Aprile 2025

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    Il trasporto via nave responsabile del 3% delle emissioni globali di CO2

    Per il settore marittimo bisogna disporre una roadmap realistica che minimizzi i rischi per gli investitori e fornisca soluzioni economicamente efficienti per l’intera industria. E’ quanto sostengono Eni, Fincantieri e Rina, che hanno illustrato uno studio per accelerare il percorso di decarbonizzazione del settore del trasporto marittimo in linea con il target al 2050 di Net Zero. Alla luce dell’analisi, il settore marittimo è responsabile di circa il 3% delle emissioni globali di CO2 e punta a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Lo studio, presentato alla presenza del ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, si inserisce nel contesto dell’accordo siglato nel marzo del 2024 da Eni, Fincantieri e Rina per sviluppare un Osservatorio globale sulle prospettive di evoluzione delle soluzioni di decarbonizzazione sostenibili nel medio-lungo periodo.

    Dal rapporto è emerso che attualmente, il settore marittimo dipende prevalentemente dai combustibili tradizionali che costituiscono il 93% del consumo complessivo. L’obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2050 sta generando un cambiamento significativo nell’industria, con una crescente adozione di diverse fonti di propulsione. Già nel 2023, circa il 50% degli ordini di nuove navi è stato indirizzato verso combustibili alternativi, con una tendenza verso una maggiore sostenibilità. I porti stanno iniziando a rispondere a queste nuove esigenze, sviluppando infrastrutture per supportare diverse opzioni tecnologiche e di combustibili.

    L’analisi offre per la prima volta una panoramica globale delle opzioni percorribili per ciascun segmento di naviglio nelle diverse regioni del mondo e combina una valutazione dei volumi con un’analisi integrata dei costi per gli armatori e degli investimenti che il comparto logistico e portuale richiede. I vettori energetici in grado di ridurre, nel breve termine, le emissioni di CO2 sono principalmente il gas naturale liquefatto e i biofuel come HVO e FAME. Nel lungo termine poi, anche grazie all’ingresso di BioGNL e Biometanolo, i biocarburanti continueranno ad essere la soluzione prevalente del segmento mercantile.

    Sul tema, il ministro Pichetto è chiaro: ”Per il trasporto marittimo non ci sono soluzioni facili o automatiche. Non possiamo elettrificare, quindi dobbiamo affrontare la questione con una base scientifica certa e solida. Abbiamo la necessità di ridurre le emissioni e decarbonizzare, certamente i biocarburanti sono importanti per arrivare in futuro all’idrogeno, che si sta sviluppando velocemente”. Un valido supporto può arrivare dal nucleare, ” che può essere un percorso rilevante per il trasporto marittimo”, sottolinea il ministro che assicura pieno appoggio del governo. Per quanto riguarda i porti ci sarà poi da rivedere il sistema degli Ets, su cui Pichetto ha già fatto pressioni in Ue alla vicepresidente Teresa Ribera: “Il Mediterraneo è un unico mare – sintetizza il ministro – se una nave si ferma a Gioia Tauro non può pagare il 50% in più, mentre se va a Tangeri non lo paga”. Su questo punto, assicura Pichetto, “la vicepresidente Ribera ha dato disponibilità per fare un approfondimento”.

    Da parte loro, Eni, Fincantieri e Rina proseguono l’azione congiunta, con una sinergia ritenuta fondamentale per trasformare l’innovazione in soluzioni concrete. “Come sostenuto anche a livello comunitario – sottolinea Giuseppe Ricci, direttore operativo Trasformazione Industriale di Eni – è ormai condiviso che i biocarburanti, in particolare quelli già disponibili e utilizzabili in purezza come l’HVO, sono attualmente tra le migliori soluzioni adottabili per ridurre le emissioni GHG anche del comparto marittimo”. Secondo Pierroberto Folgiero, amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, la decarbonizzazione del trasporto marittimo “è una sfida che richiede visione industriale e capacità di trasformare l’innovazione in soluzioni concrete. Questo studio rappresenta un passo strategico in questa direzione”.

