9 Aprile 2025

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    Pettorano sul Gizio, il primo paese a misura d’orso

    Corridoi ecologici per il trekking lontani dalle zone di ripopolamento; recinzioni elettrificate per proteggere alveari, allevamenti e stalle; cancelli e bidoni a prova di orso. E poi manuali per residenti e turisti, corsi di formazione per allevatori e agricoltori, finanziamenti e progetti. Pettorano sul Gizio, borgo alle porte di Sulmona in Abruzzo è diventato la prima Comunità a misura d’orso in Italia ed ora è un “modello” di convivenza. Talmente esemplare che The Guardian ha dedicato al paese un lungo reportage. Al centro di tutto c’è l’orso marsicano, specie tutelata da norme nazionali ed internazionali, ma con un impatto sulle zone urbanizzate. Qui come altrove. Ma allora come ha fatto questo piccolo borgo immerso nella grande Riserva naturale Monte Genziana Alto Gizio a non far scatenare quel conflitto tra fauna selvatica e uomo?

    Biodiversità

    Giornata mondiale della fauna selvatica, Boitani: “Convivere con orsi e lupi si può”

    di Pasquale Raicaldo

    03 Marzo 2025

    “Con molta pazienza da parte di tutti, enti pubblici, associazioni e cittadini. Dopo il grave episodio del 2014 quando un uomo sparò ad un’orsa entrata nel suo pollaio, tutti compresero che bisognava trovare un equilibrio, capire come salvare gli orsi, continuando però a far vivere una comunità in questo paese, senza paura. Quello fu il punto di svolta. Certo ci sono voluti anni per arrivare a questi risultati, ma senza dubbio oggi la coesistenza uomo-orso non solo è migliorata, ma si continua a promuovere il nostro modello altrove”, racconta Antonio Di Croce, direttore della Riserva e coordinatore di Patom, il piano voluto dal ministero dell’Ambiente per la tutela e la conservazione dell’orso marsicano endemico di questa regione.

    Pettorano sul Gizio in provincia dell’Aquila  LEGGI TUTTO

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    Il sacchetto di plastica che si scioglie nell’acqua

    Sembra un prodotto miracoloso. E potrebbe esserlo realmente per l’ambiente. Un sacchetto di plastica che a contatto con l’acqua si scioglie, letteralmente. Si chiama Solubag, l’azienda cilena, che ha creato un materiale in grado di sostituire i sacchetti di plastica, comunemente prodotta con i derivati del petrolio. In realtà la “scoperta” non è recente, perché il viaggio di Solubag è iniziato già nel 2013, quando i quattro fondatori, tutti ricercatori universitari si sono incontrati per la prima volta ad un forum a Concepción, città del Cile e hanno deciso di mettere insieme le loro conoscenze. Inizia così un periodo di ricerca e sviluppo, che un anno dopo, porta il quartetto ad un detergente idrosolubile, che si dissolve completamente a contatto con l’acqua. Da qui la tecnologia originaria, che avrebbe portato alla creazione dei sacchetti solubili. Nel 2016, dopo una serie di test rigorosi, viene creato il primo prototipo di borsa solubile in acqua. Il materiale, infatti, si dissolve completamente quando entra in contatto con l’acqua calda, al contrario dei secoli necessari alla plastica comune per decomporsi nell’ambiente, dove tra l’altro rilascia micro e nanoplastiche estremamente dannose.

    Questi sacchetti rivoluzionari sono fatti di componenti atossici: una sintesi di carburo di calcio e gas naturale. Componenti così innocui che la bustina stessa può essere sciolta, bevuta o addirittura ingerita da esseri umani o animali senza causare alcun problema di salute. Per dimostrarlo, durante un incontro pubblico, i fondatori hanno immerso una delle loro borse in un barattolo pieno d’acqua e dopo averlo agitato fino a quando si è dissolto, hanno bevuto il contenuto. Lo stesso metodo produttivo di SoluBag è parte dell’unicità di questa invenzione, che può essere realizzata utilizzando macchinari altrimenti impiegati per produrre pellicole di plastica. Ma attenzione, nessun pericolo che si sciolga sotto la pioggia mentre si torna a casa dal supermercato, perché il materiale si dissolve in alcuni secondi solo se immerso in acqua a 85° o se lasciato in acqua fredda, ma per diversi giorni. La solubilità, infatti, è calibrata e determinata dalla temperatura dell’acqua: ad esempio, più l’acqua è calda, più velocemente si dissolve. I materiali di cui è composta, sono calcarei, non inquinanti e soprattutto idrosolubili, quindi perfettamente sostenibili.

