3 Luglio 2025

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    Disabilità e viaggi: World4All mette ordine nel caos dell’accessibilità

    Organizzare un viaggio per chiunque abbia mobilità ridotta o disabilità di tipo cognitivo è un’impresa: lo 0,57?% dei 7.904 comuni italiani ha la “Bandiera Lilla” per l’accessibilità turistica (solo 45 comuni). Eppure si stima che i viaggiatori con disabilità cresceranno del 70?% entro il 2035, mentre la carenza di servizi accessibili genera ogni anno perdite economiche globali per 142?miliardi di euro e frena la creazione di circa 3,4?milioni di posti di lavoro.

    Sul Lago di Garda, nel 2022, quel numero esiguo di “comuni accessibili” lo ha raccontato con i fatti un uomo che ha vissuto in prima persona la difficoltà di muoversi: Marco Bottardi, soprannominato “Mastro”, imprenditore di Desenzano del Garda e atleta prima di diventare paraplegico in seguito a un incidente in moto. Dalle ceneri di quella vicenda è nata una visione: un’app in grado di trasformare tempeste personali in opportunità collettive. “Voglio far capire che l’accessibilità non è un costo, ma un’opportunità di business per le attività”, racconta Bottardi, impegnato a spostare il focus da un approccio no profit a uno imprenditoriale. World4All è infatti formalmente nata nel 2022 come startup innovativa, evolvendo dalla vecchia associazione Zero Barriere Odv. Oggi ha lanciato una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd, con l’obiettivo di espandere la propria piattaforma tecnologica, rafforzare la rete territoriale e accelerare lo sviluppo internazionale.

    Una piattaforma certificata
    L’app di World4All – già disponibile per iOS e Android – aiuta gli utenti a individuare strutture realmente accessibili. “La piattaforma consente agli utenti di identificare strutture realmente accessibili, grazie a un sistema alimentato da machine learning, sopralluoghi tecnici volti alla verifica dei dati caricati e rilascio di una certificazione che misura il rating di accessibilità”, spiega il fondatore. Il progetto non si limita alla mobilità: coinvolge persone con disabilità cognitive, anziani, famiglie con passeggino e utenti con fragilità temporanee. Come dice Bottardi, “l’accessibilità non riguarda solo le persone con mobilità ridotta, ma si estende a una vasta gamma di utenti”.

    Verso la versione 2.0: autonomia e comunità
    Bottardi e il suo team hanno in mente una svolta: portare la responsabilità dell’accessibilità direttamente nelle mani delle strutture, attraverso autodichiarazione e carico autonomo di schede tecniche, foto e documentazione. In parallelo, sta lavorando a una versione desktop dell’app, con supporto vocale e interfaccia facilitata per utenti con difficoltà motorie severe. Anche la community diventa protagonista. “Ogni segnalazione sull’app renderà più semplice la vita di chi ha ridotta mobilità”, spiega il fondatore. Oltre a questo, sono già previste funzionalità di smart parking, navigazione oculare, rating accessibilità e analisi predittive via AI. Non si tratta solo di tecnologia, ma anche di formazione: world4All è dotata di una vera Academy per tecnici, imprese e pubbliche amministrazioni. “L’inclusione è culturale e organizzativa. È un percorso che richiede consapevolezza e formazione”, sottolinea Bottardi, portando la sua storia personale all’interno dei corsi. Sull’esperienza del Garda, dove è stato pilota il progetto, Bottardi racconta: “E’ un sogno che si avvera, ma anche una missione. Il Garda è in gran parte accessibile, ma è un’accessibilità che va comunicata”.

    Numeri, collaborazioni e crescita
    World4all è un progetto che non resta confinato: sono 13 milioni le persone con mobilità ridotta in Italia, oltre 1 miliardo nel mondo, un mercato ancora sotto-servito, spesso affrontato con un approccio assistenzialista o generico. In un momento in cui la sostenibilità sociale è una leva competitiva, World4All costruisce un’infrastruttura scalabile e replicabile. Offre a territori, imprese e investitori l’occasione di trasformare l’accessibilità da ostacolo a opportunità. World4All non è solo un’app o una startup: è la storia di chi ha trasformato una barriera personale in un progetto collettivo. Vuole rappresentare la promessa di un’Italia – e di un mondo – in cui viaggiare, abitare, vivere non dipenda più dalle barriere architettoniche o dall’impreparazione culturale di chi accoglie. LEGGI TUTTO

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    Bioedilizia, mattoni “viventi” che puliscono l’aria

    Un team dell’Eth Zurigo ha sviluppato un materiale da costruzione “vivo” combinando cianobatteri, idrogel e funghi. La produzione del cemento, materiale fondamentale nell’edilizia è però uno dei processi più inquinanti che esistano: responsabile dell’8% di emissioni globali di carbonio. Da tempo gli istituti di ricerca stanno studiando materiali alternativi a minor impatto, e sembra che al Politecnico di Zurigo, l’Eth abbiano trovato una soluzione molto interessante. Ma anche molto antica. Stiamo parlando di cianobatteri, organismi fotosintetici, cioè che si trasformano ed interagiscono con la luce, comparsi sulla Terra qualcosa come 3,5 miliardi di anni fa.

