarie, innescando frane immediate o preparando il terreno per movimenti futuri in caso di successive piogge.

La deforestazione ad opera dell’uomo o a causa di incendi è uno dei fattori più impattanti, perché priva il terreno della preziosa azione stabilizzatrice delle radici degli alberi. L’urbanizzazione selvaggia e il consumo di suolo contribuiscono pesantemente al problema. Di fronte a un’Italia che sta scivolando, insieme e prima delle azioni da intraprendere a scopo preventivo, serve un monitoraggio continuo e costante nel tempo, nel tentativo di prevenire quello che potrebbe accadere.

Da questa necessità nasce, Avacam, startup italiana che abbiamo conosciuto al Gitex Europe di Berlino, la fiera tech nata a Dubai che per la prima volta ha fatto il suo ingresso in Europa, offrendo la possibilità di essere conosciute e visibili, a centinaia di startup provenienti da tutto il mondo. Nel padiglione italiano di Gitex Europe, abbiamo scovato questa giovane azienda che produce sia l’hardware che il software per “monitoraggio frane, alluvioni o altre situazioni che coinvolgono movimenti del terreno o dell’acqua” ci spiega a Berlino, Damiano Bauce, il founder di Avacam.

“Quello che noi forniamo è una telecamera che scatta delle foto ad intervalli regolari, che sono inviate ad un server tramite la Sim in dotazione ed il router inegrato di cui è dotato l’hardware, alimentato anche da pannelli solari. All’interno c’è un riscaldatore per regolare la temperatura in montagna, dove anche se le temperature scendo di molto al di sotto dello zero, il sistema mantiene quella adatta al buon funzionamento. Un sistema completo che consente di monitorare con estrema attenzione quello che avviene in un sito posto sotto osservazione”, sottolinea Bauce.

Avacam quindi permette di verificare e confrontare tra immagini lo spostamento orizzontale e verticale del terreno, delle rocce per comprendere quali provvedimenti intraprenderi, per affrontare al meglio una frana imminente. “Non è un sistema fatto da sensori o satelliti, ma è plug and play e permette di misurare, con l’utilizzo delle ottiche più adatte a quella specifica situazione, con estrema attenzione le frane che si spostano anche molto lentamente nel tempo”.

Il cliente, che può essere la pubblica amministrazione o la protezione civile, ma non solo, può vedere quello che sta accadendo nello scenario di interesse, anche perché il sistema è fatto in modo tale, che il vetro della telecamera non si appanni, per cui non ci sia la necessità dell’intervento di un operatore umano per la manutenzione e la pulizia. “Inoltre Avacam può funzionare sia attaccato alla corrente elettrica che alimentato dal proprio pannello solare. Quindi è del tutto autonomo”, ci spiega il fondatore con un certo orgoglio, visto l’interesse che sta riscuotendo il prodotto a Gitex Europe.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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