Giugno 2025

Monthly Archives

consigliato per te

  • in

    Solstizio d’estate 2025: quando cade, data e cosa sapere

    Giugno è entrato nel vivo portando temperature in rialzo e facendoci entrare a pieno ritmo nella bella stagione, con le prime giornate trascorse al mare e le ferie sempre più vicine. Se la primavera è ormai soltanto un ricordo, tuttavia, il cambio di stagione arriva ufficialmente con il solstizio d’estate: la data da cerchiare in rosso sul calendario è sabato 21 giugno, giorno in cui quest’anno inizia l’estate astronomica. Fenomeno affascinante e significativo, il solstizio d’estate viene festeggiato in molteplici culture, apre le porte ai mesi caldi e vede il Sole raggiungere la sua elevazione più alta nell’emisfero settentrionale, segnando la giornata più lunga dell’anno e la notte più corta.

    Che cos’è il solstizio d’estate e quando cade nel 2025
    Nel corso delle ultime settimane ci siamo lasciati la primavera alle spalle, le giornate si sono allungate progressivamente e il termometro è salito registrando temperature sempre più alte. Se l’estate meteorologica ha preso il via il 1 giugno, quella astronomica parte in concomitanza con il solstizio d’estate, evento particolare in cui le ore di luce giornaliere raggiungono la loro durata massima: nell’emisfero boreale il solstizio coincide con il giorno più luminoso e lungo di tutto l’anno.

    Questo fenomeno astronomico sancisce il passaggio di stagione, vede i raggi solari cadere perpendicolari al Tropico del Cancro e il Sole arrivare nel punto più alto del cielo rispetto all’orizzonte. Previsto in questo 2025 intorno alle 4:42 del mattino (ora italiana) del 21 giugno, l’evento corrisponde all’istante in cui l’emisfero nord della Terra è maggiormente inclinato verso il Sole. Guardando all’emisfero australe, invece, accade il contrario assistendo al solstizio d’inverno che determina l’inizio dell’inverno astronomico: quindi, dall’altra parte del globo si verifica la giornata più corta dell’anno.

    Cosa succede durante il solstizio d’estate
    Per quanto riguarda le cause del solstizio d’estate queste sono legate all’inclinazione della Terra e alla sua rotazione intorno al Sole, ovvero il suo moto di rivoluzione. Durante questo fenomeno astronomico il nostro Pianeta si trova in una posizione particolare lungo la sua orbita, in cui l’emisfero nord è rivolto al massimo verso il Sole. Gli equinozi e le stagioni si verificano in quanto l’asse della Terra è inclinato di 23,5° rispetto al piano dell’eclittica, ovvero il piano immaginario su cui giace l’orbita terrestre: se l’asse terrestre fosse perpendicolare al piano dell’eclittica i raggi del Sole colpirebbero la Terra con la stessa inclinazione durante tutto l’anno e non ci sarebbero cambi di stagione.

    Nel solstizio d’estate i raggi solari illuminano il Circolo Polare Artico a differenza di quello Antartico che si trova invece al buio: al Polo Nord, punto maggiormente rivolto verso il Sole, in questa data la stella non tramonta e lo stesso fenomeno si verifica anche nelle altre località oltre il Circolo Polare Artico, dove a seconda delle latitudini si possono avere giorni o settimane di luce solare ininterrotta.

    Durante questo evento naturale nei luoghi a nord dell’equatore il giorno dura più di 12 ore, mentre in quelli a sud meno di 12 ore. Nel corso del solstizio d’estate il Sole arriva al massimo della sua posizione settentrionale, rimanendo sopra l’orizzonte più a lungo rispetto a tutto l’anno: in Italia resta in cielo tra le 14 e le 16 ore a seconda della latitudine, per poi iniziare una lenta discesa. Dopo il solstizio, a partire dal 22 giugno, le giornate iniziano ad accorciarsi in modo progressivo fino all’equinozio d’autunno, durante il quale le ore di buio e luce si equivalgono, e al solstizio d’inverno, che coincide con il giorno più breve di tutto l’anno.

    Curiosità sul solstizio d’estate
    La parola solstizio deriva dal latino solstitium e significa “Sole che sta fermo”. Questo termine è composto da sol, in riferimento al Sole, e il verbo stare, inteso come fermarsi, indicando il fatto che il Sole arriva al picco della sua altezza, non salendo ulteriormente rispetto all’orizzonte e, una volta giunto a questo punto, si ferma per poi cominciare la sua discesa che culmina il 21 dicembre con il solstizio d’inverno.

