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Scuola, Mattarella: “Ai prof si chiede molto, ma gli stipendi spesso non sono all’altezza”

“Agli insegnanti, ai presidi, ai docenti e al personale di supporto si chiede molto. Talvolta troppo. Anche a fronte di retribuzioni spesso non all’altezza di altri Paesi europei. Si tratta di un aspetto di grande rilievo che va affrontato concretamente”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’inaugurazione dell’anno scolastico a Cagliari. “Tutti loro hanno e devono sempre avere la consapevolezza e l’orgoglio di ricoprire un ruolo prezioso per la nostra società: quello di formare ed educare i cittadini che crescono. Dalla loro opera, spesso silenziosa e non conosciuta, dipende in gran parte il futuro della nostra Italia”.

“Talvolta – ha aggiunto il capo dello Stato, parlando al convitto Vittorio Emanuele II – questo nostro tempo dominato dall’assillo del presente, del qui e ora, rischia di far dimenticare che l’impegno educativo rappresenta un pilastro fondamentale della vita della Repubblica. Dalla qualità del sistema educativo dipende strettamente il futuro della nostra società. A esso vanno dedicate indispensabili risorse adeguate, e idee, cura, attenzioni. La scuola non è una bolla, un recinto, un mondo a parte. Ma un organismo che vive nella società e concorre al suo progresso”.

Mattarella ha anche affrontato il tema degli smartphone: “Non possiamo e non dobbiamo abbandonare i ragazzi a una chiusura solitaria, in un mondo dominato dalla tecnologia in cui talvolta rischiano di essere imprigionati. Lo smartphone è uno strumento che aiuta nella vita quotidiana, ma non è, non rappresenta la vita, che è molto più complessa, ricca, emozionante. Non possiamo correre il rischio che lo strumento tecnologico, in continua evoluzione, assorba la quasi totalità delle attenzioni, delle relazioni, della vita”.

Alla cerimonia hanno partecipato anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, quello dello Sport Andrea Abodi e il presidente del Coni Giovanni Malagò. “Per la prima volta abbiamo avviato un programma di potenziamento dell’insegnamento della lingua italiana per quei ragazzi stranieri di prima generazione che rischiano altrimenti una forte dispersione scolastica e un serio insuccesso formativo – ha annunciato Valditara – Quando siamo venuti a sapere che oltre il 30 per cento dei ragazzi stranieri di prima generazione va incontro alla dispersione scolastica, all’abbandono precoce, significa che quei ragazzi non hanno un futuro davanti a sè, non hanno un futuro vero di inclusione, non hanno un futuro lavorativo”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/scuola_e_universita/rss2.0.xml


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