Riscaldamento globale, a rischio il limite dei +1.5 gradi definito con l’accordo di Parigi
Secondo diverse organizzazioni internazionali, tra cui Copernicus della Commissione Europea, il 2024 è stato il primo anno in cui le temperature medie globali si sono mantenute costantemente al di sopra del primo dei due limiti stabiliti con l’Accordo di Parigi: +1.5 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale.
Un anno non è sufficiente per stabilire che la soglia è stata irrimediabilmente superata, le valutazioni degli esperti riguardano infatti scale temporali che vanno dai due ai tre decenni. Tuttavia, i risultati di due studi pubblicati su Nature Climate Change mostrano che le temperature da record misurate nel corso del 2024 potrebbero essere il segnale che stiamo entrando in un periodo ben più lungo di un anno, che potrebbe essere caratterizzato da questo livello di riscaldamento globale.
Lo studio
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Uno dei due studi è stato coordinato da Emanuele Bevacqua, del Helmholtz Centre per la ricerca ambientale di Lipsia (Germania). Gli autori di questa ricerca hanno valutato l’andamento storico delle temperature globali, constatando che il primo singolo anno in cui si sono superate le soglie di riscaldamento globale di 0.6, 0.7, 0.8, 0.9 e 1.0 gradi centigradi ha costantemente aperto un successivo periodo di 20 anni in cui la temperatura media ha raggiunto o superato le stesse soglie. Ossia, il sorpasso per 12 mesi consecutivi di un certo limite di temperatura storicamente ha significato anche il superamento a lungo termine di quella soglia.
Il gruppo di ricerca ha poi utilizzato i modelli climatici del CMIP6 (Coupled Model Intercomparison Project), impiegati a livello internazionale per studiare e ottenere delle proiezioni sull’andamento del cambiamento climatico, per valutare se quanto osservato negli anni passati potesse essere predittivo anche per il futuro, e in particolare per quanto riguarda il superamento a lungo termine dei +1.5°C. I modelli hanno confermato che il sorpasso di questa soglia per un anno consecutivo è altamente predittivo di un trend sul lungo periodo, con una probabilità che varia dal 66 al 99% a secondo dello scenario di emissioni preso in considerazione.
Biodiversità
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L’altro dei due studi usciti su Nature Climate Change è firmato da Alex Cannon, ricercatore presso la Divisione di ricerca sul clima dell’Environment and Climate Change Canada, un ente governativo canadese. Anche Cannon ha utilizzato i modelli CMIP6 per stimare la probabilità che la soglia stabilita dall’Accordo di Parigi venga superata nel prossimo futuro in base ai dati registrati nel 2024 (includendo nelle sue analisi anche l’influenza che fenomeni naturali come El Niño hanno avuto sulle temperature globali registrate lo scorso anno). Utilizzando un approccio leggermente diverso rispetto al gruppo coordinato da Bevacqua, Cannon ha raggiunto in sostanza conclusioni molto simili a quelle descritte nell’altro studio.
Bevacqua e colleghi concludono sottolineando che i risultati ottenuti non dovrebbero essere interpretati come l’annuncio di una sconfitta dalla quale non è possibile tornare indietro. Al contrario, dovrebbero esortare i cittadini e soprattutto i governi di tutto il mondo all’azione immediata: “Solo una rapida mitigazione a breve termine può limitare efficacemente il picco di riscaldamento – si legge nelle conclusioni della pubblicazione – Un anno al di sopra di 1.5°C non è il momento per la disperazione, ma una chiamata all’azione”. L’ennesima, in un momento in cui le politiche climatiche di molti paesi sembrano andare nella direzione esattamente opposta. LEGGI TUTTO