    Appuntamento cruciale nel calendario astronomico, determina l’inizio ufficiale della stagione estiva: pur essendo il giorno con il maggior numero di ore di Sole non coincide però con quello più caldo a causa del lag termico, ovvero il ritardo tra l’accumulo e il rilascio del calore ricevuto dal Sole da parte della Terra. Proprio per questo il picco di caldo si raggiunge tendenzialmente tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.

    Il solstizio d’estate coincide con un istante preciso, proprio come quello d’inverno e gli equinozi, e in merito alla sua data questa può cambiare leggermente, verificandosi ogni anno tra il 20 e il 21 giugno: la variazione è dovuta al fatto che in calendario i giorni sono 365, ma la Terra per compiere un’orbita intera intorno al Sole impiega 365 giorni e circa 6 ore in più. È proprio questa discrepanza a determinare le variazioni annuali dei solstizi, come anche degli equinozi. Per evitare che le stagioni slittino in modo progressivo è previsto l’anno bisestile, che si verifica ogni 4 anni, durante il quale si riallineano i fenomeni astronomici.

    Il solstizio d’estate segna l’inizio della bella stagione ed è da sempre connesso ai concetti di vitalità, abbondanza, fertilità, luce e nuovi inizi: a partire dall’antichità è stato celebrato con tradizioni tramandate fino a oggi tra feste pagane e religiose, fuochi propiziatori e riti ed è associato alla rinascita dopo i mesi più freddi. Tra i luoghi più iconici dove si celebra la ricorrenza spicca Stonehenge, sito sacro custodito in Inghilterra e avvolto da un fascino misterioso, dove ogni anno approdano innumerevoli visitatori attratti dallo spettacolo del Sole che si allinea alla perfezione con le sue pietre durante il solstizio d’estate. LEGGI TUTTO

  • in

    Sicurezza aerea, la crisi climatica e gli eventi estremi mettono a rischio l’aviazione

    RIMINI – Alla luce del recente tragico incidente del volo Air India 171, che è costato la vita a 241 persone e le cui cause non sono state ancora chiarite, il tema della sicurezza aerea è tornato prepotentemente all’onore della cronaca. Mentre si cerca di comprendere se si sia trattato di errore umano o di avaria ai motori, per poter adottare le eventuali contromisure, la comunità scientifica continua a discutere anche di altri fattori che mettono a rischio l’aviazione, in particolare gli eventi estremi connessi alla crisi climatica. Gli ultimi risultati delle ricerche in questo settore, e le contromisure messe in atto da aeroporti, piloti, costruttori di aeromobili e decisori politici – tutti gli stakeholder dell’industria – sono stati recentemente discussi a Ecca 25, il congresso internazionale organizzato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) dedicato alle strategie di adattamento alla crisi climatica.

    Trasporti

    Lo studio T&E: “Meno scie e cambio di tragitto per il 3% dei voli per dimezzare le emissioni”

    di Pasquale Raicaldo

    13 Novembre 2024

    Emissioni dall’aviazione, un problema in crescita
    Circa il 3% delle emissioni di gas serra in tutto il mondo derivano dall’aviazione. Non sembra una quota particolarmente preoccupante, ma lo diventa se si tiene conto che appena il 10% della popolazione mondiale è solita volare in aereo, e che la domanda continua a salire: nei prossimi anni, dunque, ci si aspetta un aumento delle emissioni e dunque un effetto più marcato dell’industria aeronautica sulla crisi climatica. Qualche cifra: nel 2022, dopo un breve rallentamento dovuto alla pandemia, le emissioni del settore hanno superato gli 800 milioni di tonnellate di CO?, tornando all’80% del periodo pre-CoViD; inoltre, gli aerei rilasciano anche ossidi di azoto, particolato e scie di condensazione, che amplificano notevolmente l’effetto climalterante dell’anidride carbonica. In Europa, le proporzioni sono ancora più marcate rispetto alla media mondiale: nel 2023, i voli in partenza hanno generato 133 milioni di tonnellate di CO?, ossia il 12% circa delle emissioni nel settore del traporto e il 4% circa di tutte le emissioni dell’intera regione. E ora il pianeta sta presentando il conto: se gli aerei contribuiscono a cambiare il clima, il clima che cambia rende più pericoloso volare.