    Bioedilizia

    Circolari, immerse nel verde, inondate di luce: le nuove scuole sono green

    di Marco Angelillo

    27 Marzo 2025

    Materiali fotosintetici
    Nei laboratori svizzeri, hanno avuto l’intuizione di usare questi batteri che assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera ed “impiantarli” all’interno di un materiale destinato alla costruzione. Il motivo? Questi batteri incorporati in un gel stampabile, insieme ad altri organismi quali alghe e funghi, diventano una sorta di mattoni viventi, che nell’arco della loro vita catturano CO2 attraverso la fotosintesi ed allo stesso tempo, la trasformano in biomassa. Dunque il team del professor Mark Tibbitt dell’Eth di Zurigo potrebbe aver trovato la chiave per una bioedilizia davvero ecologica, grazie ad un materiale che catturerebbe due volte il carbonio. Spieghiamo meglio.
    Luce, acqua salata e anidride carbonica
    Il processo sperimentato a Zurigo, consente ai batteri immessi all’interno di questa struttura in gel stampabile di crescere e nutrirsi di tre ingredienti fondamentali per la loro sopravvivenza: luce solare, acqua salata e anidride carbonica. Come spiegano i ricercatori nello studio pubblicato su Nature Communications, i cianobatteri non solo immagazzinano la CO2 prelevata dall’atmosfera, ma modificano il loro ambiente chimico in seguito alla fotosintesi, attraverso un processo chiamato “precipitazione di carbonati solidi”, cioè minerali che permettono nuovamente la cattura della CO2 trasformandola in un composto solido e stabile all’interno del materiale. Ecco la doppia cattura che ha quasi del miracoloso, pensando alle possibili applicazioni.

    Cozze e noci, dai gusci nasce cemento bio. La start up pugliese: “Così combattiamo lo smaltimento illegale”

    Valeria D’Autilia

    12 Agosto 2024

    Secondo gli autori dello studio, questo doppio meccanismo permette al materiale di catturare 2,2 milligrammi di CO2 per ogni grammo di idrogel nell’arco di un mese. Calcolando la cattura di anidride carbonica per un periodo piuttosto lungo di tempo, 400 giorni, il processo di cattura ha raggiunto i 26 milligrammi di anidride carbonica per grammo di materiale. Una quantità significativamente superiore a quella di molti approcci biologici e paragonabile alla mineralizzazione chimica del calcestruzzo riciclato.
    La longevità
    Ma un’altra peculiarità di questa innovazione risiede nella longevità: infatti, i cianobatteri durante l’esperimento sono rimasti attivi per oltre un anno, mentre il processo di mineralizzazione trasforma il materiale plastico stampabile in 3D, in un composto sempre più duro e resistente nel tempo.
    Per i ricercatori svizzeri, questo materiale vivente potrebbe essere utilizzato come rivestimento nelle facciate di edifici, che in questo modo avrebbero un ruolo attivo nella cattura del carbonio. Organismi che vivono, crescono all’interno di materiali da costruzione che diventerebbero dei veri e propri pozzi di carbonio, e farebbero la loro parte contribuendo al benessere dell’ambiente urbano. La sfida è poter trasferire dal laboratorio questa innovazione e renderla adatta a molteplici usi, in cui gli edifici si trasformerebbero da consumatori di risorse a collaboratori dell’ecosistema.
    Installazioni sperimentali alla Biennale 2025
    Nel frattempo, una sorta di test sul campo è già avvenuto, nel campo dell’arte, Infatti due strutture simili a tronchi di albero sono stati esposti all’interno del Padiglione Canada alla Biennale di Architettura di Venezia 2025: strutture che potenzialmente potrebbero legare fino a 18 kg di anidride carbonica in un anno, la quantità di un pino nell’arco di 20 anni. Ed un’altra opera, chiamata Dafne’s Skin, è in mostra all’Esposizione Internazionale della Triennale di Milano. Si tratta di una superficie lignea in cui il colore verde è dato dai microrganismi che formano una patina, che con il processo di cattura di CO2 cambia colore, come risultato della reazione chimica.
    Dal laboratorio di ricerca al laboratorio artistico il passo non è stato così lungo, ma la strada verso l’applicazione commerciale è certamente più lunga e necessita di ulteriori verifiche. I cianobatteri, infatti, hanno bisogno di condizioni controllate di umidità per sopravvivere, perché in zone aride, la loro vita non è assicurata, per cui all’Eth di Zurigo si sta lavorando allo sviluppo di organismi più resistenti alla disidratazione. LEGGI TUTTO

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    Scuola, perdita apprendimento estivo: al via sesta edizione Arcipelago Educativo

    Al via la sesta edizione di Arcipelago Educativo, un progetto di Save the Children e Fondazione Agnelli contro le disuguaglianze educative che dal 2020 a oggi ha coinvolto oltre 7 mila e 400 bambine, bambini e adolescenti in Italia. Per il sesto anno consecutivo, arcipelago educativo raccoglie la sfida del contrasto al summer learning loss, offrendo la possibilità di beneficiare di opportunità educative gratuite di qualità durante l’estate. LEGGI TUTTO