19 Aprile 2025

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    Dal rossetto allo smalto, i consigli per smaltire i cosmetici

    Una cipria in frantumi, un mascara secco, uno smalto ormai solidificato. Capita che alcuni cosmetici usati di rado vengano dimenticati e, col tempo, diventino inutilizzabili. Tra polveri e gel, tubetti e flaconi, non è sempre facile capire dove conferire i prodotti e le loro confezioni. Ecco allora una mini-guida al corretto smaltimento, ricordando che ogni Comune ha regole specifiche per la raccolta differenziata ed è pertanto utile controllare le indicazioni locali.

    La normativa

    La Francia mette al bando i Pfas in cosmetici e tessuti

    a cura della redazione di Green&Blue

    21 Febbraio 2025

    I residui non sono innocui
    Prima regola: mai svuotare quel che resta dei cosmetici nel lavandino o nel wc. Questi ultimi contengono, infatti, molti ingredienti sintetici e derivati del petrolio, che non devono essere dispersi nell’ambiente. Non possono finire nello scarico neppure i prodotti che vantano l’etichetta “vegetale” o “biologico”, dato che di rado si tratta di composti al 100% naturali. In generale, gli articoli di bellezza esausti non sono riciclabili e vanno perciò destinati al cestino dell’indifferenziata. Prima di buttarli, meglio raccoglierli in un contenitore chiuso, come un barattolo con coperchio. Attenzione a smalti, solventi, tinte per capelli che, data la loro aggressività, potrebbero richiedere lo smaltimento tra i rifiuti speciali, al pari dei medicinali scaduti.

    Il rebus della plastica
    Una volta eliminato il contenuto, resta da gestire l’imballaggio. Non sempre è semplice, perché quest’ultimo è spesso formato da più materiali e componenti, come specchietti, pennelli, tappi, spugnette. La maggior parte dei packaging è, comunque, in plastica. In tal caso, è importante verificare la presenza del simbolo del riciclo e conferirli nel bidone corretto.
    “Le materie plastiche garantiscono resistenza, flessibilità e protezione ai cosmetici deperibili”, spiegano Ana M. Martins e Joana M. Marto, ricercatrici alla Facoltà di Farmacia dell’Università di Lisbona, in Portogallo, in uno studio pubblicato nel 2023 su Sustainable Chemistry and Pharmacy. “Nel confezionamento dei prodotti di bellezza si usa soprattutto plastica petrolchimica, perché è economica, vanta buone prestazioni ed è facilmente reperibile. Per questi motivi, nonostante il grave impatto ambientale, questo materiale rimane difficile da sostituire. Tuttavia, esistono varie iniziative globali per ridurne l’impiego, anche nel settore cosmetico, tra cui la Ellen MacArthur Foundation e l’Alliance to End Plastic Waste”.

    Startup

    Anche quando si compra uno shampoo si può aiutare il Pianeta

    di Gabriella Rocco

    03 Aprile 2025

    Anche vetro, metallo, carta
    Oltre alla plastica, negli imballaggi vengono utilizzati anche altri materiali. Tra questi il vetro usato soprattutto per le boccette dei profumi (rappresenta circa l’89% del packaging del settore) o per alcune creme di fascia alta, in virtù della sua estetica sofisticata – che va conferito nella relativa raccolta. Lo stesso vale per le confezioni in alluminio o metallo, impiegate per esempio nei rossetti o nei deodoranti in spray, da smaltire nel bidone dei metalli oppure insieme alla plastica, a seconda delle regole comunali. Infine, le scatole e i cartoncini che avvolgono i cosmetici possono essere gettati nella raccolta della carta.

    Sulle etichette alcune volte sono riportate le indicazioni per lo smaltimento  LEGGI TUTTO

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    Raffreddamento a laser: una svolta per data center più sostenibili?

    Secondo Raktim Sarma, scienziato presso l’azienda statunitense di ricerca tecnologica Sandia Lab, circa un terzo dell’energia che serve per far funzionare un data center viene speso per raffreddare i chip ed evitare quindi che i computer o i server si surriscaldino. Attualmente, i sistemi di raffreddamento si basano principalmente sullo scambio di calore con acqua o aria fredda, che viene fatta passare attraverso minuscoli tubicini montati sui chip stessi. Il team di Sarma, insieme alla startup Maxwell Labs e all’Università del New Mexico (Stati Uniti), sta però provando a mettere in piedi un sistema di raffreddamento diverso, basato sui laser, che vada a rimpiazzare o affiancare quelli attuali. L’idea sarebbe quella di sfruttare questo nuovo approccio per riciclare, in forma di elettricità, il calore estratto dai chip.