    Trasporti

    Più turbolenze nei nostri cieli, così il cambiamento climatico cambia il nostro modo di volare

    di Pasquale Raicaldo

    14 Dicembre 2024

    Turbolenze, aumento del livello del mare, fulmini
    “I fattori connessi alla crisi climatica che hanno un impatto sulla sicurezza dell’aviazione sono parecchi, e provocano effetti diversi”, ha spiegato Paul Williams, docente di scienze atmosferiche al dipartimento di meteorologia della University of Reading e a capo della Weather Research Division dell’ateneo britannico. “Alcuni sono più inaspettati di altri: generalmente si pensa alle turbolenze e ai fulmini, ma in realtà c’è anche altro”. L’aumento del livello del mare, per esempio: una stima del 2021 ha calcolato che l’innalzamento delle acque farà sì che nei prossimi anni cento aeroporti si troveranno sotto il livello del mare. E poi l’aumento delle temperature: “Quando fa più caldo”, dice Williams, “le prestazioni del motore si riducono, e dunque è necessaria una pista più lunga per il decollo”. In uno studio pubblicato quest’anno nell’ambito del progetto Aeroplane, Williams e colleghi hanno valutato gli effetti dell’aumento delle temperature sulla lunghezza della pista necessaria a decollare in sicurezza in tre diversi scenari di emissioni: nei prossimi dieci anni un Airbus A320 avrà bisogno dell’8% di pista in più – e gli aeroporti dovranno adattarsi di conseguenza. Per non parlare dei fulmini, la cui frequenza aumenta del 12% per ogni grado di temperatura in più, e delle grandinate, anch’esse sempre più frequenti. Ma il rischio più importante, come anticipato, è quello delle turbolenze, che nel periodo 1980-2020 sono aumentate del 41% nei cieli sopra gli Stati Uniti e del 55% sopra l’oceano Atlantico.

    Le strategie per rispondere
    L’industria dell’aviazione sta cercando di mettere in atto tutte le strategie di adattamento e le contromisure per rispondere a questi rischi. A partire, per esempio, dagli aeroporti: “Nell’ultimo anno”, ha raccontato Davide Bassano, direttore della sostenibilità del gruppo Save, che gestisce gli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia, “abbiamo avviato un progetto di analisi del rischio per la sicurezza aeroportuale e per il benessere dei passeggeri nell’aeroporto di Venezia in tre scenari diversi di emissioni (ottimistico, intermedio e pessimistico)”. L’analisi, che a breve sarà svolta anche sugli altri aeroporti del gruppo, ha svelato, per tutti e tre gli scenari, un rischio elevato e crescente di ondate di calore, venti forti, inondazioni della pista, stress termico per infrastrutture e persone; ma ha anche messo in luce che i rischi possono essere mitigati adattando appropriatamente le infrastrutture aeroportuali. Probabilmente cambierà anche il modo di volare, e anche piloti e costruttori dovranno adattarsi di conseguenza: il caldo, riducendo la densità dell’aria, aumenterà la velocità necessaria a sviluppare la portanza richiesta a mantenere l’aereo in aria e quindi costringerà i piloti a volare a velocità maggiori e i costruttori a prevedere aeromobili in grado di sostenere queste velocità. Possibilmente senza aumentare i consumi e le emissioni. LEGGI TUTTO

  • in

    Dente di leone o tarassaco: fiore, differenze, cura e coltivazione

    Il tarassaco, noto anche come dente di leone, è una pianta spontanea che colora i nostri prati con il suo vivace fiore giallo. Spesso considerato un’erbaccia, il tarassaco nasconde in realtà proprietà benefiche e versatilità in cucina. In questo articolo ne esploreremo le caratteristiche, le sue differenze rispetto ad altre piante simili, e forniremo consigli su come curarlo e coltivarlo.?

    Le caratteristiche principali del tarassaco (o dente di leone): come riconoscerlo
    Il tarassaco (Taraxacum officinale) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteracee. Si distingue per le sue foglie basali disposte a rosetta, lunghe e dentellate, che ricordano la forma di un dente di leone, da cui deriva il nome comune. Il fiore è un capolino di colore giallo brillante, composto da numerosi piccoli fiori ligulati. Dopo la fioritura, il fiore si trasforma in una sfera soffice e bianca, comunemente chiamata “soffione”, che contiene i semi dispersi dal vento.

    Differenze tra tarassaco e altre piante simili
    Il tarassaco è spesso confuso con altre piante, come la cicoria, ma ci sono alcune importanti differenze da tenere presenti per non sbagliarsi. Tra queste:

    Fiori: il tarassaco presenta fiori gialli, mentre la cicoria ha fiori di colore azzurro;
    Foglie: le foglie del tarassaco sono verdi, con margini dentellati, mentre quelle della cicoria possono presentare venature rossastre;
    Proprietà nutrizionali: la cicoria è ricca di vitamina K e calcio, mentre il tarassaco è particolarmente ricco di vitamina A e potassio.

