14 Ottobre 2024

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    Costruire posate dai metalli della centrale nucleare dismessa

    Mentre in Italia si discute di ritorno del nucleare, anche se il nostro Paese aspetta da oltre trent’anni un deposito nazionale per le scorie radioattive che probabilmente non sarà attivo prima del 2039, nella Francia regina dell’atomico d’Europa pensano già ad alternative per le centrali che sono state chiuse. Una, per esempio, è quella di convertire la centrale nucleare di Fessenheim chiusa nel 2020 in un centro capace di riciclare i metalli a bassa radioattività per trasformarli in…posate. Per ora siamo solo nella fase ipotetica e progettuale, perché è dal dibattito pubblico che durerà 4 mesi e incentrato sulla riconversione della centrale che dovranno uscire certezze.

    L’impianto nucleare era stato chiuso nel giugno 2020 ed è attualmente ancora in fase di smantellamento. Dopo la chiusura si è iniziato a ragionare sul futuro di questa grande struttura: la proposta odierna, sostenuta dalla direzione della centrale, è realizzare entro il 2031 un Technocentre, vicino alla struttura, dove recuperare tutta una serie di metalli e altri elementi con basso indice di radioattività per trasformarli in forchette, cucchiai e coltelli, ma anche pentole o maniglie per le porte. Da ottobre e fino a febbraio la comunità francese di Fessenheim discuterà proprio di questo. “Ascolteremo tutti i punti di vista e le preoccupazioni su tutto l’impatto che c’è sull’ambiente, sulla biodiversità, sull’acqua. Ascolteremo anche i diretti interessati, come i residenti locali, che chiedono risposte in termini di posti di lavoro e poi decideremo insieme” ha detto Jean-Louis Laure, presidente del dibattito pubblico. Nel luglio 2025 la EDF, azienda elettrica francese, deciderà se portare avanti o meno il progetto e poi saranno necessarie le varie autorizzazioni per le “posate radioattive”.

    IL CASO

    Nucleare, Microsoft sigla un accordo per far ripartire la centrale “dormiente” Three Mile Island

    di  Luca Fraioli

    04 Ottobre 2024

    “L’apertura è prevista per il 2031, si tratta di un investimento di 450 milioni di euro e 200 posti di lavoro in gioco. Si estenderà su 15 ettari, in edifici annessi alla centrale in fase di smantellamento” ha precisato Laurent Jarry, ex direttore della centrale. Ovviamente, solo i metalli “a bassissimo livello radioattivo” saranno trasformati in oggetti di ghisa o acciaio da poter riutilizzare, precisano dalla società, mentre i materiali non idonei saranno inviati agli impianti di trattamento dei rifiuti nucleari. “Ciò consentirebbe di trattare 500.000 tonnellate di metalli a bassa radioattività nell’arco di quarant’anni” ha aggiunto Laurent Jarry. Come per l’Italia, dove nessun territorio si è realmente proposto per ospitare ad esempio il Deposito nazionale per le scorie radioattive di quelle centrali chiuse dagli anni Novanta, anche in Francia c’è incertezza se puntare realmente su strutture che dovranno trattare comunque materiale nucleare. Per la Francia impianti di questo tipo – quelli di recupero – sono una novità, ma esistono già in Svezia, Germania o Stati Uniti dove vengono utilizzate tecniche per “ripulire” i metalli, metterli in sicurezza e poi fonderli per ottenere la base con cui realizzare oggetti.

    Proprio perché non tutti sono favorevoli alla seconda vita dei prodotti radioattivi, il dibattito pubblico francese sarà determinante nello stabilire se il progetto potrà andare o meno avanti. Inoltre, serviranno anche modifiche al codice sanitario pubblico francese per poter dare il via all’operatività del nuovo impianto. Attualmente, mentre parte della comunità è favorevole all’idea di un’opera che porterà sia al riciclo del materiale sia a nuovi posti di lavoro, un’altra parte ricorda che anche nel prodotto riciclato, come hanno dimostrato studi della Commissione francese per la ricerca e l’informazione indipendente sulla radioattività (Criirad), può rimanere sempre una piccola (e variabile a seconda dei metalli) quantità di radioattività. Anche basandosi su studi dedicati al tema, fino al 2022 la legge in Francia proibiva il recupero di rifiuti a bassa radioattività, un decreto che però è stato recentemente rivisto rendendo possibile il recupero in determinate condizioni. Ora, dopo il dibattito, in Francia decideranno o meno se avallare davvero l’idea delle “posate radioattive”. LEGGI TUTTO

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    Carta Docente 2024, bonus da 500 euro: come e dove si può spendere

    Da oggi, 14 ottobre, gli insegnanti di ruolo possono richiedere la Carta docente relativa a questo anno scolastico. Grazie a questo strumento potranno acquistare libri, riviste, ingressi nei musei, biglietti per eventi culturali, teatro e cinema o iscriversi a corsi di laurea e master universitari oppure per attività di aggiornamento, svolti da enti qualificati o […] LEGGI TUTTO

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    La startup dell’agrivoltaico che fa crescere microalghe e piante medicinali sotto i pannelli solari

    “Solward è nata per rispondere a un bisogno del mercato, quello dei campi fotovoltaici di piccole e medie dimensioni, spesso trascurati dai grandi player. Sin dal primo giorno, il nostro obiettivo è stato quello di colmare questa lacuna con un focus particolare su impianti che producono energia direttamente consumata nelle vicinanze, riducendo la dipendenza della rete elettrica”. A parlare per Green&Blue è Paolo Castioni giovane imprenditore seriale con una profonda conoscenza nel campo delle energie rinnovabili e, fondatore di Solward, startup bresciana nata nel 2023 per colmare il vuoto nel mercato dei campi fotovoltaici di piccole e medie taglie.

