13 Novembre 2024

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    La viola del pensiero, come cura la pianta dalla doppia fioritura

    In primavera, la viola del pensiero con i suoi splendidi fiorellini colorati dona un tocco di colore al giardino o al nostro balcone. Vediamo come fare per farla crescere rigogliosa.

    Le varietà della viola del pensiero
    La viola del pensiero, nota anche come viola wittrockiana, appartiene alla famiglia delle violaceae e comprende davvero molte varietà. Molte di quelle che si trovano sono anche il frutto di incroci e selezioni fatte a partire dalla specie selvatica, proveniente dal nord Europa. Quelle che troviamo in vendita provengono spesso da ibridazioni effettuate tra la viola tricolor, la viola cornuta, la viola gracilis e lutea. È possibile trovare questa pianta con fiori differenti, a seconda della varietà che si seleziona. Ne esistono un gran numero, ma tra quelle più note possiamo menzionare le seguenti:

    · Viola Joker: questa viola è quasi sempre multicolore e sopporta anche condizioni estreme, poiché è considerata tra le specie che resistono meglio all’inverno.
    · Viola Fama: queste piante si presentano con grandi fiori, caratterizzati da un bordo ondulato. Inoltre, le foglie sono tondeggianti a peduncolo corto, poste su una rosetta compatta.
    · Viola tricolore maxima: sono ben 15 le tonalità colori disponibili in natura in cui si presentano i fiori di questa varietà. Si contraddistingue per essere una viola di tipo precoce, con fiori grandi e una buona resistenza alle temperature invernali.
    · Viola Cats: si tratta di una varietà delicata caratterizzata da fiori che crescono compatti e in maniera abbondante. Le tonalità disponibili in natura sono diverse e a colpire è la presenza di una sorta di occhio nero posto nel centro del fiore. Non richiedono chissà quali condizioni per l’esposizione, giacché crescono bene anche con scarsa luce.

    Quando effettuare la semina?
    La semina della viola del pensiero o viola tricolor viene effettuata con l’arrivo della primavera. Tra i mesi di giugno e di agosto si possono porre i semi in cassetta e, poi, in autunno si passa al trapianto nel terreno, facendo bene attenzione a distanziare le piantine le une dalle altre di circa 20 centimetri. È possibile anche effettuare la messa a dimora delle piante direttamente in vaso se si preferisce coltivare la viola del pensiero in balcone.

    Dove esporre la pianta?
    Per trovare la posizione ideale per l’esposizione della viola del pensiero è importante studiare l’illuminazione del proprio giardino o balcone durante le diverse ore del giorno. La viola del pensiero ama un’esposizione a mezz’ombra, anche se tollera l’ombra piena e quella soleggiata durante la stagione invernale. Resiste bene alle temperature rigide (addirittura -5°C) ed è anche in grado di tornare in forma dopo una nevicata.

    Qual è il terreno migliore per prendersene cura?
    La viola del pensiero è una pianta che richiede davvero poche attenzioni. Infatti, è necessario offrire un terreno ben drenato e, magari, ricco di humus. Inoltre, non è infastidita se viene sistemata in terreni incolti, con ghiaia e terra povera.

    Come e quando annaffiare la pianta?
    Le irrigazioni della viola del pensiero devono permettere di avere un terreno sempre umido, ma non eccessivamente bagnato. Durante le giornate più calde si può ricorrere a un’annaffiatura quotidiana, mentre in inverno è meglio ridurre l’irrigazione.

    La concimazione
    Per occuparsi correttamente della concimazione della viola del pensiero suggeriamo l’utilizzo di un concime per piante da fiore ed è preferibile effettuarla periodicamente in primavera e in autunno. Durante la crescita si può fornire alla viola tricolor del concime ad intervalli di 15 giorni.

    Il momento della fioritura
    Per ammirare i fiori di questa pianta perenne è necessario attendere il periodo autunno-inverno: infatti, la principale fioritura della viola del pensiero è proprio durante questo momento dell’anno. Successivamente, può offrire un’altra fioritura in primavera, arrivando a proporre fiori fino ai primi caldi più intensi. La pianta è in grado di raggiungere i 20 centimetri di altezza e i colori dei fiori sono differenti: infatti, si possono notare fiori che vanno dal viola al rosso, dal giallo all’arancione e dal viola al blu.

