12 Agosto 2025

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consigliato per te

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    Archeoplastica, il museo degli oggetti gettati nel mare e riapparsi dopo decenni

    Quella che per anni è stata una semplice abitudine personale – raccogliere rifiuti durante le passeggiate sulla spiaggia – si è trasformata per Enzo Suma, guida naturalistica di Ostuni, in una missione di sensibilizzazione ambientale. Sulle spiagge assolate del Salento, nel cuore della Puglia, dove il mare sta riportando a riva oggetti di plastica dimenticati, logorati dal tempo e sbiaditi dal sole. Gettati via decenni fa oggi ritornano, spiega l’attivista, con le loro storie che rappresentano un ammonimento. “Il mare ci sta sputando in faccia i nostri rifiuti”, afferma Suma oggi fondatore di Archeoplastica, il museo online degli antichi rifiuti spiaggiati: oltre 500 reperti plastici restituiti dal mare. La sua storia è apparsa sul quotidiano inglese The Guardian. LEGGI TUTTO

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    Lauroceraso: la coltivazione, la cura e le malattie

    Il lauroceraso è una pianta nota anche con il nome di prunus laurocerasus. Si tratta di un esemplare sempreverde appartenente alla famiglia delle rosacee, originario dell’Asia minore e Caucaso. È diffuso soprattutto nell’area mediterranea e oggi scopriamo tutto quello che c’è da sapere sulla corretta coltivazione e cura per evitare le più comuni malattie.
    La coltivazione del lauroceraso
    Il lauroceraso si presenta come un arbusto che può raggiungere i 15 metri di altezza. Dal punto di vista estetico, è contraddistinto da fogliame di colore verde scuro che è chiaro durante i primi anni di vita. Le foglie sono molto coriacee e hanno una forma allungata e tondeggiante verso l’apice. I bordi sono leggermente seghettati. Con l’arrivo della bella stagione, tra aprile e giugno, compaiono i fiori: questi sono bianco avorio e disposti a racemo. Il loro profumo non è particolarmente gradevole: infatti si avverte un odore leggermente acidulo. I frutti, invece, sono rossi-viola quando sono acerbi e cambiano di colore diventando blu-nero quando sono maturi. Per la corretta coltivazione di questa pianta è necessario selezionare aree in altitudine inferiore ai 700 metri. Il terreno, invece, deve essere neutro, con un pH inferiore a 7,5. È una pianta che ama l’esposizione abbastanza soleggiata almeno per una buona parte della giornata. Per quanto riguarda le temperature, tollera quelle basse, a patto però che non venga sottoposta per troppo tempo al freddo.

    La coltivazione del lauroceraso avviene soprattutto a scopo ornamentale: infatti, con questo arbusto è possibile realizzare una parete verde dal fogliame fitto. Attira una buona biodiversità, con api e insetti impollinatori che ne sono attratti. È importante maneggiare la pianta con dei guanti: infatti, le foglie e i suoi semi sono velenosi per via della presenza di acido cianidrico.

    Le varietà della pianta
    In natura si possono osservare diverse varietà di lauroceraso che si contraddistinguono tra di loro per caratteristiche differenti, create proprio nei vivai per soddisfare le esigenze climatiche. Qui di seguito ecco quelli che si possono trovare comunemente:

    Lauroceraso Rotundifolia: arriva a un’altezza massima di 30-60 centimetri ed è caratterizzato da foglie di forma rotonda, grande e verde brillante. Non è amico del gelo e non sopporta l’umidità.
    Lauroceraso Etna: è chiamato così poiché nella sua prima fase di vita ha foglie di colore rosso che poi cambiano diventando di un verde brillante. È resistente al freddo, ma non ama troppa umidità.
    Lauroceraso Caucasica: è utilizzata come siepe, giacché cresce molto veloce e crea una barriera con foglie più strette rispetto ad altre varietà. La sua crescita in larghezza non è eccessiva, tanto da essere suggerito per i giardini più piccoli.
    Lauroceraso Tico: è uno degli esemplari che resiste meglio alle temperature basse, sopportando i -20°C. Si presenta con fiori piccoli, ma decisamente profumati. I suoi germogli sono dapprima di colore verde brillante chiaro e poi cambiano tonalità diventando di bronzo.
    Lauroceraso Otto Luyken: si tratta di un esemplare che può raggiungere al massimo 1 metro di altezza e, proprio per questo, è suggerito se si è alla ricerca di una siepe bassa.
    Lauroceraso Zabeliana: è un’altra specie molto resistente al freddo e al gelo, ma cresce abbastanza lentamente. È perfetto per i giardini più piccoli, ma è importante effettuare le corrette potature per non farla allargare eccessivamente.
    Lauroceraso Herbergii: è un’altra delle proposte pensate per spazi piccoli, dove si necessita di una siepe bassa. Questa ha foglie lunghe e verde scuro e resiste molto al freddo pungente e alle gelate. Tollera di più l’umidità, ma non i ristagni idrici.
    La messa in piena terra del lauroceraso