    Come coltivare il tarassaco: in giardino e/o in vaso
    Coltivare il tarassaco è semplice e alla portata di tutti. Può crescere in piena terra senza bisogno di particolari cure, ma si adatta bene anche alla coltivazione in vaso. In giardino, non richiede concimazioni specifiche, a meno che il terreno non sia particolarmente povero: in questo caso, si può intervenire con del compost organico al momento della semina. Se coltivato in vaso, invece, è consigliabile un concime liquido biologico da aggiungere all’acqua ogni dieci giorni durante la primavera e l’estate. In linea di massima, è sempre bene utilizzare un terreno fresco e ben drenato, anche se la pianta è capace di adattarsi a diversi tipi di suolo. Per quanto riguarda l’esposizione, invece, il tarassaco (o dente di leone) cresce bene sia al sole, sia in zone di mezz’ombra. La sua temperatura ideale? 25°, anche se continua a crescere anche quando molte piante vanno in riposo vegetativo.

    Dente di leone o tarassaco: semina, annaffiatura e concimazione
    Per quanto riguarda semina, irrigazione e concimazione, in realtà le regole non sono poi così difficili da seguire. Partendo dalla semina, bisogna ricordarsi solamente che questa piò avvenire da marzo a maggio, oppure tra fine aprile e giugno direttamente a dimora in piena terra.
    L’annaffiatura, invece, deve essere particolarmente regolar durante i periodi caldi (anche due volte al giorno), ma bisogna sempre fare particolare attenzione ai ristagni idrici, nemici principali di ogni pianta.
    Infine, la concimazione: in realtà in tarassaco non richiede particolari azioni; in vaso, ad esempio, si può utilizzare un concime liquidi biologico ogni dieci giorni in primavera ed estate.
    Cura del tarassaco
    Il tarassaco è una pianta resistente, ma alcune attenzioni, se costanti, possono favorirne una crescita particolarmente fruttuosa. Partiamo dalla raccolta: per un consumo alimentare, è consigliabile raccogliere le foglie prima della fioritura, quando sono più tenere e meno amare. Per quanto concerne le malattie, invece, si può stare abbastanza tranquilli. Il dente di leone, infatti, è raramente soggetto a infestazioni, ma può, occasionalmente, essere colpito da oidio, la classica patina bianca che compare sulle foglie. Essendo molto resistente anche ai parassiti, non necessita di trattamenti specifici, anche se è sempre buona norma mantenere pulito il giardino (se coltivato fuori) ed eliminare le foglie marcescenti.

    Insomma, coltivare il dente di leone – tarassaco non è assolutamente cosa difficile, anzi. È il fiore che più di tutti incarna la resilienza della natura; spunta ovunque, nei prati, ai bordi delle strade, nei campi incolti e persino tra le crepe dell’asfalto. La sua capacità auto disseminarsi lo rende praticamente inarrestabile: i suoi leggeri pappi, trasportati dal vento, ne diffondono i semi a grande distanza, garantendone la presenza ovunque, dalle pianure fino alle zone montane. Eppure, proprio questa sua straordinaria capacità di adattamento gli ha valso una reputazione controversa: per molti, è solo una pianta infestante, difficile da eliminare e destinata a invadere giardini e orti. Ma guardando oltre i pregiudizi, il tarassaco si rivela una specie sorprendente, utile in fitoterapia, ricca di proprietà benefiche e persino commestibile. Coltivarla è un piacere, ed è pure facile: ecco perché dovreste provare. LEGGI TUTTO

  • in

    La prova di matematica alla maturità 2025: il testo, la soluzione dei quesiti e dei problemi

    L’esame di matematica della sessione ordinaria 2025 prevede due problemi e un questionario con otto quesiti. Ogni studente deve scegliere un problema e 4 quesiti a cui rispondere. Il primo problema si apre con una citazione di Cartesio (“La ragione non è nulla senza l’immaginazione”), e unisce analisi e geometria, studiando una circonferenza. Il secondo, […] LEGGI TUTTO

  • in

    “La cura” di Battiato alla seconda prova dell’artistico: un inno alla fragilità sempre attuale

    «Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore/dalle ossessioni delle tue manie». Quest’anno alla maturità la prova per le discipline audiovisive e multimediali del liceo Artistico ruotava attorno al tema della “cura”. E la traccia non poteva non partire dal testo della canzone di Franco Battiato, scomparso nel 2021. Pubblicata nel 1996 all’interno dell’album […] LEGGI TUTTO

  • in

    Matematica, l’analisi del prof: “Compito più ambizioso e ricco, quesiti più difficili del 2024”

    «Il compito di matematica? Più ambizioso e più ricco, ma anche più guidato. I quesiti variano molto in difficoltà: alcuni sono standard, altri hanno un’impronta più culturale o storica, altri ancora richiedono ingegno combinatorio. Nel complesso, sono più vari e un po’ più difficili rispetto al 2024, ma ben distribuiti». Commenta così il professore Piero […] LEGGI TUTTO