    Malattie e parassiti che colpiscono la viola del pensiero
    Questa pianta è soggetta ad alcuni problemi: per esempio, la cocciniglia, gli afidi e gli acari possono attaccarla provocando danni alle foglie e alle radici. Anche le lumache possono provocare danni alla viola del pensiero, compromettendo gravemente la sua esistenza. Naturalmente, è necessario considerare anche che troppa acqua danneggia l’apparato radicale della pianta. Rimanendo in tema di parassiti e malattie che riguardano la viola del pensiero, non possiamo fare a meno di menzionare anche la sensibilità delle foglie. È importante fare attenzione durante l’irrigazione e non bagnare le foglie, poiché si rischia di far sorgere malattie fungine. LEGGI TUTTO

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    Echeveria, come curare la pianta grassa dai fiori a campana

    L’echeveria appartiene alla famiglia delle crassulacee, il cui nome è un tributo all’illustratore botanico messicano Atanasio Echeverria y Godoy. La pianta è originaria del Centro America – Messico – ma si trova in natura anche negli stati occidentali dell’America, dove cresce in ambienti con notevoli escursioni termiche giorno-notte. L’echeveria si contraddistingue per la sua rosetta di foglie dalla forma ovale allungata, che possono essere verdi o di una tonalità grigia che si avvicina all’azzurro. La fioritura è caratterizzata dallo stelo allungato e dai fiori a campanula, di tonalità rosso-rosa e sfumature gialle sui bordi, e si estende tra primavera-estate.

    L’esposizione ideale dell’echeveria
    L’echeveria è una pianta che preferisce gli ambienti molto luminosi e ventilati, ma senza correnti d’aria. Le temperature minime non devono essere inferiori ai 7 gradi, mentre quelle ideali per la stagione vegetativa sono attorno ai 20 gradi. Possono tollerare anche l’esposizione al sole, ma non nelle ore più calde della giornata.

    Il terreno per una coltivazione ottimale dell’echeveria
    Il terreno ideale per coltivare l’echeveria è quello specifico per le cactacee, che possiamo rendere ancor più drenante aggiungendo della sabbia a granulometria grossa. Sul fondo del vaso, possiamo aggiungere dei cocci per migliorare ulteriormente il drenaggio dell’acqua. Scegliamo un vaso ampio, ma dalla profondità non eccessiva, poiché la pianta sviluppa orizzontalmente le radici. Per il rinvaso, attendiamo sempre la primavera: in questa occasione, verifichiamo sempre che le radici non presentino segni neri o grigi, ma siano sempre di un bel colore bianco. Se notiamo delle colorazioni scure, dobbiamo asportare le parti radicali danneggiate, applicare un antifungino ed attendere due settimane prima di innaffiare.

    Concimazione, potatura e innaffiatura
    Per l’innaffiatura dell’echeveria dobbiamo adottare alcuni accorgimenti che tengano conto delle sue particolarità. La pianta infatti sviluppa una rosetta di foglie molto compatta e, come tante altre succulente, non tollera che al suo interno possa ristagnare dell’acqua. Qualora l’echeveria avesse “ingombrato” tutto lo spazio disponibile nel vaso, dovremmo ricorrere all’immersione del vaso in un contenitore con l’acqua. Ricordiamoci di attendere sempre che il terreno sia completamente asciutto tra un’innaffiatura e l’altra e, soprattutto, che nel sottovaso non ci sia mai un ristagno di acqua. Nei mesi tra l’autunno e l’inverno l’annaffiatura dev’essere sporadica. La concimazione dell’echeveria è necessaria solo tra primavera ed estate, aggiungendo del fertilizzante liquido all’acqua di irrigazione, una volta al mese. Infine, l’echeveria non richiede alcuna potatura specifica, ma solo l’asportazione delle foglie secche o danneggiate.

    La fioritura e la pulizia delle foglie dell’echeveria
    Se prestiamo attenzione al fatto che l’echeveria sia esposta in un ambiente luminoso, riceva una quantità sufficiente di acqua e sia concimata in modo adeguato, la pianta ci regalerà delle belle fioriture a cavallo della primavera e l’estate. La superficie delle foglie di numerose specie di echeveria presenta naturalmente una sorta di polvere, che non dev’essere rimossa. Qualora le foglie si impolverassero, per la loro pulizia non dovremmo usare l’acqua, bensì un pennello con le setole morbide.

    Malattie e parassiti
    L’echeveria non è una pianta colpita in modo particolare dalle malattie o dai parassiti. Come tante altre piante succulente, risente piuttosto delle conseguenze degli errori colturali: vediamo quali sono i principali sintomi del malessere di questa pianta. Se l’echeveria presenta dei segni di marcescenza sul fusto, significa che abbiamo esagerato con l’acqua: in tanti casi, in questa situazione è molto difficile salvare la pianta. Possiamo comunque tentare di levarla dal vaso e lasciare che possa asciugare all’aria, eliminando le radici e i fusti compromessi, usando poi un fungicida e rinvasando la pianta, senza innaffiarla per almeno quindici giorni. Se la pianta ha un aspetto patito o perde le foglie, significa che è stata esposta a temperature esageratamente basse o alle correnti di aria. Se l’echeveria ha un aspetto sgonfiato e scolorito, significa che non l’abbiamo annaffiata abbastanza per un periodo troppo prolungato. Se il lato inferiore delle foglie avesse macchie marroni, invece, potrebbe trattarsi di cocciniglia. Per eliminarla, usiamo un batuffolo di ovatta imbevuto di alcool. LEGGI TUTTO

