Allarme degli scienziati Usa: i combustibili fossili ci stanno uccidendo
Due lunghe liste: da un parte quella dei danni causati dai combustibili fossili, dall’altra quella dei benefici che potremmo trarre abbandonandoli definitivamente. Per un bilancio decisamente a favore dei secondi. A compilare queste liste, sulla base dell’enorme mole di evidenze scientifiche ormai accumulata nel campo, è un gruppo di scienziati, esperti a vario titolo di ambiente e giustizia ambientale, autori di un appello per la definitiva messa al bando dei combustibili, ospitato sulle pagine di Oxford Open Climate Change.
Il documento infatti non presenta “novità” in termini scientifici. Non ce n’è ormai più bisogno, ammettono gli scienziati: la crisi climatica è sotto gli occhi di tutti e non è opinabile attribuirne gran parte delle cause all’uso dei combustibili fossili. Lo stesso dicasi per gli impatti sulla salute degli stravolgimenti ambientali correlati alle emissioni e dell’inquinamento generati dai combustibili: malattie respiratorie, tumori, nascite premature e morti da disastri ambientali sono solo la punta dell’iceberg. Tutto questo, scrivono Shaye Wolf del Center for Biological Diversity di Oakland e colleghi, è ben documentato e i danni quantificati. Quello cui indirizzano lo sguardo gli esperti stavolta, prendendo spunto proprio da questi dati, ormai impossibili da ignorare, è piuttosto la possibilità di andare oltre.
Così, accanto a ogni aspetto problematico relativo alla crisi climatica in atto, i ricercatori propongono una serie di “soluzioni” per superarle e avvicinarsi il più rapidamente possibile al superamento di un’economia e di uno sviluppo basati sui combustibili fossili.
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Qualche esempio. Posto che la soluzione passepartout sarebbe, ovviamente, l’abbandono dei combustibili fossili, ne esistono altre specifiche e più alla portata per ognuna delle problematiche elencate dai ricercatori. Relativamente alle minacce per la salute presentate da impianti di estrazione di combustibili fossili, i ricercatori annoverano tra gli interventi più efficaci la creazione di zone cuscinetto a protezione di case, scuole o qualsiasi altro luogo assiduamente frequentato da persone. A questo, continuano, andrebbero abbinate intense attività di monitoraggio ambientale, anche per gli impianti ormai in disuso. Contro gli effetti della crisi climatica sulla perdita di habitat e specie, i ricercatori si appellano all’adozione di una serie di provvedimenti – il riferimento normativo è soprattutto agli Usa – per la conservazione e protezione di ambienti marini e terrestri.
Contro l’inquinamento da plastica invece la soluzione più efficace, non c’è dubbio per gli esperti, è evitare di immetterne di nuova nel mercato, e quindi nell’ambiente. Evitare di produrla, investendo nello sviluppo e nell’adozione di alternative più sostenibili deve essere una priorità, auspicabilmente regolamentata da un trattato globale, libero da conflitti di interessi. La valutazione delle alternative alla plastica deve essere però scrupolosa: il riferimento è all’impiego della bioplastica, troppo spesso non così biodegradabile e non così pulita e sostenibile come creduto, se si analizzano a fondo gli impatti ambientali della sua produzione, ricordano gli autori.
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Infine, l’appello dei ricercatori è a un’informazione corretta e libera dalla disinformazione perpetrata dall’industria fossile. E ancora: la stessa industria, anche grazie alle evidenze che arrivano dalla ricerca scientifica, deve essere richiamata, sempre di più, a contribuire ai danni prodotti su ambiente e salute dal proprio mercato, scrivono gli esperti.
“La scienza non potrebbe essere più chiara nel mostrare come i combustibili fossili ci stanno uccidendo – ha commentato Wolf – Petrolio, gas e carbone continueranno a condannarci a più morti, estinzioni di animali selvatici ed disastri meteorologici estremi, a meno che non rendiamo gli sporchi combustibili fossili un ricordo del passato”. LEGGI TUTTO