9 Marzo 2025

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    Lavori green, l’installatore di fotovoltaico: “L’energia pulita la faccio partire dal tetto di casa”

    “Agli inizi del 2000 c’era una piccola società, composta da un gruppo di ingegneri del torinese, che andava a installare pannelli fotovoltaici per i pozzi d’acqua in Africa. A me e il mio socio sembrò affascinante, e quella curiosità si è trasformata prima in sperimentazione e poi in attività professionale”, così racconta dei suoi esordi nel fotovoltaico Giorgio Giacone (classe 1960) della Giacone e Rainero Srl di Canale, in provincia di Cuneo. La sua è una delle tantissime società che in Italia ha contribuito all’installazione degli impianti per villette singole, condomini, imprese e capannoni. “Però sgombriamo il campo da fraintendimenti: al netto di qualche eccezione il settore è sempre stato alimentato dagli incentivi e quindi adesso con la fine del Superbonus 110% siamo in una fase un po’ stagnante”. Il riferimento è a un sistema che da una parte ha sempre consentito l’autoconsumo, e quindi un risparmio sulla bolletta, e di ottenere un contributo in base alla produzione.

    L’editoriale

    Lavoro, quante balle sulla green economy

    di Federico Ferrazza

    05 Marzo 2025

    “Poi è vero che i prezzi degli impianti di quasi venti anni fa erano tre volte superiori rispetto a quelli attuali, ma il tempo di ammortamento rimane di 7-8 anni. Prima però, raggiunta la soglia, si iniziava a guadagnare seriamente, ora meno”, aggiunge Giacone. La storia del fotovoltaico è legata anche alla dismissione dei tetti in Eternit: chi poteva approfittare degli incentivi per mettere pannelli e rifare le coperture dei capannoni l’ha fatto. “La differenza tra la fase pioniera e questa è che bisognava montare sette metri quadrati di pannelli per un solo kW, oggi basta la metà dello spazio per ottenere la stessa potenza. E poi i pannelli di oggi sono di maggiore qualità e il monocristallino è più efficiente. Anche se comunque una giornata nuvolosa, con pioggia o nebbia rimane poco produttiva”, ricorda l’esperto. Giacone sottolinea che nel tempo è migliorata la qualità dei componenti e di conseguenza l’affidabilità. Fermo restando il fatto che la condizione ideale di massima efficienza sarebbe quella di “avere l’esposizione del sole dell’equatore con la temperatura della Finlandia”. Il motivo si deve al fatto che le alte temperature – come quelle in Italia d’estate – riducono la resa fino al 25%. “Noi abbiamo una storia che è iniziata esattamente 41 anni fa. Oggi siamo una trentina e ci occupiamo di installazioni elettriche, elettroniche per la sicurezza, antincendio. Il fotovoltaico ha avuto periodi dove montavamo più impianti al giorno, adesso meno di uno alla settimana”, racconta Giacone.

    DOSSIER Lavori green

    Passione e opportunità. Sono state queste le molle che hanno fatto scattare tanti anni fa in un giovane canalese, con le qualifiche professionali per apparecchiature elettriche ed elettroniche, la voglia di puntare sul fotovoltaico. “Io ho sempre creduto nell’energia green e poi è cresciuta la domanda ed è andata bene”. Oggi per chi vuole iniziare ci sono diverse possibilità. La prima è quella di occuparsi esclusivamente, e con minima formazione, dell’installazione dei pannelli. La seconda è quella di presidiare altre fasi chiave. Infatti ogni impianto ha bisogno di un progetto realizzato da un ingegnere elettrotecnico o un perito elettrotecnico abilitato. E dopo il montaggio ci vuole una dichiarazione di conformità eseguita da uno specialista con patentino FER – un’abilitazione che richiede requisiti tecnici professionali e la frequentazione di corsi specifici. “Difficile avere problemi; stiamo parlando di una tecnologia matura che funziona”.

    E per le batterie di accumulo che consentono di immagazzinare energia per poi impiegarla in altri momenti? “Finché c’era il Superbonus venivano acquistate, poi a causa del prezzo alto gli ordini sono calati. Ora qualcosa si muove con il bando Agrisolare e Transizione 5.0”. Un impianto con batterie praticamente costa il doppio. In teoria un fotovoltaico da 3 kW ha bisogno di una batteria da 9 kW, ma la sua saturazione e massima efficienza è possibile solo in brevi periodi durante l’anno. La prospettiva del prossimo futuro è di avere impianti fotovoltaici con componenti sempre più connessi, con migliore gestione, riduzione dei pesi e superfici. “Ma quello che fa la differenza è l’esperienza sul campo. La casistica. E certamente anche la certificazione FER obbligatoria. Abbiamo visto cose negli anni che voi umani… Quindi sconsiglierei vivamente di fare da soli o affidarsi a tecnici improvvisati non professionisti”, avvisa Giacone. LEGGI TUTTO