    Fincantieri, inoltre, con l’obiettivo Nave Net Zero al 2035, punta ad anticipare il futuro, guidando il cambiamento e integrando tecnologia e sostenibilità per garantire competitività. Secondo Carlo Luzzatto, amministratore delegato e direttore generale di Rina, “il trasferimento di competenze è un fattore chiave per accelerare la transizione energetica. La nostra capacità di mettere a fattor comune know-how ed esperienze maturate in settori diversi – come l’energia e il navale, che presidiamo da tempo – ci permette di sviluppare soluzioni efficaci per la decarbonizzazione”. LEGGI TUTTO

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    Coltiviamo l’olivo da 3mila 700 anni

    Il primo olio in Italia è stato prodotto quasi quattromila anni fa in Sicilia a partire da piante selvatiche. Testimonianze ancestrali di quella che oggi chiamiamo coltivazione dell’albero dell’olivo risalgono a 3.700 anni fa, nel pieno dell’età del Bronzo. Poi, verso il 1200 a.C. l’albero svanisce per quasi nove secoli per essere recuperato solo nel […] LEGGI TUTTO

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    Bonus per i Gruppi di autoconsumo e le Comunità energetiche rinnovabili: costi e benefici

    C’è ancora tempo per presentare al GSE la domanda per gli incentivi per i Gruppi di autoconsumo e per le Comunità energetiche. È stato infatti spostato dal 31 marzo al 30 novembre il termine ultimo per richiedere il contributo del 40% per l’installazione degli impianti a servizio dei Gruppi o delle CER nei comuni con meno di 5.000 abitanti. Gli impianti dovranno comunque essere in attività entro il 30 giugno 2026.
    Nuovi impianti e potenziamenti
    Il bando, finanziato con i fondi del PNRR, mette a disposizione 2,2 miliardi di euro per la concessione di contributi a fondo perduto pari al 40% dei costi per impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili e inseriti in configurazioni di Comunità energetiche rinnovabili (CER) o di Gruppo di autoconsumatori che si trovino in Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. L’incentivo punta a sostenere la realizzazione di una potenza complessiva pari almeno a 2 GW, ed una produzione indicativa di almeno 2.500 Gwh/anno. Prima dell’invio della richiesta di accesso al contributo PNRR, le CER e i Gruppi di autoconsumatori dovranno essere già stati costituiti. È possibile chiedere un anticipo del contributo per avviare i lavori.

    Come creare un Gruppo di autoconsumo
    Per costituire una CER occorre seguire un iter burocratico complesso. Per i Gruppi di autoconsumo, invece, è tutto molto più semplice: è sufficiente, infatti che ci sia un unico impianto al servizio di più utenze che si trovano all’interno dello stesso edificio. Si può costituire un Gruppo a livello condominiale o anche semplicemente in una villetta bifamiliare. Gli impianti fotovoltaici ammessi al contributo possono essere installati sull’edificio, presso altri siti nella disponibilità di uno o più clienti finali del Gruppo di autoconsumo, oppure si può utilizzare l’impianto di un produttore esterno. Il contributo a fondo perduto si può ottenere sia per gli impianti di nuova costruzione che in caso di potenziamento di impianto esistente. Dovrà avere comunque una potenza non superiore a 1 MW. È anche possibile installare sistemi di accumulo, in quanto l’incentivo finanzia l’energia condivisa e consumata da parte di chi si associa alla configurazione.

    La tariffa incentivante erogata dal GSE
    Una volta entrato in funzione l’impianto, infatti, il GSE pagherà una tariffa incentivante per ogni MWh prodotto e condiviso. Si tratta di un importo che varia in funzione della grandezza dell’impianto, e vai dai 60 euro per gli impianti più grandi agli 80 euro per quelli più piccoli, ossia fino ai 200kw. È prevista inoltre una maggiorazione di 4 euro nelle regioni del centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo) e di 10 euro nelle regioni del nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto). La tariffa incentivante verrà riconosciuta per 20 anni. All’importo va aggiunto l’ulteriore corrispettivo ARERA di valorizzazione per l’energia autoconsumata, il cui importo viene definito annualmente.

    L’incentivo è riconosciuto per intero in assenza del contributo PNNR, mentre per chi ha ottenuto le somme a fondo perduto per realizzare l’impianto l’importo è ridotto in proporzione.

    Come verificare costi e benefici
    Per verificare l’effettiva convenienza alla creazione del Gruppo di autoconsumo il GSE ha messo a disposizione un simulatore che consente la pianificazione degli interventi e l’analisi della loro convenienza economica sulla base delle caratteristiche dell’impianto, facendo riferimento a soluzioni che il GSE ha già incentivato. È sufficiente individuare l’indirizzo dell’edificio o del sito dove realizzare l’impianto o uno degli impianti e inserire i dati di consumo e la superficie degli immobili dei clienti finali che intendono associarsi. LEGGI TUTTO