Non si tratta proprio della preistoria citata recentemente dal ministro Valditara, ma il 51% dei maturandi in classe, per quel che riguarda il programma di Storia, non è andato oltre il secondo dopoguerra. In letteratura va meglio ma non pochi sono lontani dalle correnti e dagli scrittori più recenti. Lo rivela un sondaggio di Skuola.net.
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La Storia si ferma
Siamo alle solite: la metà degli studenti in lizza per gli esami di Maturità hanno un buco grosso come una casa – o meglio quasi di un secolo – nella loro preparazione in Storia. Questa è la dimensione percentuale di coloro che, tra i banchi, sono al massimo arrivati a studiare al massimo fino alla Seconda Guerra Mondiale che, ricordiamo, è terminata quasi cento anni or sono. Così prende corpo il sostegno all’idea del Ministro Giuseppe Valditara di rivedere i programmi di storia.
Stop ai dinosauri
Secondo un sondaggio del portale Skuola.net – effettuato su un campione di 1.000 alunni di quinto superiore – la maggior parte dei maturandi (51%) eviterebbe volentieri di perdere interi mesi di scuola nei primi cicli parlando di preistoria e dinosauri tentando, piuttosto, di arrivare alla fine del percorso avendo affrontando in modo consistente anche, per esempio, gli anni ‘70 del Novecento.
Solo 1 su 4 pensa, al contrario, che sia importante soffermarsi sul passato remoto, in quanto “senza la conoscenza delle nostre radici non si va da nessuna parte”. La restante parte della platea (23%) assume, invece, un approccio più individualista, affermando che “chi vuole può approfondire da solo i periodi storici che più gli interessano”.
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Il Novecento
Ad ogni modo, comunque la si pensi, il problema esiste. Lo si capisce prestando attenzione ai racconti degli stessi studenti. Visto che la maggior parte di loro ha concluso l’anno senza aver potuto confrontarsi in classe su ampie parti dei programmi. Guarda caso, soprattutto in Storia. Meno di 1 su 2 ha avuto un docente che è riuscito a raggiungere l’obiettivo fissato dal Ministro: il 20% si è fermato grosso modo a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, il 29% ha addirittura concluso il Novecento.
Poca attualità
Tutti gli altri, in vista dell’esame, navigano in cattive acque: un altro 29% è arrivato al Secondo Dopoguerra (attorno agli anni ‘50), per il 14% l’ultima campanella ha suonato quando il professore stava ancora parlando del periodo tra le due Guerre Mondiali, l’8% ha dovuto interrompere persino prima. Una possibile scialuppa di salvataggio, per le ragazze e i ragazzi rimasti inesorabilmente indietro, però ancora potrebbe configurarsi all’orizzonte. Quale? Aver trovato sulla propria strada un docente che, a prescindere dalla trattazione in ordine cronologico della storia e dalla materia di competenza, in autonomia ha dedicato dei momenti di lezioni all’approfondimento di momenti chiave del recente passato o di stretta attualità.
Letteratura: programma finito
E, per fortuna, non sono pochi: il 41% degli studenti intervistati lo ha fatto spesso, il 38% ogni tanto. Ben 8 su 10, dunque, si sono approcciati a questioni che gli potrebbero tornare utili, ad esempio, per lo scritto di Italiano o per l’orale di Maturità.
Tornando a quanto fatto in classe, decisamente migliore è la situazione su un’altra materia cardine in ottica esame: la letteratura italiana. Qui è quasi il 60% degli studenti a poter sorridere: il 32% ha finito il programma ed è pure tornato a ripassare qualche autore chiave, il 27% ha affrontato più o meno tutti gli autori principali di ‘800 e ‘900. C’è, poi, un 24% che ha dovuto interrompere l’excursus a metà Novecento. Il 17% ha fatto bene solo l’Ottocento e la primissima parte del XX secolo.
Le materie di indirizzo
Ancora più confortanti sono i dati riguardanti le materie “di indirizzo”, caratterizzanti i vari percorsi scolastici e protagoniste della seconda prova scritta d’esame. Ad aver completato (o quasi) il programma sono stati circa 3 su 4. Solo il 12% teme l’essersi fermato a metà del guado, mentre il 16% denuncia diverse lacune.
Resta comunque notevole la quota di maturandi che ha lasciato per strada ampi pezzi dei programmi. A loro, a questo punto, non rimane che il ripasso pre-esame. Cosa che, effettivamente, stanno facendo circa 6 su 10, che tenteranno di studiare da autodidatti i tasselli mancanti: il 36% proverà a farlo in tutte le materie, il 24% solo in quelle che considera più importanti.
Il fato
Di contro, 4 su 10 si affideranno al fato: il 17% vorrebbe tentare l’operazione recupero ma già sa che non riuscirà per via del poco tempo a disposizione, il 23% darà la priorità solo a quello effettivamente spiegato dal professore. Incrociando poi le dita che solo su quello si baseranno i contenuti delle prove.
Fonte: http://www.repubblica.it/rss/scuola_e_universita/rss2.0.xml