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Animali autostoppisti all’interno delle piante ornamentali. Così aumentano i rischi di “invasione”

Amiamo tutti accudire piante, abbellire la casa con fiori recisi, oppure posizionare in giardino nuove specie esotiche colorate, ma dietro alle nostre passioni da pollice verde si nasconde un insidia: animali e parassiti autostoppisti. Il mercato dell’export di piante ornamentali e fiori recisi vale oltre 10 miliardi di dollari e l’Italia, dopo i Paesi Bassi, è uno dei principali player con esportazioni per circa 1 miliardo. Negli ulivi che dalle nostre terre arrivano all’estero, ad esempio gli Stati Uniti, sempre più spesso però si nascondono in vasi e anfratti gechi, serpenti o lucertole che viaggiano dal sud del Mediterraneo sino al Nord Europa o a terre lontane, piccoli intrusi che rischiano di “trasformarsi in parassiti invasivi che causano gravi danni all’ambiente naturale” racconta una nuova ricerca, in fase di peer-review, pubblicata su Bioscience da un team internazionale di ricercatori di Oxford, Cambridge e università dei Paesi Bassi.

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Gli esperti ricordano che il mercato globale multimiliardario delle piante ornamentali è in rapida crescita e si sta espandendo geograficamente, tanto che sarebbero necessari “urgentemente standard più elevati” nei controlli sulla sicurezza di ciò che viene esportato. “Nonostante le normative e i controlli alle frontiere, i fiori recisi e le piante in vaso importati rappresentano un rischio crescente perché il volume enorme del commercio rende difficile il monitoraggio e il controllo. Insetti, funghi, rettili, ragni e vari parassiti agricoli vengono trasportati vivi in tutto il mondo su piante ornamentali destinate a rallegrare le nostre case e i nostri giardini” spiegano i ricercatori. In un mondo dove la crisi climatica innescata dall’uomo porta a temperature sempre più elevate, ci sono però più chance per animali e parassiti di sopravvivere: basta pensare per esempio alle zanzare, portatrici di malattie, che fino a pochi decenni fa se arrivate in Europa settentrionale all’interno di vasi e piante sarebbero morte per il freddo, mentre ora riuscirebbero in parte a sopravvivere. Una delle piante in cui gli organismi amano viaggiare è l’ulivo. Secondo il professor William Sutherland del Dipartimento di zoologia dell’Università di Cambridge per esempio “gli ulivi ornamentali in vendita nel Regno Unito possono avere più di 100 anni, con molti nascondigli tra la loro corteccia nodosa e il terreno in cui vengono trasportati. Ciò è incredibilmente rischioso in termini di importazione di parassiti”. Ulivi che spesso partono dall’Italia con un ospite a bordo: la lucertola muraiola.

Le prove raccolte dai ricercatori “indicano fortemente che il commercio di piante vive a scopo ornamentale è una delle principali forme di introduzione di rettili al di fuori del loro areale. In particolare, il commercio di ulivi in vaso dall’Italia e dalla Spagna sembra responsabile delle diffuse introduzioni della lucertola muraiola italiana Podarcis siculus , del geco moresco Tarentola mauritanica e di diverse specie di serpenti dell’Europa continentale. Tuttavia, tali rilevamenti di autostop spesso avvengono al momento della vendita o dopo l’acquisto e pertanto non vengono registrati a meno che non vengano contattati centri di riabilitazione della fauna selvatica per raccogliere gli animali” si legge nello studio. In generale “i serpenti e le lucertole adulti sono solo la punta dell’iceberg. Se riescono a passare loro, qual è la possibilità per i piccoli insetti e i funghi, quelli che causano davvero grandi problemi? È inconcepibile che i funzionari possano controllare a fondo un’importazione di un milione di rose dal Kenya, per esempio” aggiunge Sutherland. Come sottolinea anche Silviu Petrovan, ricercatore presso il dipartimento di zoologia dell’Università di Cambridge, “l’enorme volume di fiori recisi e piante ornamentali che vengono scambiati a gran velocità in tutto il mondo rende estremamente difficile intercettare tutti i parassiti e le malattie che trasportano. Anche con le migliori intenzioni, gli autostoppisti indesiderati riescono sempre a superare i controlli doganali all’importazione”. Lo stesso Petrovan ha raccontato per esempio come in un negozio di fiori a Sheffield, in Inghilterra, sia stata trovata una raganella arrivata fra le rose recise dalla Colombia, passando per l’Ecuador. Esaminando dati sulle segnalazioni di specie ritrovate nelle piante ornamentali alla dogana dei Paesi Bassi e in quella del Regno Unito degli ultimi anni, nell’80% dei casi i parassiti intercettati erano insetti. Ma sono stati trovati appunto anche serpenti, lucertole, tante forme di microplastiche e prodotti agrochimici dannosi, oltre a residui di pesticidi e tanto altro.

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Gli esperti sottolineano che “il commercio di piante ornamentali è importante per le economie di tutto il mondo e sostiene molte persone e le loro famiglie nelle aree rurali” dunque “non vogliamo assolutamente incoraggiare reazioni impulsive con questo studio”, ma sottolineare che “dobbiamo impegnarci per rendere il settore più sostenibile attraverso strumenti come certificazioni e una migliore regolamentazione, e collaborare con chi è coinvolto nel settore per comprendere meglio i rischi e come mitigarli”. Come riassume Alice Hughes, ricercatrice dell’Università di Hong Kong coinvolta nello studio, “dobbiamo essere consumatori responsabili. Mentre vengono sviluppati standard di certificazione, acquistare piante anziché fiori recisi intanto può ridurre molti dei rischi derivanti dall’importazione di fiori recisi. Durano molto più a lungo e riducono anche i costi delle emissioni”. Quello che i ricercatori chiedono, infine, è soprattutto un “database per la raccolta dati globale” , un set di dati più preciso sugli ospiti indesiderati con cui “informare la politica sui rischi legati al commercio delle piante ornamentali”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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