    Nel 2023 l’Italia ha raggiunto un importante traguardo nella sua transizione verso le energie rinnovabili, infatti, secondo i dati di Terna, il 43,8% della produzione netta di elettricità del nostro Paese è stata ottenuta da fonti green, come idroelettrico, eolico, solare, biomasse e geotermico indicando un impegno crescente verso un futuro energetico più sostenibile. Questa trasformazione trova conferma anche nell’opinione pubblica, come dimostra un sondaggio Ipsos, secondo cui il 79% degli italiani considera l’energia rinnovabile un elemento essenziale per il nostro domani e per la tutela dell’ambiente. Anche l’analisi di Legambiente rafforza questa tendenza, rivelando che il 61% degli intervistati ritiene urgente accelerare la transizione energetica per contrastare l’aumento dei costi dell’energia e proteggere l’ambiente.

    In questo scenario, il mercato italiano è tuttavia dominato da grandi operatori focalizzati su impianti di grande taglia, per questo motivo Solward ha scelto di operare in un settore meno esplorato, concentrandosi su impianti da 1 a 15 megawatt. Tale strategia consente all’azienda di soddisfare le esigenze di una nuova tipologia di clienti, come le imprese interessate all’autoconsumo che desiderano realizzare il proprio impianto, ma spesso non trovano soluzioni adeguate nelle offerte degli operatori. In questo modo, l’azienda diversifica la propria offerta, rendendo le tecnologie rinnovabili accessibili a una gamma più ampia di fruitori. “Solward in poco tempo si è distinta offrendo soluzioni complete e innovative in una fascia di mercato dove mancava attenzione, affermandosi rapidamente come un punto di riferimento per chi cerca qualità e innovazione nel fotovoltaico”, continua Paolo Castioni.

    Innovazione

    Encubator, le startup pronte ad accelerare la transizione ecologica

    di  Gabriella Rocco

    09 Ottobre 2024

    Fotovoltaico e agrivoltaico per piccole e medie taglie
    Il mercato delle energie rinnovabili in Italia sta attraversando un periodo di grandi sfide e cambiamenti, con l’ambizioso obiettivo, come ricorda anche una nota del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza Energetica, di incrementare notevolmente la quota di energia rinnovabile entro il 2030. Questo scenario non solo apre nuove opportunità di lavoro e sviluppo per le imprese italiane, ma le espone anche a una crescente concorrenza internazionale.

    In tale panorama competitivo e di cambiamenti continui, la startup bresciana ha investito in soluzioni innovative tra cui l’uso di materiali di qualità come l’acciaio carbon neutral per la realizzazione di tracker standard e l’agrivoltaico con altezze maggiori. Sebbene il Tracker One, prodotto di punta dell’azienda, abbia ottenuto ottimi risultati di vendita, Solward, grazie alle numerose richieste ricevute, prevede un ulteriore incremento con il lancio del nuovo tracker agrivoltaico. Solward intende distinguersi dalla concorrenza, puntando sulla flessibilità e la capacità di adattarsi velocemente, caratteristiche rese possibili grazie alla giovane età della startup e della squadra, costituita principalmente da figure under trenta.

    L’innovazione nell’agrovoltaico
    La startup bresciana, nel prossimo anno, punta a raggiungere un volume di forniture oltre i 200 MW, grazie a nuovi accordi commerciali intrapresi, con un importante impegno verso l’espansione e l’innovazione nel settore agrivoltaico, concentrandosi su strutture progettate per ottimizzare l’utilizzo dei terreni, consentendo così la produzione simultanea di energia e prodotti agricoli.

    Il concetto di agrivoltaico, che combina la produzione di energia solare con l’uso agricolo del suolo, è più di una semplice innovazione tecnologica: è una risposta concreta alle esigenze di sostenibilità e ottimizzazione delle risorse. I benefici sono ampi, dal miglioramento della resa agricola alla riduzione dell’impatto ambientale, e rappresentano una nuova frontiera per l’efficienza e la produttività.Non solo, Solward sta investendo attivamente in ricerca e sviluppo, concentrandosi su diversi prototipi plug-and-play da integrare nelle strutture fotovoltaiche esistenti.

    Tra i progetti più promettenti spiccano sistemi avanzati per la raccolta e trasformazione della condensa, realizzati per ottimizzare la gestione delle risorse idriche in contesti agricoli.

    Parallelamente, sta sperimentando tecnologie innovative per la coltivazione di microalghe ad alto valore proteico e di piante medicinali sotto i pannelli solari, creando così un’armoniosa sinergia tra energia rinnovabile e agricoltura avanzata.“La nostra missione è dimostrare che innovazione e sostenibilità possono andare di pari passo, creando un futuro in cui la produzione di energia e l’agricoltura non solo convivono, ma si potenziano a vicenda”, conclude Castioni.

    La startup ha già registrato un’importante crescita raggiungendo 2,2 milioni di fatturato nel primo anno di vita. LEGGI TUTTO