    Il miglior momento per mettere a dimora la pianta del lauroceraso è in autunno; se si vive in un’area dove il clima è molto rigido, è meglio preferire la primavera. È importante preparare una buca di circa 100 centimetri, sia in larghezza sia in profondità. Sul fondo è necessario adagiare del materiale che aiuta il terreno ad essere più drenante, come la ghiaia. Se si ha a disposizione un esemplare che si allarga molto, è necessario sistemare la pianta distante dall’altra circa 100-120 centimetri. È suggerito aggiungere del concime organico per concludere la fase della messa in piena terra.

    Come concimare la pianta?
    Per procedere alla corretta concimazione del lauroceraso è importate selezionare un concime organico, da collocare una volta all’anno in autunno. È vitale utilizzare questo genere di concime, senza mai toccare l’area del tronco. In primavera, si può passare all’utilizzo di concime in forma granulare, suggerito proprio per le piante verdi. Durante la prima fase di crescita, è importante selezionare concime con azoto: questo elemento permette alla pianta di svilupparsi bene. Infine, con il termine dell’estate si può usare concime organico con urea.

    Quando potare la pianta?
    Il lauroceraso utilizzato come siepe deve essere potato al massimo due volte l’anno, prima di giugno e alla fine di settembre. Per una corretta potatura della siepe, è preferibile utilizzare le cesoie che sono più precise del tosasiepi: questo non è suggerito poiché potrebbe provocare dei danni alle foglie più grandi. Se si coltiva in vaso, è necessario procedere solo con l’eliminazione dei rami secchi o di quelli danneggiati.

    Le annaffiature dell’arbusto
    Questo arbusto gradisce un terreno fresco, ma non bisogna mai eccedere con l’acqua. Gli alberi o siepi adulti possono crescere bene anche solo con la pioggia piovana. Va detto, però, che se sono presenti dei lunghi periodi di siccità è necessario annaffiare la pianta almeno 2 volte a settimana. Se si coltiva in vaso la pianta o, comunque, si ha a che fare con una pianta giovane, è utile annaffiare da marzo a settembre in maniera regolare.

    La moltiplicazione della pianta
    È possibile moltiplicare la pianta per talea e per seme. Nel primo caso, è necessario recuperare un rametto da 10 centimetri circa e privarlo delle foglie. Dopodiché, si può sistemare in terriccio e conservarlo in un luogo fresco a mezz’ombra, purché riparato dal vento. Sarà necessario annaffiare in maniera regolare. Per quanto riguarda la propagazione per seme, invece, si può ricavare direttamente dai frutti essiccati al sole. Una volta estratti i semi è necessario farli asciugare per 2 mesi in frigo. Dopodiché si possono piantare in un mix di torba e sabbia, mantenendo il terreno umido.

    La durata della vita del lauroceraso
    Se coltivato nel modo giusto, la durata della vita del lauroceraso è lunga: infatti, riesce a crescere bene per molti anni. A mettere in pericolo la sua sopravvivenza sono degli errori durante la sua cura, l’attacco da parte di parassiti oppure le malattie.

    Le malattie e i parassiti più comuni
    Il lauroceraso può incorrere in diverse malattie e parassiti durante la sua vita. Ad esempio, tra le patologie fungine che possono comparire vi sono quelle che attaccano le foglie chiamata oidio o mal bianco. In questo caso, il fogliame mette in evidenza macchie di colore bianco, leggermente polverose, con una lamina biancastra che sembra ricordare un feltro. In presenza di questa problematica, gli esemplari di foglie più giovani avvizziscono. La cocciniglia e la psilla sono i due tipi di parassiti che colpiscono comunemente questa siepe. Nel primo caso, la cocciniglia infesta i fusti e la parte inferiore delle foglie. In questo modo, si sviluppa una melata che porta lentamente alla morte delle foglie, con ingiallimento, secchezza e caduta delle stesse. La psilla, invece, è un insetto che va sempre ad intaccare la parte inferiore delle foglie. Su queste si depositano le uova dell’insetto che vanno a far mutare il loro aspetto. Le foglie si deformano e poi ingialliscono. LEGGI TUTTO