    Inoltre lo stesso materiale risulta molto versatile, perché può essere utilizzato per produrre una vasta gamma di prodotti, tra cui borse per la spesa, imballaggi, dispositivi di protezione personale come maschere e guanti, e molto altro, mantenendo sempre resistenza e flessibilità simili alla plastica tradizionale. L’obiettivo di SoluBag è evidente. Contribuire ad eliminare i sacchetti di plastica monouso, collaborando con più settori, tra cui importanti aziende come Amazon e Walmart, che utilizzano comunemente imballaggi in plastica per le loro spedizioni e i loro prodotti. Ma non è ancora tutto. Infatti, oltre ai sacchetti, SoluBag vorrebbe contribuire ad eliminare gli imballaggi in plastica che trascuriamo nella nostra vita quotidiana: dai sacchetti per gli escrementi dei cani alle confezioni degli snack, dai sacchetti per la frutta e la verdura alle buste per la spesa.

    La grande innovazione dell’azienda cilena è stata riconosciuta da numerosi riconoscimenti, tra cui il Singularity Award nel 2018, che le ha permesso di presentare il progetto nella Silicon Valley, dando il via all’espansione globale. Ed infatti, con finanziatori americani è partita l’ascesa internazionale, che dal Sud America è arrivata prima negli States e poi in Europa. Oggi Solubag ha stabilito partnership con oltre 30 aziende, tra cui un colosso del tech come Google, ed è attiva in più di 10 Paesi. Ma l’innovazione non si è ancora arrestata. In tempi più recenti, è stato introdotto il primo prodotto alimentare, le arachidi, confezionate con la loro tecnologia innovativa. Una volta consumato, l’imballaggio si dissolve in acqua, che può poi essere utilizzata per innaffiare piante o erba. La soluzione cilena è molto coraggiosa e si pone come sfida alle potenti aziende multinazionali che fanno enormi profitti dalla plastica prodotta con derivati del petrolio. Attualmente la linea di ricerca dell’azienda è sempre più concentrata nel trasformare alcuni dei prodotti monouso presenti sul mercato e più diffusi, in prodotti solubili del tutto ecologici LEGGI TUTTO

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    Trump rilancia l’estrazione del carbone, necessità o propaganda?

    Una nuova perla nella collana di dietrofront climatici e ambientali dell’Amministrazione Trump: ieri il presidente degli Stati Uniti ha firmato una serie di misure che, così sostiene la Casa Bianca, dovrebbero ampliare l’estrazione e l’utilizzo del carbone negli Usa. L’obiettivo dichiarato è alimentare il boom dei data center, ad alto consumo energetico, e di rilanciare […] LEGGI TUTTO

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    Ciccio Vitiello, professione ecopizzaiolo: “Vi presento la prima pizzeria con orto verticale”

    La prima inderogabile regola è evitare gli sprechi. A cominciare dall’acqua. “Abbattiamo il consumo idrico di quasi il 95%”, annuisce soddisfatto Ciccio Vitiello.Il suo “Cambia-Menti” (nomen omen) è la prima pizzeria d’Italia con un orto verticale, alimentato da impianto idroponico: a San Leucio, storica e affascinante frazione di Caserta, il futuro sostenibile è arrivato grazie a un’intuizione di un eco-pizzaiolo autodidatta, 33 anni, che aveva già ridato vita a un orto abbandonato, lo scorso anno, e che ora ha cercato, e a quanto pare trovato, la formula giusta per coniugare l’esigenza di coltivare ingredienti freschi e di qualità riducendo al minimo lo spreco d’acqua. Del resto, spiega, “con un orto tradizionale per irrigare 400-500 piante in terreno servono tra i 2.000 e i 3.000 litri d’acqua al giorno, anche utilizzando sistemi a goccia, mentre con la coltivazione fuori suolo a circolarità chiusa, invece, 1000 litri d’acqua possono essere riutilizzati per 20-25 giorni”. LEGGI TUTTO