    L’intelligenza artificiale “divora” energia con un impatto ambientale insostenibile

    a cura della redazione di Green&Blue

    21 Marzo 2025

    Se pensiamo alle applicazioni tecnologiche dei laser, più che il raffreddamento forse ci vengono in mente impieghi nel contesto della saldatura di precisione, delle incisioni e della stampa 3D. Tuttavia, spiegano da Sandia Labs, in specifiche condizioni i laser possono essere utilizzati come fonti di raffreddamento. Non certo per rinfrescare un’intera casa, ma per abbassare la temperatura di piccolissime porzioni di materiali molto puri. Infatti, il raffreddamento laser funziona quando un raggio laser con una particolare frequenza incontra un bersaglio molto piccolo costituito da un unico e specifico elemento. E, per quanto riguarda i chip, spiega Sarma, si tratta in effetti di dover raffreddare superfici minuscole, nell’ordine delle centinaia di micron. Come anticipato, i sistemi attuali si basano sul passaggio di acqua o aria fredda attraverso microscopici canali scavati all’interno di piastre di rame che vengono poi adagiate sui chip. Il nuovo sistema funzionerebbe in modo simile, con la differenza che deve essere pensato per incanalare la luce laser, anziché acqua o aria, verso le superfici da raffreddare.

    Lo studio

    L’intelligenza artificiale è assetata di acqua. Per ogni conversazione se ne consuma una bottiglietta

    Gabriella Rocco

    22 Marzo 2024

    Jacob Balma, CEO della Maxwell, sostiene che questo approccio potrebbe essere anche più efficiente di quelli già esistenti, consentendo “nuovi paradigmi di recupero energetico non possibili con la tecnologia di raffreddamento tradizionale”. La sfida sarà quella di costruire delle piastre di raffreddamento prive di impurità, che altrimenti verrebbero riscaldate dalla luce laser. Ed è proprio su questo aspetto che si concentreranno i ricercatori di Sandia Labs, specializzata nella lavorazione di arsenurio di gallio, un materiale semiconduttore simile al silicio, di cui dovrebbero essere costituite in buona parte le piastre di raffreddamento a laser progettate dalla Maxwell.

    La collaborazione è stata annunciata pochi giorni fa, per cui non resta che attendere per sapere se il nuovo sistema porterà effettivamente a una svolta in termini di risparmio di energia e quindi di sostenibilità dei data center. Balma si dice particolarmente entusiasta: “La capacità unica della luce di indirizzare e controllare il riscaldamento localizzato in modo spaziale e su tempi ottici per questi dispositivi sblocca vincoli di progettazione termica così fondamentali per il design dei chip che è difficile ipotizzare cosa faranno gli architetti di chip con questo sistema, ma confido che cambierà radicalmente i tipi di problemi che possiamo risolvere con i computer”. LEGGI TUTTO

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    Nella Sicilia senza acqua nasce il progetto I.D.R.O.

    Un inverno e una primavera così piovosi, in Sicilia nessuno se li ricordava. Eppure, nonostante l’acqua dal cielo, cittadini e agricoltori guardano il livello delle riserve idriche di aprile, scuotono la testa e continuano a rimanere con il fiato sospeso. Preoccupati per l’estate che verrà e per l’acqua che non ci sarà. Perché ad essere scongiurata, spiegano, è la siccità a breve termine, ma per il futuro, anche quello prossimo, nessuno in Sicilia, se la sente di fare previsioni. L’isola, dicono gli scienziati, si sta scaldando il 20% in più della media globale e ancora tutti hanno negli occhi e nei pensieri l’estate 2024. Un incubo. Con 100 città e paesi senza acqua, i cittadini di Gela che per mesi hanno aperto i rubinetti solo un giorno su tre, quelli di Caltanissetta, Agrigento e Enna a cui è andata anche peggio con le giornate scandite dai ritmi della distribuzione dell’acqua.

    Immagini dal drone  LEGGI TUTTO