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    Goletta Verde 2025: inquinato il 34% del mare e dei laghi italiani

    Mare trasparente? Non ovunque e non sempre. Inquinamento, cattiva depurazione delle acque reflue, scarichi abusivi e crisi climatica minacciano mare e laghi italiani. L’edizione 2025 di Goletta Verde e Goletta Laghi la storica campagna estiva di Legambiente fotografa anche quest’anno la realtà delle coste italiane. Dalla Sicilia alla Liguria, dalla Campania alla Toscana i volontari dell’associazione ambientalista hanno monitorato decine di punti critici tra metà giugno a metà luglio. I risultati parlano chiaro. Nell’estate 2025 su 388 campionamenti effettuati nelle acque costiere e lacustri in 19 regioni dagli oltre 200 volontari e volontarie di Legambiente, il 34% è risultato oltre i limiti di legge, ossia 1 campione su 3. In particolare, il 34% dei punti campionati con Goletta Verde è risultato “inquinato” o “fortemente inquinamento” con una media di un punto ogni 80 km, mentre per i laghi il 30% dei punti campionati è risultato oltre i limiti di legge.

    Biodiversità

    Le biobanche dei coralli che salvano le barriere con la criogenesi

    di Paola Arosio

    15 Luglio 2025

    Anche quest’anno le foci dei fiumi, canali e corsi d’acqua che sfociano a mare o nel lago sono risultati i punti più critici: 101 su 188 aree controllate sono risultate “inquinate” o “fortemente inquinate”. Sulla questione, Legambiente denuncia che il 56% di quelle monitorate da Goletta Verde, non controllate dalle autorità competenti e di conseguenza non balneabili, risultano essere in prossimità una spiaggia libera. Un dato preoccupante se si pensa che oltre 220 chilometri di costa sabbiosa ad oggi non sono monitorati dalle autorità competenti (sui 3.346 km di costa bassa), ovvero il 6,6%, e alle poche spiagge libere rimaste nella Penisola, soprattutto in alcune regioni.

    I numeri dell’emergenza
    In Campania su 31 punti campionati il 52% è risultato oltre i limiti di legge, così come in Calabria dove su 23 campioni prelevati 13 sono risultati inquinati, di cui 9 “fortemente inquinati”. Complicata la situazione sia in Toscana con il 60% dei campioni oltre la soglia che in Liguria: su 21 punti, più delle metà non è rientrato nei parametri di balneazione di cui 9 “fortemente inquinanti”. In Sicilia su 25 punti monitorati 11 (il 44%) hanno superato i limiti, la maggior parte localizzati nei pressi delle foci di fiumi e torrenti.

    Mare: “Spiagge libere considerate zone di serie B”
    Su 263 punti campionati lungo gli oltre 7.500 km di costa italiana, l’8% è stato giudicato inquinato e il 27% fortemente inquinato. I problemi principali si sono avuti alle foci dei fiumi, dove il 58% delle analisi (69 su 119) ha avuto esito negativo risultando inquinato (15) o fortemente inquinato (54). Balza agli occhi come il 71% delle foci monitorate nella campagna Goletta Verde (85 su 119) corrisponda a tratti di costa non campionati dalle autorità competenti e di queste ben 47 siano risultate oltre i limiti di legge.

    Inquinamento

    Farmaci, nicotina e plastica: nelle balenottere del Mediterraneo alti livelli di contaminanti

    di Pasquale Raicaldo

    07 Luglio 2025

    “Un’anomalia – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – che viene spesso giustificata dalle autorità competenti con il fatto che le foci dei fiumi non sono balneabili e che si dia per scontato che siano inquinate. È questa la reale differenza tra i campionamenti eseguiti dalle autorità competenti per stabilire la balneazione di un tratto di costa, e quelle eseguite da Legambiente che hanno come obiettivo individuare le criticità dovute ad una scarsa o assente depurazione che minaccia la qualità del mare. Ma dietro questa mancanza di campionamenti alle foci dei fiumi, si cela anche un’altra criticità, spesso si trovano nei pressi delle spiagge libere oggi sempre più relegate a zone di serie B mentre i numerosi cittadini che vogliono fruirne meriterebbero di trovarle almeno in luoghi monitorati e balneabili”.