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    Alla Biblioteca degli Alberi di Milano il premio LivCom Award for SDGs

    Nel corso del 12° World Urban Forum/WUF12 è stato assegnato a BAM – Biblioteca degli Alberi Milano, progetto di Fondazione Riccardo Catella – il LivCom Award for SDGs, prestigioso riconoscimento internazionale promosso da LivCom Committee, l’organizzazione non profit supportata dall’ONU e da diverse agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali. Premio dedicato alle migliori pratiche […] LEGGI TUTTO

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    Lo studio T&E: “Meno scie e cambio di tragitto per il 3% dei voli per dimezzare le emissioni”

    Il problema è a tutti chiaro: la Cop29 di Baku lo sta evidenziando con parole (e numeri) chiari. Ma le soluzioni? Per contrastare il cambiamento climatico ci sono strategie che risulterebbero efficaci. Per esempio, secondo il nuovo report di Transport & Environment, principale organizzazione indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti, basterebbe soltanto modificare l’itinerario di una piccola parte dei voli, il 3%, per abbattere in modo esponenziale – più del 50% entro il 2040 – l’effetto climalterante delle cosiddette “contrail”, le scie di condensazione lasciate in cielo dagli aerei al loro passaggio. Scie che spesso si dissolvono in pochi minuti, ma in alcune condizioni possono persistere nell’atmosfera, diffondendosi e diventando cirri artificiali. Quel che più conta, determinando un effetto netto di riscaldamento.

    La modifica avrebbe dei costi economici? Sì, ma non particolarmente rilevanti: il carburante addizionale utilizzato per aggiornare gli itinerari, allungandoli in termini di miglia percorse per evitare così la formazione di scie, si tradurrebbe in un incremento del solo 0,5% dei consumi, su base annua, dell’intera aviazione civile globale. Il che significa, in soldoni, che con un incremento di carburante del 5% circa si ridurrebbe dell’80% l’effetto climalterante delle scie. LEGGI TUTTO

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    Danni irreversibili alla criosfera, lo scioglimento dei ghiacciai non è più sostenibile

    Molte aree del Pianeta potrebbero a breve sperimentare un innalzamento del livello del mare o una perdita di risorse idriche incompatibile con le nostre capacità di adattamento. Perché la criosfera, l’insieme dei ghiacci della Terra, il 90% dei quali concentrati nella regione antartica, sta registrando danni irreversibili. La denuncia arriva dal nuovo Rapporto sullo Stato della Criosfera 2024, pubblicato dall’International Cryosphere Climate Initiative (ICCI) e presentato alla Cop29 di Baku. Gli autori, oltre 50 tra i massimi esperti globali del tema, evidenziano come la perdita di ghiaccio marino, sempre più consistente, sia diretta conseguenza del superamento del limite di 1,5°C dell’accordo di Parigi.

    Le ricadute sono sotto gli occhi degli scienziati: la perdita di ghiaccio ha raggiunto livelli record in alcune regioni, in particolare nelle Alpi europee. La calotta glaciale della Groenlandia sta perdendo addirittura 30 milioni di tonnellate di ghiaccio ogni ora, “un fenomeno cui non avrei mai immaginato di assistere nella mia vita”, sottolinea Rob DeConto, scienziato dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Ancora: il Venezuela ha perso il suo ultimo ghiacciaio e l’Eternity Glacier dell’Indonesia, l’ultimo ghiacciaio tropicale dell’Asia, si avvia verso la scomparsa, pronosticata addirittura entro i prossimi due anni. Il manto nevoso ha raggiunto i minimi storici nell’Hindu Kush Himalaya, con un impatto sulla disponibilità di acqua a valle per miliardi di persone.

    Crisi climatica

    La fusione dello strato di ghiaccio sull’Artico potrebbe influenzare le correnti oceaniche

    di Sara Carmignani

    01 Novembre 2024

    Con lo scioglimento progressivo del permafrost, inoltre, le regioni artiche emettono più carbonio di quanto ne assorbano ed entrambi gli oceani polari mostrano segni crescenti di acidificazione, con potenziali danni a lungo termine per la pesca regionale, come quella del merluzzo e del salmone, e in generale sulla loro biodiversità. Danni, denuncia il report, che sembrano essere “irreversibili per i prossimi secoli, o addirittura per migliaia di anni”. LEGGI TUTTO

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    Bonus colonnine elettriche: domande entro il 22 novembre

    Chi ha deciso di acquistare una colonnina per la ricarica in casa della propria auto o della bici elettrica ha ancora quale giorno di tempo per usufruire del bonus dell’80% previsto per le spese del 2024. Lo sportello on line sarà infatti aperto fino al 22 novembre prossimo. Presentando la domanda sarà possibile avere il […] LEGGI TUTTO