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    Dal 2000 ad oggi gli Stati Uniti hanno perso un quinto delle loro farfalle

    Qualcuno salvi le farfalle. Le loro popolazioni sono sempre più a rischio a causa della perdita progressiva degli habitat, degli effetti dei pesticidi e del cambiamento climatico. E l’ultimo allarme arriva dagli Stati Uniti, dove una specie su tre ha registrato un grave declino negli ultimi venti anni, con una complessiva riduzione di oltre un quinto delle popolazioni.La “fotografia” arriva da una ricerca della Binghamton University di New York, i cui esiti – appena pubblicati sulla rivista Science – lasciano in dote l’urgenza dell’adozione di nuove misure di conservazione.

    In particolare, 20 specie sarebbero protagoniste di un declino particolarmente rapido: tra queste la Danaus eresimus, comunemente detta farfalla soldato, e la Julia’s Skipper (Nastra julia il nome scientifico), che nel periodo preso in esame – compreso tra il 2000 e il 2020 – ha perso oltre il 90% delle sue popolazioni. Né sembra andare meglio alla West Virginia White (Pieris virginiensis il nome scientifico), delicate ali traslucide dalla colorazione biancastra, leggero accenno di venature: popola, o meglio popolava, le aree boschive. Dove la sua presenza è diminuita del 98%.

    Biodiversità

    La pianta dalla doppia fioritura che resiste al caldo

    di Fabio Marzano

    04 Marzo 2025

    I ricercatori hanno esaminato 12,6 milioni di avvistamenti di farfalle nell’ambito di 76.000 indagini divise in 35 differenti programmi di monitoraggio, alcuni dei quali legati a programmi di citizen science. Grazie anche all’utilizzo di modelli statistici, hanno così stimato le tendenze in atto per 342 specie differenti: il 33% ha mostrato un declino significativo, le popolazioni di 107 specie sono diminuite di oltre il 50%.“Risultati in linea con le tendenze globali, ma avere conferma dell’entità del declino delle popolazioni in un’area così ampia è stato sconfortante”, commenta Eliza Grames, professoressa associata di Scienze biologiche alla Binghamton University.

    Una vera e propria Caporetto che coinvolge anche la Lycaena hermes e la sgargiante Eurema proterpia, color arancione: rischiano di diventare introvabili, o quasi. E con loro Vanessa annabella, che in America è conosciuta come West Coast lady: un tempo era una comune farfalla da cortile, oggi è diminuita dell’80%. “Una storia ancor più allarmante, la sua, perché suggerisce che anche le farfalle comuni non sono al sicuro”, annota Grames.

    Biodiversità

    Pochi fondi per la conservazione degli animali “brutti”

    di Sara Carmignani

    28 Febbraio 2025

    Pochi i dubbi sulle cause comuni del declino, così come sulle conseguenze per la salute degli ecosistemi, che dal ruolo centrale delle farfalle dipendono, eccome: la scomparsa, più meno graduale, di impollinatori cruciali avrebbe ricadute negative sulla produzione alimentare e sull’equilibrio degli ecosistemi, con effetti a cascata sulle altre specie.

    La ricerca evidenzia, peraltro, le aree più colpite dal fenomeno: quella più toccata è la zona del sud-ovest degli Stati Uniti, tra le regioni più calde e secche. Anche per questo l’indice dei ricercatori è puntato sulla siccità, tra le concause principali del declino delle popolazioni di farfalle, anche perché – annota Grames – “rappresenta una doppia minaccia, danneggiando direttamente le farfalle e colpendo anche il loro cibo e le piante ospiti”.

    E ora? I risultati dello studio suggeriscono, come evidenziato dai ricercatori “importanti sforzi di conservazione, in particolare dando priorità alle specie già segnalate dall’Iucn e dall’Endangered Species Act. Ma non tutto è perduto, nonostante le evidenze. “Già, le farfalle possono riprendersi rapidamente perché hanno tempi di generazione brevi. – prosegue Grames – Anche piccole azioni, come piantare fiori selvatici, ridurre l’uso di pesticidi o persino lasciare una parte di un cortile non falciato, possono migliorare significativamente le loro chances di sopravvivenza. Il tutto – conclude – in attesa naturalmente di strategie di conservazioni concrete da parte dei decisori politici”. LEGGI TUTTO