14 Settembre 2025

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    Dai gusci delle mandorle, fertilizzanti bio a costi sostenibili

    Dobbiamo veramente ripensare il concetto di scarto. I principi alla base dell’economia circolare possono essere applicati ovunque, come ci dimostra l’intuizione di una startup californiana che ha concentrato i suoi interessi, sul guscio di scarto delle mandorle. Si stima che da un chilo di mandorle in guscio si ottengano solo 300 grammi di mandorle commestibili, mentre i restanti 700 grammi sono costituiti principalmente dai gusci. La percentuale è 30% di cibo, 70% di scarto. La startup Nitricity produce fertilizzante assolutamente biologici dai gusci di mandorle macinati. Un affare non da poco, visto che ha portato la company a raccogliere 50 milioni di dollari da investitori, proprio per rispondere alle preoccupazioni crescenti dei consumatori, sull’uso degli agenti chimici in agricoltura. Un’attività che si preannuncia, circolare, redditizia ed ecologica, a cui anche qualche volenterosa azienda italiana potrebbe ispirarsi. Il nostro Paese, infatti, produce il 2% del totale mondiale di mandorle, secondo i dati ufficiali di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) ed Istat, con una particolare concentrazione in Sicilia e Puglia.

    Torniamo all’intuizione americana. Nitricity, azienda fondata da laureati alla prestigiosa Stanford University, che sono riusciti a tirar su una cifra molto importante, 50 milioni di dollari dicevamo all’inizio, proprio per aumentare la produzione di fertilizzante organico ed espandersi negli Stati Uniti e fino in Europa. In una dichiarazione a Bloomberg, Nicolas Pinkowski, co-fondatore e amministratore delegato di Nitricity ha sottolineato che “il nostro obiettivo è ridurre le emissioni, promuovere la salute del suolo e aiutare gli agricoltori a migliorare le rese”. Gli agricoltori, infatti, sono ormai sullo stesso piano dei consumatori. Preoccupati entrambi di quello che si coltiva sotto terra e poi si porta sulle tavole. Di tutti. “Negli Stati Uniti c’è molta preoccupazione per le sostanze chimiche presenti negli alimenti e sulla loro superficie. Sempre più persone non si preoccupano solo di consumare abbastanza calorie ogni giorno, ma anche di assicurarsi che ciò che mangiano sia sano e sicuro”, le parole di Pinkwoski. Insomma, oltre l’Europa e gli europei, da sempre più preoccupati degli americani della genuinità di quello di cui ci nutriamo, ora la stessa eco viene dagli States. Tra l’altro l’inquinamento parte proprio dalla terra. Secondo le stime della startup americana, “i fertilizzanti sintetici convenzionali si basano su un processo che dipende in gran parte dai combustibili fossili”. E questo è noto, così come che questo tipo di produzione è responsabile di circa il 5% delle emissioni globali di gas serra. Infatti, il ricorso eccessivo da parte degli agricoltori di queste sostanze, può causare un deflusso di azoto che inquina l’acqua e l’aria.

    L’azienda, che si rivolge agli agricoltori biologici, utilizza i gusci di mandorle – ricchi di nutrienti come il potassio – bruciandoli, poi li infonde in acqua, creando una sorta di infuso di cenere, realizzato con energia pulita, riducendo di almeno il 92% le emissioni di CO2 rispetto ad altri fertilizzanti convenzionali. Una volta ottenuto l’infuso, questo viene inviato agli agricoltori che lo diluiscono e lo applicano al suolo, con rese migliori del 30%, secondo i dati raccolti da Nitricity, la cui sfida principale è restare competitiva con i fertilizzanti organici già disponibili in commercio. E riuscire ad inserirsi in quella nicchia del 2% del mercato americano che usa fertilizzanti non convenzionali. Un numero decisamente piccolo, a causa del loro basso contenuto nutritivo e dei costi di produzione più elevati, secondo una ricerca di Bloomberg Intelligence. Ad aiutare la mission di questa startup, è la California stessa. Stato in cui risiede, in cui i gusci di mandorle sono abbondanti come i film di Hollywood; la California, infatti, è anche il principale produttore mondiale di mandorle, scartando circa 850.000 tonnellate di gusci all’anno. Prossimo step della giovane imprese californiana è usare i fondi per avviare prove sul campo in tutta Europa, dove prevede di utilizzare scarti agricoli locali come legno e residui della produzione di olio d’oliva. Nel frattempo, anche altre giovani imprese stanno solcando la strada dei fertilizzanti a basso contenuto di carbonio. Tra queste ci sono Toopi Organics e NPK Recovery, che creano fertilizzanti dall’urina umana, da insetti o alghe. Ma gli usi straordinari dei gusci di mandorle non finiscono qui. Infatti sono ritenuti anche un biocombustibile con un alto potere calorifico, paragonabile a quello del legno, e possono essere utilizzati in caldaie, panifici e pizzerie come alternativa ecologica al gas. Infine, nell’edilizia, secondo studi condotti tra cui quelli del Politecnico di Torino, si possono usare per realizzare termointonaci isolanti e pannelli edilizi, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale dell’industria delle costruzioni. E tra le applicazioni più complesse e meno comuni, la produzione di bevande, con gli zuccheri e gli estratti dai gusci LEGGI TUTTO