    Laghi: il problema delle microplastiche
    44 i laghi campionati da Goletta dei Laghi in 11 regioni che hanno portato al prelievo di 125 campioni di acqua sottoposto ad analisi microbiologiche. Il 30% dei campionamenti (38 su 125) è risultato oltre i limiti di legge. Nello specifico 9 sono stati i campioni giudicati inquinati e 29 quelli fortemente inquinati. Oltre alle analisi microbiologiche, nel corso della Goletta dei Laghi 2025 sono state eseguite anche delle analisi chimico fisiche su 7 laghi (lago della Serraia in Trentino-Alto Adige; lago Pertusillo in Basilicata e laghi Arvo, Cecita, Ampollino, Ariamacina e del Passante in Calabria). Tutte entro i limiti le analisi condotte che hanno riguardato i valori di azoto, nitriti, nitrati, fosforo, cloruri e solfati nei laghi calabresi e che risultano tutti nei range delle classi di qualità più elevate. Inoltre, è stata posta nuovamente l’attenzione sulle microplastiche nei laghi grazie alla tappa sul lago d’Orta.

    Inquinamento

    Microplastiche, nel lago d’Orta rilevati 17 polimeri differenti

    a cura della redazione di Green&Blue

    07 Luglio 2025

    Isole felici
    Ci sono anche isole felici in cui i livelli di inquinamento restano contenuti o assenti. Come tutti i 10 punti monitorati lungo le coste del Friuli Venezia Giulia risultati entro i limiti di legge e il Veneto con il 100 % dei campioni on regola. Situazione migliore anche per i campioni prelevati direttamente in mare o nelle acque del lago, ossia in aree lontane da foci o scarichi, dove solo il 15% è risultato oltre i limiti di legge (30 su 200).

    Mediterraneo: mai così caldo dal 2016
    Al problema dell’inquinamento e dei pochi controlli, si affianca quello della crisi climatica e dei rifiuti. Al grido “Non è caldo, è crisi climatica”, Legambiente – rielaborando i dati forniti dalle immagini satellitari di Copernicus – ha calcolato che a giugno e luglio la temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo è stata di 25,4°C, la più calda dal 2016 ad oggi, collocandosi al primo posto nell’ultimo decennio, e superando i precedenti record del 2022 (media 25,2°C) e quello del 2024 (25,1°C) e i valori degli anni fino al 2021 che erano intorno ai 24,5°C.

    Cosa succede al pianeta

    L’Italia e gli effetti della crisi climatica

    di Sandro Iannaccone

    29 Agosto 2025

    Un aumento sensibile di circa mezzo grado centigrado che mette a repentaglio la biodiversità marina e che amplifica gli eventi meteo estremi per via di una sempre maggiore evaporazione delle acque marine e dell’energia termica accumulata, in particolare nei mesi estivi. E poi c’è il grande tema dei rifiuti in spiaggia e a mare, affrontato da Goletta Verde quest’anno insieme a Puliamo il Mondo, campagna storica di volontariato di Legambiente, con la pulizia dei fondali e della costa in Calabria, sul lungomare di Tropea.

    Cosa succede al pianeta

    Stiamo cambiando gli equilibri della natura

    di Elena Dusi

    11 Agosto 2025

    “Intervenire subito sugli scarichi non depurati”
    “Bisogna intervenire sugli scarichi non depurati e sugli sversamenti illegali nelle acque superficiali. La maladepurazione resta il grande tallone d’Achille del nostro Paese che ha già pagato sanzioni pecuniarie per circa 210 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i ritardi ormai cronici rispetto al trattamento delle acque reflue – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Con la recente approvazione della revisione normativa della Direttiva Acque Reflue, gli impianti del paese dovranno adattarsi ai nuovi requisiti, una spesa che è stata stimata tra i 645 milioni e 1,5 miliardi di euro solo per gli impianti di maggiori dimensioni. Al Governo chiediamo di definire al più presto il Piano nazionale per la tutela di mare e laghi per ammodernare i sistemi di depurazione. Sullo sviluppo delle rinnovabili in mare, dopo l’approvazione del decreto porti, è urgente stanziare le risorse per le infrastrutture dei due hub cantieristici di Taranto e di Augusta, che potranno garantire anche nuova occupazione green a due aree portuali che hanno sempre avuto a che fare con la logistica delle fonti fossili. Una svolta per quei territori”. LEGGI TUTTO