11 Aprile 2025

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    Anche lavorando a maglia si può aiutare il Pianeta

    Nata nel cuore del distretto tessile toscano, Bettaknit è una startup fondata dalle sorelle Barbara ed Elisabetta Fani, con l’obiettivo di riportare il lavoro a maglia al centro della creatività quotidiana, in chiave sostenibile e accessibile. L’azienda unisce l’amore per la maglia con un’attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale e all’innovazione, portando la tradizione artigianale nell’era digitale. Il modello di business è basato su kit di maglia completi – filati, strumenti (ferri, uncinetti), istruzioni e tutorial digitali – pensati per chi desidera realizzare da sé i propri capi, con un impatto positivo sull’ambiente e sul proprio benessere. La produzione dei filati avviene interamente in Italia, con una concentrazione nel distretto tessile di Prato, uno dei poli più avanzati in Europa per l’economia circolare nel settore moda. Qui, innovazione e tradizione convivono da generazioni, dando vita a un ecosistema virtuoso fatto di rigenerazione, competenze tecniche e attenzione alla qualità.

    Uno stile di vita più lento e sostenibile
    “Fare la maglia è molto più di un’attività creativa, è un gesto profondamente sostenibile, a impatto quasi nullo sull’ambiente. Non servono macchinari né energia, solo le mani, il tempo e i materiali naturali. È un modo per rallentare, ritrovare concentrazione, scaricare lo stress e riconnettersi con sé stessi”, racconta Barbara Fani, co-fondatrice e Ceo di Bettaknit. “Il knitting è una forma di slow living. Ti impone con dolcezza di fermarti, per dedicare attenzione a ogni punto, a ogni passaggio della creazione. È un tempo che non si perde, al contrario s’investe in un progetto che cresce tra le dita, in un oggetto destinato a durare. In un mondo accelerato, scegliere di creare qualcosa con calma è un atto quasi rivoluzionario”. Non solo aggiunge Fani: “Si tratta di una scelta che parla di consumo consapevole: un capo realizzato a mano non è un oggetto qualsiasi, è il frutto di cura, impegno e pazienza. Ed è proprio questo che lo rende prezioso e duraturo nel tempo. Quando si utilizzano filati di qualità, come quelli proposti da Bettaknit, ogni maglione, sciarpa o accessorio diventa qualcosa da custodire, riparare e tramandare. Una risposta concreta all’obsolescenza programmata e alla logica del fast fashion”.

    Barbara Fani ed Elisabetta Fani, fondatrici di Battaknit  LEGGI TUTTO

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    Lampadine: dove si buttano? I consigli per smaltirle in modo corretto

    E la lampadina dove la metto? si potrebbe dire, parafrasando una celebre canzone di Domenico Modugno. Per indagare le conoscenze dei cittadini europei sul tema, nel 2020 EucoLight ha commissionato un’indagine che si è svolta in Italia, Austria, Germania, Paesi Bassi, Spagna, dalla quale è emerso che il 62-88% degli abitanti ha identificato correttamente il luogo di smaltimento.

    “Pur essendo positivi, i risultati evidenziano il bisogno di maggiore informazione per raggiungere coloro che ancora non sono consapevoli della necessità di separare nel modo giusto questo tipo di rifiuti”, sostiene Marc Guiraud, segretario generale dell’associazione.

    Del resto, può non essere sempre facile individuare il bidone idoneo, visto che il conferimento dipende dalla tipologia di lampadina: a incandescenza, alogena, a Led. Ecco allora una mini-guida per non sbagliare.

    A incandescenza
    Tale tipo di lampadina è formata da un bulbo di vetro, da un gas inerte (come argon o azoto) e da un filamento di tungsteno. Quest’ultimo componente, al passaggio dell’energia elettrica, si scalda fino a diventare incandescente, emettendo luce. Si calcola, però, che una lampadina a incandescenza converta solo il 5-10% dell’elettricità in illuminazione, mentre la restante percentuale viene dissipata sotto forma di calore. Ciò si traduce in una bassa efficienza energetica e in una durata relativamente breve.

    Come smaltirle
    Nonostante siano da anni fuori produzione e fuori commercio, le lampadine a incandescenza potrebbero essere ancora presenti nelle case, magari montate su qualche lampada poco utilizzata. Il loro corretto smaltimento dipende dai regolamenti locali. In alcuni Comuni è, infatti, possibile conferirle nella raccolta indifferenziata, mentre in altri devono essere portate nei centri di raccolta abilitati (isole ecologiche) e gettate in un cassonetto specifico. In ogni caso, al pari di tutte le altre lampadine, non devono mai finire nel bidone del vetro, dato che sono composte anche da altri materiali. LEGGI TUTTO