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Pfas, le nuove regole Ue sulle sostanze pericolose per l’ambiente e la salute

La Commissione europea ha imposto nuove restrizioni sull’uso di alcune sostanze chimiche pericolose per la salute e l’ambiente, vietando l’acido perfluoroesanoico (PFHxA) e i suoi derivati, composti sviluppati dall’industria negli anni ’40 per la loro capacità di resistere all’acqua. Queste sostanze, appartenenti alla famiglia dei PFAS, sono note come “sostanze chimiche eterne” per la loro persistenza nell’ambiente, che porta alla contaminazione del suolo e delle acque, inclusa quella potabile.

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“Stiamo eliminando le sostanze nocive dai prodotti che i cittadini utilizzano quotidianamente, come i tessuti, i cosmetici e gli imballaggi alimentari” ha dichiarato Maros Sefcovic, vicepresidente esecutivo Ue per il Green Deal, commentando le nuove misure Eu in linea con il regolamento Reach, il principale strumento normativo europeo per proteggere la salute umana e l’ambiente dai rischi delle sostanze chimiche.

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La restrizione vieterà la vendita e l’uso dell’acido perfluoroesanoico in una concentrazione pari o superiore a 25 ppb per la somma del PFHxA e dei suoi sali, o pari a 1.000 ppb per la somma delle sostanze correlate al PFHxA, misurata in materiali omogenei. Questo divieto si applicherà a una vasta gamma di articoli di consumo: prodotti tessili (tovaglie e tende oscuranti), cuoio, pellicce e pelli utilizzate nell’abbigliamento (tra cui giacche antipioggia) e relativi accessori (quali borse), calzature, carta e nel cartone utilizzati come materiali a contatto con gli alimenti (per esempio, scatole per pizza), spray impermeabilizzanti, cosmetici.

Un ambito particolarmente delicato riguarda le schiume antincendio, dove saranno applicate eccezioni per garantire la sicurezza in contesti critici. Tuttavia, alcuni settori strategici, come quello dei semiconduttori e delle batterie per l’idrogeno, manterranno per ora la possibilità di utilizzare queste sostanze.

Il nuovo regolamento sugli “inquinanti eterni”

Messo a segno un passo importante verso la riduzione delle sostanze tossiche nell’ambiente. L’obiettivo principale è limitare l’uso di questi composti laddove il rischio non sia adeguatamente controllato, i costi economici siano limitati rispetto ai benefici per la salute umana e l’ambiente, ed esistano alternative sostenibili.

“Sostituire le ‘sostanze chimiche eterne’ aiuta a mantenere l’ambiente sano, a preservare le risorse e a promuovere l’innovazione in alternative più pulite. La direzione è chiara e le imprese avranno a disposizione periodi di transizione sufficienti per adattarsi” ha aggiunto il Commissario Sefcovic. La restrizione, infatti, entrerà in vigore dopo periodi transitori compresi tra 18 mesi e 5 anni a seconda dell’uso, lasciando il tempo necessario per sostituire la sostanza con alternative più sicure.

Nella catena alimentare

Negli ultimi 20 anni, l’UE ha intensificato le sue azioni per contrastare l’inquinamento da PFAS, anche nel cibo che mangiamo. Nel 2020, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che da anni monitora la diffusione l’impatto dei PFAS negli alimenti, ha stabilito una nuova soglia di sicurezza per i principali composti perfluoroalchilici, che tendono ad accumularsi nell’organismo umano. La dose settimanale tollerabile di gruppo (DST) è stata fissata a 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo, ma non ha riguardato i PFHxA. Due anni dopo, la Commissione Ue ha emesso una raccomandazione (CE2022/1431) che invita gli Stati membri, in collaborazione con gli operatori del settore alimentare, a monitorare la presenza di PFAS, inclusi i PFHxA, negli alimenti dal 2022 al 2025.

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“Finora l’EFSA ha ricevuto e pubblicato i dati di monitoraggio per il 2022” ha affermato Hans Steinkellner, responsabile scientifico di EFSA. “Seguiranno i dati di monitoraggio per il 2023, 2024 e 2025. Quando saranno pervenuti dati sufficienti, la Commissione europea potrà eventualmente richiedere all’EFSA una valutazione di follow-up sulla contaminazione da sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) negli alimenti.”


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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