Il concorso a preside organizzato dal governo rischia di fallire prima ancora di iniziare. E di essere travolto da migliaia di ricorsi. Non senza polemiche per la concomitanza con la giornata della Legalità, che commemora la strage di Capaci, lo scorso 23 maggio si è svolta la prova preselettiva del concorso per dirigente scolastico, che dopo tredici anni torna a livello regionale. Il grosso dei posti, il 58%, è destinato alle regioni settentrionali. Perché al sud con la prima legge di bilancio del governo Meloni sono state accorpate centinaia di scuole. E una buona parte dei pensionamenti verrà assorbita dai tagli. Dopo la fase destinata a scremare i pretendenti allo scranno più importante di una scuola, restano esclusi il 93% di coloro che hanno presentato domanda. E una fetta consistente di esclusi promette battaglia a suon di carte bollate per accedere allo scritto e all’orale.
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10 Maggio 2024
Il concorso
A dare l’idea dell’impatto sulle aspirazioni dei docenti della manovra di bilancio per il 2023, dove è stato previsto che vengano tagliate 634 scuole autonome entro il 2034, basta guardare i numeri. I 587 posti messi a bando nel 2023 rappresentano poca cosa rispetto alle due tornate precedenti e rispetto alle aspettative del mondo della scuola. Nel 2017 vennero banditi 2.416 posti e nel 2011 furono 2.386 i posti messi a bando. Per partecipare occorre essere di ruolo da almeno 5 anni. E sono infatti 28mila le domande presentate per questa tornata concorsuale. Ma solo duemila circa, il triplo dei posti messi previsti per ogni singola regione, più tutti coloro che ottengono il punteggio dell’ultimo entrato, coloro che arriveranno alla prova scritta. Il quizzone di 50 domande da svolgere in 75 minuti ha tagliato le gambe a tantissimi aspiranti capi d’istituto.
I motivi di ricorso
Per l’avvocato specializzato in legislazione scolastica, Dino Caudullo, “sono diversi gli spunti di approfondimento per valutare possibili profili di ricorso sul nuovo concorso per dirigente scolastico”. In primo luogo occorrerà verificare “se alcuni quesiti possano presentare profili di contestazione – spiega l’avvocato – in quanto tecnicamente errati o formulati in maniera erronea o fuorviante, cosa che non sarebbe impossibile visti i noti precedenti del recente concorso a cattedre”. Ma occorre attendere che il ministero pubblichi domande e risposte ritenute corrette dall’algoritmo che le ha valutate. “Al momento – continua Caudullo – posso dire che qualche spunto di riflessione potrebbe emergere dalla circostanza che i quadri di riferimento, dai quali poi verificare se i quesiti effettivamente proposti erano coerenti con i programmi concorsuali, sono stati pubblicati solo 36 ore prima della prova”.
E poi c’è una circostanza quanto mai bizzarra: i partecipanti sono stati selezionati in base alle stesse 50 domande. Ma si viene ammessi allo scritto con punteggi diversi. Dai 35 del Veneto ai 40 della Campania. In altre parole, coloro che in Campania hanno totalizzato 39 punti sono stati esclusi mentre in Veneto sarebbero stati tra i primi a passare. “Sulla soglia di accesso, determinata dal punteggio minimo in relazione al triplo dei posti banditi per ciascuna regione, in realtà c’è giurisprudenza che ha ritenuto legittima una soglia superiore alla semplice sufficienza, non essendo in presenza di prove concorsuali vere e proprie bensì di prova preselettiva”. In base a questa lettura, tutti coloro che hanno totalizzato 30 punti potrebbero ambire alla prova scritta. E già ci sono studi di avvocati che si stanno attrezzando per mandare in tilt l’intera procedura. La prova scritta dovrebbe svolgersi tra un mese circa. Dopo si passerà all’orale. Ma il condizionale è d’obbligo. Se il Tar ammetterà alla prova scritta i ricorrenti, i tempi si allungheranno e sarà quasi impossibile garantire l’assunzione dei primi neo dirigenti scolastici a settembre 2024.
Fonte: http://www.repubblica.it/rss/scuola_e_universita/rss2.0.xml