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    Concerto dei Fulu Miziki, la musica che nasce dai rifiuti

    Non è un concerto come altri quello messo in scena dal collettivo congolese Fulu Miziki, ospite il 14 settembre al Palazzo dei Congressi. La loro musica, suonata con strumenti auto prodotti, nati da oggetti di recupero, riciclati e definita afro-futuristica dà vita a vere e proprie perfomance artistiche. “Il suono della spazzatura” questo significa il nome del gruppo che ha trasformato i palchi dei teatri europei in un’esplosione non solo ritmica e visiva ma anche politica. Perché non c’è dubbio che attraverso la loro musica, il collettivo nato a Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo vuole trasmettere al mondo un messaggio ecologista. E non è un caso la scelta dei rifiuti come materia prima per costruire maschere, strumenti e costumi. Tutto quello che c’è sul palco è costruito con gli oggetti che il mondo scarta e che diventano arte. “Il futuro – spiegano – è proprio questo”.

    Come è nato il collettivo Fulu Miziki
    “Siamo un gruppo di amici cresciuti nello stesso quartiere a Kinshasa condividendo lo stesso impegno per la nostra comunità. Abbiamo attraversato diversi generi musicali, band, cantato in chiese e scuole. Poi ci siamo resi conto dell’impatto dell’ambiente sulle nostre vite e abbiamo deciso di fare qualcosa di nuovo e innovativo. Allo stesso tempo, condividiamo il ??desiderio di creare musica diversa, con suoni straordinari e unici. Questo è ciò che ci unisce”.
    I vostri concerti sono performance artistiche. Nasce prima la musica o la coreografia?
    “La musica precede la coreografia. Sarebbe come cucinare una frittata senza le uova”.
    Vi riconoscete nella definizione di eco-artisti?
    “Siamo Eco, anzi, non sappiamo più come altro definirci. Siamo i punk congolesi afro futuristi ecologisti. La lotta ecologica del popolo congolese non è iniziata oggi; ecco perché il nostro Paese ha la seconda foresta più grande dopo l’Amazzonia. Ma siamo anche vittime del mondo moderno”.
    Parliamo degli strumenti musicali che costruite partendo dai rifiuti. Come riuscite ad immaginare quale strumento possa nascere da un oggetto finito in discarica?
    “Scegliamo gli oggetti che abbiamo a disposizione secondo il suono che stiamo cercando. Dobbiamo tenere presente infatti che i suoni cambiano di volta in volta, a seconda del materiale che abbiamo trovato e a cui abbiamo dato nuova vita. C’è poi un’altra valutazione. Spesso, siamo in viaggio quindi abbiamo bisogno di strumenti facili da imballare e trasportare”
    Il pezzo di spazzatura più strano che avete trasformato in uno strumento musicale?
    “La pompa per clisteri è il nostro strumento più strano, ma salva vite nel nostro Paese”.
    Quale messaggio ecologico volete trasmettere con la vostra musica?
    “La nostra musica affronta generalmente il tema del riscaldamento globale e delle sue conseguenze, dell’inquinamento dell’aria e del suolo. Ma tocca anche temi generali come l’amore, il benessere, la comunità, la motivazione e l’incoraggiamento dei giovani, così come l’amore e la pace. Veniamo dal Congo, un paese in guerra, e per noi la pace è quasi impossibile”.
    Che ruolo gioca la cultura congolese nel vostro repertorio?
    “Un frutto non cade mai lontano dal suo albero. Siamo congolesi e siamo cresciuti con la nostra cultura, di cui siamo orgogliosi. Tutto ciò che creiamo fa parte della nostra identità musicale e traiamo ispirazione dalle nostre tradizioni e dai nostri costumi culturali. Siamo cresciuti ascoltando i giganti della musica africana di origine congolese come Papa Wemba, Lwabo, Grand Kale e altri; siamo sulla stessa strada”.
    L’arte può essere un modo più efficace della politica per parlare di ambiente?
    “Sì e no. Bisogna sempre combinare le due cose contemporaneamente. Perché il cambiamento avvenga, bisogna volerlo rendere politico. Ma c’è anche un grande cambiamento se gli artisti decidono di cantare mentre educano le masse, la comunità. L’artista è il comunicatore con le masse”.
    Cosa sognano per il futuro gli artisti di Fulu Miziki?
    “Non chiediamo più di quello che già avevamo. A Kinshasa eravamo a casa; oggi siamo nel mondo. Cosa possiamo chiedere di più, se non crescere ancora una volta con il nostro pubblico, viaggiare in una città diversa, condividere la gioia della musica con sconosciuti, mangiare un buon pasto in un angolo sconosciuto del mondo, vedere volti diversi e, infine, ballare senza sosta. E benvenuti alla nuova avventura, perché dobbiamo vivere la vita in ogni momento e rimanere presenti”. LEGGI TUTTO